Clima UE 2040: verso un accordo a settembre sul taglio del 90 % delle emissioni, ma Polonia, Ungheria e Cechia frenano sui tempi

RedazioneRedazione
| 13/07/2025
Clima UE 2040: verso un accordo a settembre sul taglio del 90 % delle emissioni, ma Polonia, Ungheria e Cechia frenano sui tempi

La presidenza danese del Consiglio spinge per chiudere entro l’autunno la trattativa sul nuovo target europeo di riduzione dei gas serra, necessario per inviare all’ONU il contributo 2035. Sul tavolo: flessibilità con crediti di carbonio, costi per l’industria e tensioni politiche tra transizione verde e spesa militare.

Il Consiglio UE, riunito ad Aalborg sotto la neo-presidenza danese, ha registrato un consenso di massima tra la maggioranza dei 27 Paesi membri per siglare già a settembre un accordo sul nuovo obiettivo climatico al 2040: –90 % di emissioni rispetto al 1990, come proposto dalla Commissione il 2 luglio.

Le posizioni in campo

Gruppo di PaesiPosizione sul calendarioPrincipali richieste
Nordici + Benelux + GermaniaFavorevoli alla chiusura a settembreTarget al 90 % con uso molto limitato di carbon credits
Polonia, Ungheria, CechiaContrari alla “corsia rapida”Maggiore analisi d’impatto; tutela competitività energia-intensiva
Italia, Francia, RomaniaApertura, ma con modifichePiù flessibilità settoriale e crediti internazionali più ampi
Danimarca (presidenza)Mediazione“Finestra stretta” per chiudere negoziato prima del dossier ONU

Il viceministro polacco Krzysztof Bolesta ha definito “irragionevole” prendere una decisione che “riguarda l’intera economia” in pochi mesi. Portavoce di Budapest e Praga hanno confermato la stessa linea di prudenza sulle tempistiche.

Nodi tecnici: flessibilità e carbon credits

Per convincere i governi scettici, Bruxelles ha inserito nel pacchetto due clausole:

  1. Crediti di carbonio internazionali: ogni Stato potrà compensare una piccola quota delle proprie emissioni acquistando progetti certificati all’estero (riforestazione, rinnovabili)
  2. Target domestic differenziato: possibilità di fissare soglie leggermente inferiori per i settori industriali hard-to-abate, previa proposta nazionale.

Restano aperti i dubbi operativi – menzionati dagli stessi Paesi a Aalborg – su criteri di qualità dei crediti e sul rischio di spiazzamento competitivo per siderurgia, chimica e fertilizzanti.

Geoeconomia e politica industriale

  • Costo stimato: secondo il Parlamento europeo, raggiungere il –90 % richiederà investimenti pubblici-privati aggiuntivi pari allo 0,7 % del PIL annuo dell’UE nel prossimo decennio
  • Difesa vs. clima: l’aumento della spesa militare post-Ucraina pesa sui bilanci nazionali; alcuni governi chiedono di contabilizzare tali oneri nel calcolo delle traiettorie di finanza pubblica
  • Industria: la Commissione propone un mix di sussidi verdi, CBAM e allentamento temporaneo degli ETS free allowances per mitigare il rischio di rilocalizzazione.

Prossime scadenze

DataEventoRilevanza
15 settembre 2025Invio NDC 2035 all’UNFCCCIl target 2035 dovrà derivare dall’accordo 2040
24-25 settembre 2025Consiglio Ambiente straordinarioVoto finale atteso sul –90 %
Novembre 2025 (COP 30, Belém)Presentazione ufficiale UECartina tornasole della credibilità climatica europea

Analisi finale

Il negoziato sul target 2040 è crocevia di tre transizioni: verde, digitale (CBAM + dati ESG) e strategico-difensiva. Accelerare entro settembre significa:

  • dare certezza a industrie e investitori
  • consolidare la leadership climalterante dell’UE in vista della COP 30
  • evitare un vuoto normativo che rallenterebbe l’attuazione del Fit for 55.

Ma il compromesso dovrà bilanciare ambizione e flessibilità, con particolare attenzione alle economie dell’Est che temono un impatto sproporzionato sui loro mix energetici e tessuti industriali. L’esito del braccio di ferro definirà la traiettoria economica europea per il prossimo quindicennio, tra decarbonizzazione, competitività globale e stabilità sociale.

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