Washington propone una nuova normativa bipartisan per limitare l’elusione dei controlli sulle esportazioni di semiconduttori avanzati: focus su sicurezza tecnologica, tutela degli asset strategici e competizione con la Cina.
Un gruppo bipartisan di otto parlamentari statunitensi ha presentato alla Camera dei Rappresentanti il Chip Security Act, un disegno di legge che impone ai produttori di chip per l’intelligenza artificiale – tra cui giganti come Nvidia – l’obbligo di incorporare tecnologie di verifica della geolocalizzazione nei loro prodotti destinati all’esportazione.
L’obiettivo dichiarato è contrastare la crescente elusione dei controlli sulle esportazioni di semiconduttori ad alte prestazioni, sottoposti a restrizioni per motivi di sicurezza nazionale, ma che secondo numerose inchieste giornalistiche – tra cui quelle condotte da Reuters – continuerebbero a raggiungere mercati soggetti a embargo, in particolare la Cina.
Geopolitica dei semiconduttori: sicurezza e competizione tecnologica
La nuova proposta di legge si inserisce in un contesto di crescente rivalità strategica tra Stati Uniti e Cina nel settore dell’hardware per l’intelligenza artificiale, considerato una delle infrastrutture critiche del XXI secolo. L’AI, sempre più applicata in ambiti civili, industriali e militari, necessita di chip ad alta capacità computazionale, come le GPU e ASIC di nuova generazione, la cui produzione resta per lo più concentrata tra pochi attori globali con sede negli USA o nei Paesi alleati.
Il Rep. Bill Huizenga (Repubblicano, Michigan), primo firmatario della proposta, ha dichiarato:
“Per mantenere il nostro vantaggio tecnologico, dobbiamo assicurarci che i controlli all’export non vengano aggirati, evitando che chip AI avanzati finiscano nelle mani sbagliate.”
La proposta è co-sponsorizzata da Bill Foster (Democratico, Illinois), fisico di formazione e progettista di microchip, che ha sottolineato la fattibilità tecnica di implementare sistemi di tracciabilità per limitare i rischi di proliferazione tecnologica non autorizzata.
Struttura della legge: obblighi per i produttori e verifiche sull’export
Il Chip Security Act prevede l’integrazione di sistemi di geoverifica nei chip AI destinati all’estero, in grado di fornire riscontri sulla loro posizione prima, durante e dopo la fase di esportazione. Ciò rappresenta un’evoluzione della strategia americana sui controlli all’export, che fino ad ora si è basata su regimi normativi ex ante, ora rafforzati da meccanismi tecnologici ex post e in tempo reale.
Tra i co-firmatari figurano anche membri di spicco del Congresso, tra cui il Chairman del Select Committee on China, John Moolenaar (R-MI), il Ranking Member Raja Krishnamoorthi (D-IL), e il Chair della House Intelligence Committee Rick Crawford (R-AR). L’ampio sostegno bipartisan indica una crescente convergenza tra sicurezza nazionale, competitività industriale e policy tecnologica.
Normative a confronto e contesto internazionale
La proposta della Camera arriva in un momento di incertezza normativa: l’amministrazione Trump ha recentemente revocato una regolamentazione approvata sotto la presidenza Biden riguardante l’export globale di chip AI, senza annunciarne al momento una sostituzione. Parallelamente, Trump ha firmato nuovi accordi per la fornitura di chip AI in Medio Oriente, suscitando perplessità tra analisti e membri del Congresso.
Questo scenario frammentato mette in luce le difficoltà di armonizzare la politica industriale americana con le esigenze di sicurezza nazionale e gli interessi economici globali, in un’epoca di riallineamento delle catene di approvvigionamento e crescente pressione sulla sovranità tecnologica.
Tecnologia, innovazione e diritto dell’export
Dal punto di vista tecnico-legale, l’obbligo di geolocalizzazione dei chip apre nuovi orizzonti nel diritto dell’innovazione e nella regolamentazione dei beni dual use (civili e militari). Le aziende coinvolte dovranno investire in architetture integrate di sicurezza e compliance, mentre gli organi di controllo dovranno definire standard di audit e procedure sanzionatorie efficaci.
Per i produttori statunitensi, questa evoluzione implica oneri tecnici, rischi reputazionali e possibili impatti sui mercati internazionali, ma anche una potenziale leva per distinguersi come fornitori affidabili in mercati regolamentati. Si aprono anche spazi per nuove tecnologie di “secure chip design”, suscettibili di diventare standard di riferimento anche in ambito europeo.
Una nuova era per la governance tecnologica globale
Il Chip Security Act rappresenta un passo significativo nella definizione di una governance globale dell’intelligenza artificiale incentrata su sicurezza, trasparenza e responsabilità. L’equilibrio tra tutela della proprietà intellettuale, apertura commerciale e difesa degli interessi nazionali sarà il nodo cruciale per una politica industriale sostenibile e competitiva.
In un contesto internazionale dominato dalla corsa all’AI, la sfida per Washington sarà rafforzare il proprio arsenale normativo e tecnologico mantenendo l’alleanza con i partner industriali e istituzionali — dalle aziende di semiconduttori agli organismi multilaterali — per costruire un quadro condiviso di norme, incentivi e protezioni all’altezza del nuovo ordine tecnologico globale.