Dall’Europa al Sud-est asiatico: Ansaldo raddoppia la posta nell’energia globale

RedazioneRedazione
| 02/10/2025
Dall’Europa al Sud-est asiatico: Ansaldo raddoppia la posta nell’energia globale

Il gruppo italiano, controllato da Cassa Depositi e Prestiti, punta su acquisizioni in Vietnam e Malesia per accelerare la crescita dopo la crisi pandemica.

Nel cuore dell’Energy Summit di Milano, l’amministratore delegato di Ansaldo Energia, Fabrizio Fabbri, ha lanciato un messaggio chiaro: il tempo della sopravvivenza è finito, ora è quello della crescita. Dopo anni difficili segnati dal crollo degli ordini durante la pandemia, l’azienda controllata da Cassa Depositi e Prestiti (CDP) si prepara a cambiare pelle. L’obiettivo è ambizioso: raddoppiare il fatturato nei prossimi anni, passando da attore europeo a protagonista globale grazie a un’espansione mirata in Vietnam e Malesia, mercati al centro della nuova geografia energetica mondiale.

Dal declino alla ripartenza: la resilienza di Ansaldo

La parabola recente di Ansaldo è la storia di un’azienda che ha attraversato la tempesta senza spezzarsi. La pandemia aveva ridotto drasticamente gli ordini, mettendo in discussione la sostenibilità del modello industriale. Ma, con il sostegno della CDP e un rinnovato impegno nella diversificazione dei mercati, Ansaldo ha saputo ritrovare una traiettoria di crescita.

Questa ripartenza non è solo numerica: è culturale. In un settore in cui l’innovazione tecnologica e la competizione globale sono implacabili, restare fermi equivale a retrocedere. Per questo, la dirigenza non parla di consolidamento, ma di cambio di scala, di un salto dimensionale necessario per restare rilevanti.

L’Asia come terreno di conquista

Il focus sui mercati del Sud-est asiatico non è un esercizio di diversificazione, ma una scelta strategica. Vietnam e Malesia sono economie in forte espansione, caratterizzate da una crescita della domanda energetica tra le più alte al mondo. Urbanizzazione, industrializzazione e politiche di attrazione degli investimenti esteri stanno creando un fabbisogno crescente di infrastrutture elettriche.

Ansaldo, già presente in mercati complessi come gli Emirati Arabi Uniti e la Cina, intravede nell’Asia sudorientale l’occasione per consolidarsi come player internazionale. Ma entrare in questi Paesi significa anche competere con giganti globali — dai colossi cinesi dell’energia agli operatori americani ed europei — in un contesto dove tecnologia e diplomazia vanno di pari passo.

Termoelettrico: il cuore della crescita (e il paradosso della transizione)

Al centro della strategia resta il comparto termoelettrico: turbine a gas, turbine a vapore e generatori. Un settore spesso percepito come “tradizionale” rispetto all’avanzata delle rinnovabili, ma ancora cruciale per garantire stabilità ai sistemi energetici.

La sfida è duplice: da un lato rispondere a una domanda crescente di affidabilità, dall’altro integrare le istanze della transizione energetica. Ansaldo prova a giocare questa partita con tecnologie capaci di ibridare il termoelettrico con soluzioni più sostenibili.

L’idrogeno come laboratorio del futuro

Un esempio concreto arriva dall’Italia: Ansaldo ha completato l’aggiornamento di una centrale elettrica di proprietà del gruppo svizzero Alpiq, installando turbine che permettono di sostituire fino al 25% del gas naturale con idrogeno. Non è ancora la rivoluzione promessa dall’idrogeno verde, ma rappresenta un passo tangibile verso la decarbonizzazione.

Questa capacità di ibridare presente e futuro potrebbe diventare la cifra distintiva di Ansaldo: fornire soluzioni che non abbandonano l’affidabilità della generazione convenzionale, ma la proiettano gradualmente verso un modello più pulito e flessibile.

Le acquisizioni come leva di trasformazione

Fabbri lo ha detto chiaramente: “Abbiamo bisogno di crescere e questo significa acquisizioni”. L’azienda non ha fretta, ma sta già valutando diverse opportunità. Non si tratta di operazioni di mera espansione quantitativa: l’obiettivo è assorbire tecnologie, capacità produttive e accesso a mercati chiave.

In un’epoca in cui la dimensione conta quanto la qualità, acquisire diventa l’unica via per cambiare scala senza tempi incompatibili con la velocità del settore. La vera sfida sarà mantenere coerenza strategica ed evitare dispersione, un rischio frequente quando la crescita avviene a colpi di acquisizioni.

Energia e geopolitica: il peso del fattore Stato

Non va dimenticato che Ansaldo non è un attore indipendente. Essendo controllata da CDP, il suo percorso si intreccia inevitabilmente con le strategie geopolitiche italiane ed europee. L’ingresso in Vietnam e Malesia, Paesi corteggiati sia da Pechino sia da Washington, sarà anche un banco di prova diplomatico: riuscire a giocare un ruolo credibile senza rimanere schiacciati nella competizione tra le grandi potenze.

L’energia, oggi più che mai, non è solo industria: è leva politica e strumento di influenza internazionale. Ansaldo dovrà dimostrare di saper navigare non solo i mercati, ma anche i delicati equilibri geopolitici del Sud-est asiatico.

Un obiettivo ambizioso: raddoppiare i ricavi

L’asticella posta dal management — raddoppiare il fatturato in pochi anni — è alta e rischiosa. Per raggiungerla, non basterà la crescita organica: serviranno acquisizioni ben calibrate, partnership solide e un posizionamento distintivo nel settore.

La domanda che si pongono analisti e osservatori è se Ansaldo saprà gestire questa fase senza smarrire la propria identità industriale. Perché crescere troppo in fretta, o su terreni non familiari, può trasformare un’opportunità in un boomerang.

Tra tradizione e futuro dell’energia

La traiettoria di Ansaldo Energia è lo specchio delle sfide che affrontano oggi le industrie europee. Difendere un’eredità ingegneristica costruita in oltre un secolo di storia non basta più: servono coraggio, capitale e capacità di espansione in contesti globali sempre più complessi.

Se riuscirà a consolidarsi nei mercati emergenti del Sud-est asiatico e a spingere sull’innovazione tecnologica, Ansaldo potrebbe diventare un campione internazionale della transizione energetica, con radici italiane e un raggio d’azione globale.

Il futuro, però, non è garantito. È un equilibrio delicato tra crescita e identità, tra tradizione e cambiamento, tra mercato e geopolitica. Per Ansaldo, la sfida è chiara: uscire dal recinto europeo e giocare una partita mondiale. Per l’Italia, rappresenta un banco di prova: dimostrare che la sua industria non è solo memoria storica, ma capace di incidere sul nuovo ordine energetico globale.

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