La Cina minaccia la corsa americana alla robotica umanoide: allarme tra startup e colossi tech

RedazioneRedazione
| 16/04/2025
La Cina minaccia la corsa americana alla robotica umanoide: allarme tra startup e colossi tech

Dopo anni di investimenti e slancio tecnologico, il nuovo pacchetto tariffario imposto dall’amministrazione Trump rischia di frenare la competitività dell’industria robotica statunitense. Il nodo: componenti critici prodotti quasi esclusivamente in Cina.

La sfida tra Stati Uniti e Cina per la leadership nella robotica avanzata entra in una fase critica. Nonostante la recente esibizione di robot umanoidi da parte di aziende tech americane davanti al Congresso, l’imposizione di nuove tariffe sulle importazioni cinesi potrebbe minare le ambizioni degli Stati Uniti nel guidare questa nuova frontiera industriale. A preoccupare le aziende è soprattutto l’aumento dei costi e l’incertezza sull’approvvigionamento di componenti fondamentali, spesso prodotti quasi esclusivamente in Cina.

“I robot umanoidi sono sistemi incredibilmente complessi. Le tariffe rischiano di rallentare drammaticamente il nostro slancio,” ha dichiarato Jeff Cardenas, CEO di Apptronik, una delle startup più attive nel settore.

L’impatto diretto sui produttori: componenti critici sotto dazio

Secondo un’analisi di Bank of America, oltre il 50% del costo dei materiali di un robot umanoide è costituito da attuatori, spesso contenenti motori torque, viti a rulli planetari e cuscinetti di precisione. La maggior parte di questi elementi proviene dalla Cina, così come 4 dei 5 principali fornitori mondiali di sistemi di visione robotica.

Con l’introduzione di un’imposta del 145% su queste importazioni, il modello di business delle imprese statunitensi viene messo in discussione. Aziende come Apptronik, Figure AI, Dexterity e Rapid Robotics, che hanno recentemente ricevuto finanziamenti per espandersi nel segmento dei robot umanoidi, si trovano ora a ridefinire le proprie supply chain in tempi strettissimi.

“Alcune aziende stanno tentando di riportare la produzione in USA, ma qui non esistono fornitori per certi componenti. E quelli che ci sono costano il triplo,” ha avvertito Jeff Burnstein, presidente della Association for Advancing Automation.

Il paradosso strategico: frenare la Cina ma danneggiare l’innovazione USA

Il contrasto con la Cina si basa anche su considerazioni di sicurezza nazionale e competitività tecnologica. Il governo cinese ha già incluso la robotica tra i pilastri del piano “Made in China 2025”, favorendo un’industria interna iper-competitiva e fortemente sostenuta da politiche pubbliche. Startup cinesi sono ora in grado di produrre umanoidi capaci di correre mezze maratone o replicare movimenti marziali con una precisione che pochi avversari possono eguagliare.

Al contrario, gli Stati Uniti rischiano ora di danneggiare il proprio vantaggio emergente, frutto di anni di progressi nell’intelligenza artificiale, abbattimento dei costi dei materiali e nuovo entusiasmo da parte degli investitori.

“L’arrivo delle tariffe ha messo una seria ipoteca sul futuro della robotica americana,” ha dichiarato Kim Losey, CEO di Rapid Robotics, startup sostenuta da New Enterprise Associates.

Il nodo delle alternative: Europa, Taiwan e Canada non bastano

Le aziende stanno ora esplorando opzioni alternative alla supply chain cinese. Canada, Taiwan, Germania e Giappone sono tra i Paesi valutati, ma i problemi restano:

  • Costo superiore dei componenti
  • Tempi di consegna incompatibili con i ritmi delle startup
  • Bassa capacità produttiva locale per certi moduli chiave

“Alcuni fornitori europei ci parlano di 36 settimane per una consegna. Ma noi abbiamo bisogno di 36 giorni,” ha detto Losey. “Il rischio reale è che senza la Cina, la robotica umanoide americana non regga il passo.”

Contraddizioni politiche e incertezza regolatoria

Il contesto politico è fluido: il presidente Trump ha recentemente annunciato una sospensione temporanea per alcune categorie di elettronica, salvo poi sminuirne la portata. Le imprese, però, faticano a pianificare nel medio termine senza chiarezza sulla durata e l’ambito delle esenzioni.

Nel frattempo, le fluttuazioni tariffarie, unite al rischio di escalation commerciale, stanno scoraggiando investimenti, limitando la capacità delle startup di scalare rapidamente e restare competitive a livello globale.

Il sogno americano della robotica umanoide su larga scala rischia di essere sacrificato sull’altare della geopolitica. La strategia tariffaria USA mira a contenere la Cina, ma rischia di colpire proprio quei settori in cui gli Stati Uniti stavano recuperando terreno grazie a innovazione privata, venture capital e AI. Senza un’azione coordinata tra governo e industria per garantire accesso stabile a componenti critici, la leadership americana nella robotica potrebbe rimanere solo una promessa.

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