Boom elettrico globale: vendite EV in crescita del 24% trainate da Cina ed Europa. USA in controtendenza

| 15/07/2025
Boom elettrico globale: vendite EV in crescita del 24% trainate da Cina ed Europa. USA in controtendenza

Analisi comparata dei mercati, politiche industriali divergenti e impatti su filiere, innovazione e competizione globale.

Giugno 2025 ha segnato un nuovo passo avanti nella transizione verso la mobilità elettrica. Le vendite mondiali di veicoli elettrici a batteria (BEV) e ibridi plug-in (PHEV) hanno raggiunto quota 1,8 milioni di unità, con un aumento del 24% rispetto allo stesso mese del 2024, secondo i dati diffusi da Rho Motion.

Il cuore pulsante di questa crescita?

Cina ed Europa, che continuano a guidare il cambiamento con investimenti robusti, politiche pubbliche orientate all’innovazione e una domanda sempre più matura da parte dei consumatori.

Ma lo scenario globale non è uniforme. Il Nord America frena, segnando un calo e lasciando, per la prima volta, il passo a una nuova geografia della mobilità sostenibile: i mercati emergenti. Paesi dell’Asia sudorientale, dell’America Latina e perfino dell’Africa stanno cominciando a scalare posizioni, grazie a dinamiche demografiche favorevoli, a una crescente disponibilità di modelli a basso costo e a nuove politiche di elettrificazione dei trasporti.

Il dato suggerisce un mutamento profondo: la rivoluzione elettrica non è più un’esclusiva delle economie avanzate. Sta diventando un fenomeno globale, con nuovi attori pronti a entrare nel gioco e ridefinire gli equilibri industriali, commerciali e tecnologici del settore automotive nei prossimi anni.

Cina ed Europa trainano la transizione, tra visione industriale e pragmatismo politico

Nel panorama globale della mobilità elettrica, Cina ed Europa si stanno affermando come motori gemelli della transizione. Due modelli diversi, ma accomunati da un approccio sistemico che unisce innovazione tecnologica, politica industriale e strumenti di sostegno mirati.

Cosa accade in Cina?

In Cina, il balzo del 28% nelle immatricolazioni EV a giugno – pari a 1,11 milioni di veicoli – è il frutto di una strategia che non nasce ieri. È il risultato di una filiera integrata verticalmente, in cui Stato, imprese, università e startup collaborano per accelerare ricerca, produzione e diffusione su scala nazionale. Dai centri urbani hi-tech della costa orientale ai distretti industriali dell’entroterra, il Paese ha costruito un ecosistema resiliente capace di assorbire le oscillazioni del mercato e rilanciare con forza nei momenti critici.

Nonostante alcune città abbiano temporaneamente esaurito i fondi pubblici per i sussidi EV, gli osservatori prevedono una ripresa nella seconda metà del 2025: una nuova ondata di incentivi locali, sostenuta da fondi centrali e municipalità, potrebbe rappresentare la spinta decisiva per superare il traguardo dei 10 milioni di veicoli elettrici venduti entro fine anno.

Le vendite in Europa

In Europa, dove le dinamiche sono più frammentate ma altrettanto incisive, le vendite sono cresciute del 23%, con circa 390.000 unità immatricolate. Il merito va a una combinazione di strumenti pubblici e dinamiche di mercato: incentivi all’acquisto per famiglie e flotte aziendali, piani di rottamazione mirati, espansione della rete di ricarica e normative stringenti sulle emissioni.

In paesi come Germania, Francia e Spagna, il sostegno governativo è stato affiancato dall’arrivo sul mercato di modelli elettrici sempre più accessibili, anche grazie alla concorrenza crescente dei produttori cinesi. Parallelamente, carmaker storici come Volkswagen, Renault e Stellantis stanno accelerando i propri piani industriali, rilocalizzando produzioni, investendo in gigafactory e creando modelli entry-level pensati per il grande pubblico.

Il quadro che emerge è quello di due continenti che stanno reimmaginando la mobilità come leva per la trasformazione industriale e ambientale. In entrambi i casi, la politica non è solo un regolatore, ma un attore attivo dello sviluppo economico. La transizione energetica, se accompagnata da politiche lungimiranti, può diventare un motore di competitività, innovazione e autonomia strategica.

Gli Stati Uniti rallentano, frenati da scelte politiche e timori di mercato

Se Cina ed Europa accelerano verso la transizione elettrica, il Nord America – e in particolare gli Stati Uniti – mostra segni evidenti di rallentamento. A giugno 2025, le vendite combinate di veicoli elettrici a batteria (BEV) e ibridi plug-in (PHEV) negli USA e in Canada si sono fermate poco sopra le 140.000 unità, in calo del 9% su base annua. Solo negli Stati Uniti, il mercato ha perso terreno per la prima volta, registrando un -1% rispetto a giugno 2024.

A pesare su questa battuta d’arresto non è la mancanza di domanda, ma un cambio di rotta politico e fiscale. La recente legge di spesa voluta dall’amministrazione Trump ha anticipato la scadenza dei crediti d’imposta federali per l’acquisto di veicoli elettrici, uno degli strumenti più incisivi finora nel sostenere la domanda interna. Per molti potenziali acquirenti, il venir meno di questo incentivo ha significato dover posticipare o rinunciare all’acquisto.

