La crisi tra USA e Cina nel settore aeronautico: tra tariffe, nuove strategie di mercato e concorrenza Airbus, Boeing cerca alternative per la consegna di oltre 40 aeromobili.
Boeing si trova nuovamente al centro delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, dopo aver annunciato la possibile rivendita di decine di aerei inizialmente destinati a compagnie cinesi, ma bloccati da una nuova escalation di dazi incrociati. Il terzo aereo restituito recentemente agli Stati Uniti da un cliente cinese sottolinea l’acuirsi dello stallo: la compagnia americana cerca ora soluzioni rapide per evitare un nuovo surplus di velivoli invenduti, scenario già vissuto durante precedenti crisi di sicurezza e di mercato.
Tariffe e diplomazia: una nuova fase di tensione commerciale
Nel quadro di una crescente guerra commerciale, l’amministrazione USA ha innalzato i dazi di base sulle importazioni dalla Cina al 145%, a cui Pechino ha risposto con tariffe del 125% sui prodotti statunitensi. Questa escalation tariffaria ha bloccato la consegna di numerosi jet Boeing, con impatti rilevanti su uno dei principali esportatori americani. Storicamente, la Cina rappresentava circa un quarto delle consegne totali di Boeing, una quota ora ridotta al 10% per effetto della concorrenza di Airbus e delle incertezze geopolitiche.
Durante un’analyst call, Boeing ha adottato una posizione inedita comunicando pubblicamente la volontà di rivendere gli aerei rimasti invenduti: “I clienti stanno già chiamando per richiedere nuovi aeromobili”, ha affermato il CFO Brian West, evidenziando un mercato globale ancora sotto pressione per la domanda di capacità. Tuttavia, il CEO Kelly Ortberg ha confermato che numerose compagnie cinesi, a causa delle tariffe, hanno esplicitamente rifiutato di prendere in consegna i jet.
Implicazioni economiche, finanziarie e contrattuali
La strategia di Boeing si inserisce in un contesto complesso: ricollocare aerei già costruiti comporta costi aggiuntivi significativi, soprattutto a causa delle personalizzazioni richieste dalle compagnie aeree (configurazioni interne, cabine, sistemi di intrattenimento). Tali modifiche possono valere milioni di dollari per ogni aeromobile e spesso richiedono la collaborazione della compagnia originaria, introducendo ulteriori nodi contrattuali e finanziari.
Le alternative per la vendita dei jet si orientano verso mercati come India, America Latina e Sud-Est Asiatico, ma i negoziati risultano particolarmente intricati per via della natura customizzata dei velivoli e delle dinamiche geopolitiche che coinvolgono le decisioni di acquisto di nuovi aeromobili.
Aspetti geopolitici e concorrenza industriale: la sfida di Airbus
Il braccio di ferro commerciale offre una finestra di opportunità al concorrente europeo Airbus, che negli ultimi mesi ha intensificato le trattative con clienti cinesi per assicurarsi ordini di grande entità, potenzialmente fino a 500 aeromobili. Tuttavia, le fonti del settore sottolineano come Pechino adotti una strategia attendista, utilizzando le proprie decisioni d’acquisto anche come leva nelle relazioni con Washington e Bruxelles.
In questo scenario, le compagnie aeree cinesi sono comunque alla ricerca di nuove capacità per soddisfare una domanda interna in rapida crescita e per rispettare i limiti normativi sull’età media della flotta. Nel frattempo, le tensioni rischiano di alterare definitivamente il quadro competitivo globale, erodendo lo storico “duty free” che aveva favorito per decenni il commercio aeronautico tra Occidente e Cina.
Politica industriale, innovazione e diritto internazionale
Il caso Boeing evidenzia i rischi sistemici connessi alla dipendenza delle supply chain e alla vulnerabilità dei grandi gruppi industriali rispetto a shock geopolitici e normativi. La crescente importanza delle tecnologie aeronautiche, dell’innovazione nei materiali e dell’efficienza energetica rende sempre più strategica la protezione del know-how industriale e la diversificazione dei mercati di sbocco.
Dal punto di vista giuridico, la vicenda pone sfide inedite sul fronte della gestione dei contratti internazionali, delle garanzie sui prodotti e delle clausole di forza maggiore in un contesto di crescente incertezza normativa.
La scelta di Boeing di richiamare e tentare di rivendere oltre 40 aeromobili originariamente destinati alla Cina rappresenta una svolta tattica e strategica nell’industria aerospaziale globale. La gestione di questo stallo avrà effetti di lungo termine su supply chain, finanza aziendale, diritto internazionale e, soprattutto, sulla geografia futura delle alleanze e della concorrenza tra grandi player del settore.