La sentenza del tribunale della Virginia segna una svolta nella battaglia regolatoria contro Alphabet. Il Dipartimento di Giustizia USA punta a smantellare il dominio pubblicitario del colosso tech: sul tavolo la cessione di Ad Manager e una revisione strutturale del modello di business.
Un giudice federale degli Stati Uniti ha stabilito che Google ha illegalmente dominato i mercati della pubblicità online, utilizzando pratiche anticoncorrenziali per mantenere il controllo su ad server per editori e piattaforme di scambio pubblicitario (ad exchange). La sentenza – emessa dal giudice distrettuale Leonie Brinkema ad Alexandria, Virginia – rappresenta un punto di svolta per l’antitrust americano, e potrebbe aprire la strada a un’azione di separazione forzata dei principali asset pubblicitari del gruppo Alphabet.
Il caso: condotta monopolistica e pratiche escludenti
Secondo la decisione del tribunale, Google ha “deliberatamente acquisito e mantenuto potere monopolistico” attraverso una combinazione di:
- Acquisizioni mirate per eliminare i concorrenti diretti;
- Lock-in contrattuali con editori e inserzionisti;
- Controllo verticale delle transazioni pubblicitarie su piattaforme che collegano domanda e offerta.
Il focus della sentenza riguarda due segmenti di mercato chiave:
- Publisher Ad Servers – software utilizzati dai siti web per gestire e monetizzare lo spazio pubblicitario;
- Ad Exchanges – piattaforme che mettono in contatto editori e inserzionisti in tempo reale.
Non è stata invece accolta l’accusa riguardante il monopolio nella gestione delle reti pubblicitarie per inserzionisti, area in cui la concorrenza da parte di altri attori è risultata sufficiente secondo il giudice.
Verso un rimedio strutturale e una possibile cessione di asset
La sentenza apre la strada a un secondo processo, nel quale sarà determinata la misura correttiva necessaria a ripristinare la concorrenza. Il Dipartimento di Giustizia USA (DOJ) ha già avanzato l’ipotesi di obbligare Google a cedere Google Ad Manager, che include sia il server per editori sia la piattaforma di scambio pubblicitario.
La situazione si complica ulteriormente per Alphabet: un secondo processo antitrust a Washington potrebbe costringerla a cedere il browser Chrome o a separare parte delle sue attività di ricerca online, rafforzando la possibilità di una frammentazione del modello integrato che ha guidato la crescita del gruppo per due decenni.
La difesa di Google e il contesto competitivo
La reazione di Google non si è fatta attendere. Lee-Anne Mulholland, VP Regulatory Affairs, ha dichiarato che l’azienda intende appellarsi, rivendicando la legittimità del proprio operato: “I nostri strumenti sono scelti per la loro efficacia, semplicità e convenienza. I publisher hanno ampia possibilità di scelta”.
Secondo la difesa, il procedimento si concentra su pratiche del passato, e non tiene conto della competizione crescente da parte di piattaforme come Amazon, Comcast e degli ecosistemi streaming e app, dove parte consistente degli investimenti pubblicitari digitali si è ormai spostata.
Implicazioni economiche, giuridiche e geopolitiche
Questa sentenza rappresenta uno dei più importanti precedenti antitrust degli ultimi anni nel settore digitale. Essa:
- Riafferma il potere delle autorità statunitensi di intervenire strutturalmente nei mercati tecnologici;
- Mette pressione su Google in un momento critico, anche alla luce delle indagini parallele in Europa;
- Potrebbe avere effetti domino sull’intero settore della pubblicità digitale programmatica, alterando l’equilibrio tra piattaforme, editori e inserzionisti.
Dal punto di vista geopolitico, il caso evidenzia un crescente nazionalismo regolatorio, in cui Stati Uniti e Unione Europea utilizzano la leva antitrust non solo per proteggere la concorrenza, ma anche per riequilibrare il potere economico delle big tech.
Una battaglia che ridefinirà il mercato pubblicitario globale
Il verdetto del tribunale della Virginia è un segnale forte di discontinuità nella regolazione del mercato digitale. Se confermato in appello, potrebbe portare a una delle più importanti ristrutturazioni aziendali nella storia di Alphabet, con effetti duraturi sul modello di business integrato della pubblicità online.
L’esito finale di questa vicenda giudiziaria non influenzerà solo Google, ma definirà le regole del gioco per tutti gli operatori dell’economia digitale, dalla gestione dei dati alla trasparenza nei mercati automatizzati.