A ciò si aggiunge l’incertezza generata dall’annuncio di un dazio del 25% sull’importazione di veicoli stranieri, che ha spinto diversi costruttori globali a rivedere – o addirittura ritirare – le loro previsioni di vendita per il 2025. Questo scenario ha creato un clima di attesa e cautela, che sta rallentando le decisioni di investimento da parte delle aziende e congelando parte della domanda da parte dei consumatori.

Il risultato? Una perdita di slancio proprio in uno dei mercati automobilistici più importanti al mondo, con il rischio concreto che il Nord America rimanga indietro nella corsa globale alla mobilità sostenibile. Un segnale che mostra quanto le politiche pubbliche possano incidere profondamente – nel bene e nel male – sulle traiettorie industriali e sulle scelte dei cittadini.

I mercati emergenti accelerano e superano il Nord America

Per la prima volta, i mercati emergenti – dal Sud-Est asiatico all’Africa, passando per l’America Centrale e Meridionale – hanno superato il Nord America per volumi di vendite di veicoli elettrici e ibridi plug-in. Secondo i dati di Rho Motion, l’aggregato dei cosiddetti “rest of the world countries” ha registrato una crescita straordinaria del 43% su base annua, oltrepassando i 140.000 veicoli venduti in un solo mese.

Ma cosa sta accadendo, davvero, in queste aree del mondo?

La risposta va cercata nelle strade polverose di Jakarta, nei viali congestionati di Città del Messico, nei sobborghi metropolitani di Lagos o Santiago, dove l’auto elettrica sta smettendo di essere un bene elitario o futuristico e sta diventando una soluzione concreta e accessibile a problemi urgenti: inquinamento urbano, caro carburanti, instabilità geopolitica delle forniture energetiche.

Il protagonista:BYD

A spingere questo slancio c’è anche un protagonista ben preciso: BYD, colosso cinese dell’elettrico, che ha saputo cogliere prima di altri l’opportunità di servire questi mercati con modelli a basso costo, affidabili, adattabili alle infrastrutture locali e ben posizionati anche sotto il profilo dei servizi post-vendita. A differenza di molte case automobilistiche occidentali, ancora ancorate a strategie eurocentriche o nordamericane, BYD ha costruito reti commerciali e industriali localizzate, spesso in collaborazione con governi locali, puntando a radicarsi nel tessuto economico e sociale dei paesi emergenti.

Il risultato?

Un cambio di paradigma. Non più una transizione energetica guidata solo dalle capitali del Nord del mondo, ma una diffusione multicentrica e più inclusiva della mobilità sostenibile. Questi mercati non sono più solo destinatari di innovazione, ma co-protagonisti attivi, con proprie specificità e traiettorie industriali.

In gioco non c’è solo la crescita di vendite a doppia cifra, ma la ridefinizione degli equilibri globali nel settore automotive: il prossimo polo dell’elettrico potrebbe sorgere proprio dove, fino a pochi anni fa, non c’erano né gigafactory né stazioni di ricarica. Ed è proprio questa la vera rivoluzione.

Guardando oltre i numeri di giugno, la domanda cruciale è: dove sta andando la transizione elettrica?

Secondo Charles Lester, data manager di Rho Motion, nonostante alcune oscillazioni legate al venir meno di incentivi pubblici in alcuni mercati chiave, le fondamenta restano solide: “Ci aspettiamo un rafforzamento nella seconda metà dell’anno, con un impatto significativo sui volumi di vendita, specialmente nei paesi dove politiche e industria lavorano in sinergia”.

Tuttavia, lo scenario globale comincia a mostrare linee di frattura sempre più evidenti. La transizione verso l’elettrico, che per anni è sembrata un processo omogeneo, oggi si rivela come una corsa a più velocità, guidata da approcci industriali profondamente diversi.

Una corsa a piu’ velocita’

Da una parte, Cina ed Europa stanno costruendo strategie integrate, che combinano incentivi intelligenti, sviluppo delle infrastrutture, sostegno all’industria locale e protezione delle supply chain. Si tratta di modelli orientati a rafforzare la sovranità tecnologica, evitare dipendenze critiche e consolidare la domanda interna.

Dall’altra, gli Stati Uniti sembrano accusare una perdita di slancio, intrappolati in un quadro regolatorio disomogeneo, con incentivi fiscali incerti, pressioni protezionistiche e una visione strategica ancora frammentata tra Stato e Stato. Il rischio, in assenza di una politica industriale nazionale chiara, è che il mercato nordamericano venga superato non solo dalla Cina, ma anche da paesi emergenti più dinamici e flessibili.

Elettrico: non piu’ nicchia di mercato

Il dato di fondo è chiaro: l’elettrico non è più una nicchia di mercato, ma un pilastro dell’industria globale, con implicazioni che vanno ben oltre la mobilità: approvvigionamento di materie prime critiche, sicurezza energetica, standard tecnologici e nuove forme di competizione geopolitica.

In questa fase di transizione, a fare davvero la differenza saranno tre leve fondamentali:

  • Le politiche pubbliche, che devono essere stabili, lungimiranti e coordinate a livello internazionale
  • Gli investimenti infrastrutturali, soprattutto nella rete di ricarica, nella logistica delle batterie e nelle capacità produttive regionali
  • La cooperazione tra attori pubblici e privati, in grado di costruire filiere solide, resilienti e aperte all’innovazione.

Se questi fattori verranno allineati, il baricentro della mobilità elettrica potrà spostarsi progressivamente verso l’Est e il Sud del mondo, ridisegnando una nuova geografia industriale globale, dove i campioni dell’elettrico non saranno più necessariamente europei o americani, ma potranno emergere da Jakarta, São Paulo o Nairobi.

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