Amazon sfida la Commissione UE sulla designazione VLOP: il Digital Services Act sotto esame

RedazioneRedazione
| 12/06/2025
Amazon sfida la Commissione UE sulla designazione VLOP: il Digital Services Act sotto esame

Il colosso dell’e-commerce ricorre alla Corte di Giustizia dell’UE per contestare la sua classificazione come piattaforma online di dimensioni molto grandi ai sensi del DSA. Al centro del dibattito: rischi sistemici, proporzionalità e sostenibilità regolatoria.

Amazon contro l’Unione Europea: una battaglia strategica sul perimetro del Digital Services Act

Amazon ha avviato un ricorso formale presso la Corte di Giustizia dell’Unione Europea per ottenere l’annullamento della propria classificazione come Very Large Online Platform (VLOP) da parte della Commissione Europea ai sensi del Digital Services Act (DSA), la normativa entrata in vigore nel 2022 che mira a responsabilizzare le grandi piattaforme digitali nella gestione dei contenuti illeciti e nella tutela dello spazio digitale europeo.

Il procedimento – registrato come T-367/23 – Amazon EU v Commission – potrebbe segnare uno spartiacque per la governance europea delle piattaforme digitali, aprendo a una riflessione più ampia sull’equilibrio tra innovazione tecnologica, proporzionalità regolatoria e concorrenza digitale.

La tesi di Amazon: “Nessun rischio sistemico, designazione arbitraria”

Nel corso dell’udienza, l’avvocato di Amazon, Robert Spano, ha sostenuto che la piattaforma non rappresenta un rischio sistemico per gli utenti, contestando così il presupposto fondamentale della designazione VLOP.

“I marketplace online come Amazon Store non pongono rischi sistemici. Le regole previste per i VLOP non sono né razionali, né efficaci nel prevenire la diffusione di prodotti illegali o contraffatti,” ha dichiarato Spano.

Secondo Amazon, le misure rafforzate imposte dal DSA – che includono obblighi di gestione del rischio, auditing indipendenti e condivisione dei dati con le autorità – sarebbero sproporzionate nel caso di una piattaforma che opera principalmente come intermediario per beni materiali regolati già da norme sulla sicurezza e conformità dei prodotti.

Implicazioni giuridiche: DSA alla prova della proporzionalità

Il contenzioso solleva questioni chiave di diritto dell’innovazione e proporzionalità normativa. In particolare:

  • La nozione di “rischio sistemico” è contestata in quanto non applicabile in modo uniforme tra social network, motori di ricerca e marketplace
  • La soglia dimensionale come criterio regolatorio è considerata da Amazon discriminatoria e inadeguata per riflettere il reale impatto delle diverse tipologie di piattaforme
  • Il principio di legalità e la certezza del diritto vengono messi in discussione quando la regolazione si basa su criteri generali non tarati su modelli di business differenziati.

Una questione industriale, geopolitica e finanziaria

Oltre al profilo giuridico, la disputa ha forti implicazioni industriali e geopolitiche. Il Digital Services Act è uno dei pilastri della strategia UE per affermare una “sovranità digitale” europea, riducendo la dipendenza da attori extraeuropei e aumentando la responsabilità delle big tech. