Apple, Google e Microsoft nel mirino di Bruxelles: la guerra europea alle frodi digitali

RedazioneRedazione
| 24/09/2025
Apple, Google e Microsoft nel mirino di Bruxelles: la guerra europea alle frodi digitali

Con il Digital Services Act, la Commissione UE chiede ai giganti della Silicon Valley di dimostrare come contrastano truffe e raggiri sulle loro piattaforme. In gioco ci sono miliardi di euro persi ogni anno dai consumatori e la credibilità della nuova governance digitale europea.

Le truffe online non sono più episodi isolati, ma una piaga da miliardi che colpisce milioni di cittadini europei. False app bancarie, annunci ingannevoli e deepfake di personaggi famosi hanno trasformato Internet in un terreno minato per i consumatori. Ora Bruxelles dice basta. Con il Digital Services Act, la Commissione ha chiesto formalmente ad Apple, Google, Microsoft e Booking.com di spiegare come intendono arginare il fenomeno. È il segnale di una nuova fase: l’Europa non vuole più essere spettatrice, ma arbitro di un gioco che fino a oggi è stato dominato da Big Tech.

Frodi digitali: un fenomeno in crescita

Secondo le stime della Commissione europea, le truffe online causano perdite superiori ai 4 miliardi di euro all’anno. Una cifra impressionante, che fotografa il costo reale di un problema spesso sottovalutato. Le vittime non sono solo gli utenti più inesperti: sempre più spesso, le frodi colpiscono consumatori consapevoli, attratti da link apparentemente legittimi o da investimenti promossi con tecniche sempre più sofisticate.

Il ventaglio delle truffe è ampio. Si va dai falsi annunci di hotel su piattaforme di prenotazione, alle app bancarie fasulle caricate sugli app store, fino a deepfake di figure pubbliche usati per spingere schemi finanziari inesistenti. A rendere tutto più complesso è la natura stessa delle piattaforme digitali: luoghi di fiducia e convenienza che, proprio per questo, diventano terreno fertile per chi vuole ingannare.

L’effetto moltiplicatore dell’intelligenza artificiale

La Commissione guarda al presente, ma anche – e soprattutto – al futuro. L’avvento dell’intelligenza artificiale generativa ha aperto possibilità straordinarie, ma ha anche reso le truffe più credibili e difficili da riconoscere.

Oggi è possibile creare un video in cui un leader politico o un influencer apparentemente “in carne e ossa” invita a investire in una piattaforma fraudolenta. Oppure scrivere testi di phishing con uno stile impeccabile, in tutte le lingue, senza errori grammaticali o segnali sospetti. Quello che fino a ieri sembrava l’eccezione, oggi rischia di diventare la norma: una industria del crimine digitale potenziata dall’AI.

Le autorità di vigilanza in tutto il mondo condividono le stesse paure: l’AI potrebbe trasformare truffe artigianali in frodi industriali, su scala globale.

Il Digital Services Act: la nuova architettura della responsabilità

Il Digital Services Act è la risposta europea a questo scenario, rappresentando il più ambizioso tentativo di regolamentazione dello spazio digitale mai realizzato in Europa. Il suo principio guida è semplice: piattaforme più grandi, responsabilità più grandi.

Bruxelles non chiede più linee guida volontarie o codici etici, ma pretende prove concrete di come i giganti digitali identificano e gestiscono i rischi. Le aziende coinvolte devono fornire dati, procedure, risultati verificabili. In caso di inadempienza, sono previste sanzioni che possono arrivare fino al 6% del fatturato globale annuo.

Per Apple, Google e Microsoft significa affrontare un banco di prova senza precedenti: dimostrare di non essere solo infrastrutture neutrali, ma attori attivi nella protezione dei cittadini.

Big Tech tra difesa e reputazione

Per i colossi americani, la sfida non è solo economica. Essere accusati di non fare abbastanza contro le frodi significa minare la fiducia che milioni di utenti ripongono nei loro servizi. La reputazione, in questo caso, pesa quanto le sanzioni.

Le aziende si trovano davanti a un dilemma: come garantire maggiore controllo senza compromettere l’apertura delle piattaforme e senza rallentare l’innovazione? Perché più controlli significa più costi, più burocrazia e, talvolta, meno libertà per sviluppatori e inserzionisti.

L’UE spinge per un modello in cui la protezione dei consumatori venga prima del profitto. La Silicon Valley, al contrario, teme che un eccesso di vincoli possa ridurre la competitività globale delle aziende americane rispetto ai rivali cinesi, meno soggetti a regolamentazioni.

L’Europa come laboratorio normativo globale

Con questa mossa, Bruxelles non si limita a difendere i propri cittadini: si candida a diventare il laboratorio normativo del digitale globale. L’UE si propone come modello per altri Paesi che cercano di bilanciare innovazione e sicurezza, ponendo l’accento sulla sovranità digitale e sulla centralità del consumatore.

È una strategia che ha anche una valenza politica. In un mondo dominato dalle logiche tecnologiche americane e cinesi, l’Europa vuole dimostrare di poter imporre le proprie regole, diventando norm-maker e non semplice norm-taker.

Un futuro digitale da riscrivere

La battaglia europea contro le frodi online non è solo un capitolo nella lunga storia della regolamentazione di Big Tech. È il simbolo di un passaggio epocale: dal mito di Internet come spazio libero e incontrollato alla consapevolezza che senza regole, la libertà digitale diventa vulnerabilità.

Se Bruxelles riuscirà nel suo intento, il continente potrà vantare un ecosistema digitale più sicuro e trasparente. Ma la sfida è complessa: imporre troppi vincoli rischia di soffocare l’innovazione; imporne troppo pochi significa lasciare i cittadini in balia delle frodi.

La vera partita non è tra Europa e Big Tech, ma tra due visioni di futuro: un Internet governato da regole condivise o un Far West digitale dove la fiducia si dissolve. Ed è in questo bivio che si giocherà la credibilità stessa della trasformazione digitale europea.

Barberio & Partners s.r.l.

Via Donatello 67/D - 00196 Roma
P.IVA 16376771008

Policy
Privacy Policy
Cookie Policy
Termini e Condizioni
iscriviti alla nostra newsletter
Questo sito è protetto da reCAPTCHA e la Informativa sulla Privacy di Google, nonché i Termini di Servizio sono applicabili.