COP30: Il Brasile guida la diplomazia climatica globale e sfida Cina ed Europa su nuovi target di riduzione delle emissioni

RedazioneRedazione
| 24/04/2025
COP30: Il Brasile guida la diplomazia climatica globale e sfida Cina ed Europa su nuovi target di riduzione delle emissioni

Obiettivo: impegni più ambiziosi per le NDC 2035 e limiti concreti per mantenere il riscaldamento globale ben sotto i 2°C. Lula e Guterres mobilitano i grandi player e gli Stati vulnerabili. Xi Jinping apre a una svolta sulle emissioni.

A pochi mesi dalla COP30, il Brasile accelera la sua azione diplomatica in ambito climatico, assumendo il ruolo di facilitatore globale nel percorso verso nuovi e più stringenti impegni per la riduzione delle emissioni di gas serra. L’obiettivo, secondo fonti diplomatiche citate da Reuters, è ambizioso: convincere Europa, Cina e tutte le principali economie emergenti a presentare e sottoscrivere target nazionali di riduzione delle emissioni (NDC) sufficienti a mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C.

Vertice ad alto livello: la strategia del Brasile per la COP30

La strategia brasiliana è stata ufficialmente presentata in un incontro virtuale presieduto dal presidente Luiz Inácio Lula da Silva e dal Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. All’incontro, tenutosi a porte chiuse, hanno partecipato i leader di 17 tra grandi economie e piccoli Stati insulari particolarmente vulnerabili ai cambiamenti climatici.

Il timing è cruciale: la maggior parte dei Paesi non ha rispettato la scadenza di febbraio per presentare le nuove NDC valide al 2035. Il Brasile, in collaborazione con l’ONU, sta lavorando per ottenere l’impegno dei grandi player internazionali a presentare i propri piani entro settembre, sollecitando in particolare la Cina e l’Unione Europea, che ancora non hanno formalizzato i nuovi obiettivi.

Le pressioni su Cina, UE e le grandi economie

“Lo scopo della riunione era proprio quello di sollecitare questi Paesi a presentare le NDC, perché la maggior parte è in ritardo,” ha dichiarato il ministro degli Esteri brasiliano Mauro Vieira. La pressione diplomatica si concentra soprattutto su Cina e UE, chiamate ad alzare il livello di ambizione per orientare il resto del mondo su traiettorie compatibili con gli accordi di Parigi.

All’incontro hanno partecipato, tra gli altri, il presidente cinese Xi Jinping, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, il presidente francese Emmanuel Macron e i leader degli Stati insulari più esposti ai rischi climatici.

La svolta cinese: Xi Jinping promette impegni più ampi

Un segnale importante è arrivato proprio da Pechino. Secondo quanto riferito da Antonio Guterres, la Cina ha assicurato che “non rallenterà” sul fronte climatico e, per la prima volta, Xi Jinping ha dichiarato che le prossime NDC cinesi copriranno tutti i settori economici e tutti i gas serra. Xinhua ha poi confermato che la Cina presenterà formalmente i nuovi target prima della COP30 di novembre.

“Enough broken promises”: dalla diplomazia agli impegni vincolanti

Il Brasile – rappresentato anche dall’ambasciatore e presidente della COP30 André Corrêa do Lago – sta intensificando il dialogo diretto con le principali capitali, tra cui Pechino, per trasformare la retorica degli impegni climatici in azioni concrete e verificabili.

Il messaggio lanciato da Brasilia è chiaro: la comunità internazionale non può permettersi “altre promesse infrante”. Serve una svolta credibile, sia in termini di trasparenza sugli obiettivi sia di coerenza tra politiche industriali, finanziarie e ambientali.

Prospettive e impatti economico-finanziari

La credibilità della COP30 dipenderà dalla capacità dei grandi Paesi di convergere su target ambiziosi e, soprattutto, di implementare strumenti concreti per accelerare la transizione energetica. Sullo sfondo, restano centrali i temi della finanza climatica, della cooperazione tecnologica e del supporto ai Paesi più vulnerabili.

La diplomazia verde brasiliana segna un passaggio cruciale per il 2025: il successo della COP30 non sarà solo una questione di accordi, ma di leadership geopolitica, visione industriale e governance multilaterale per un futuro realmente sostenibile.

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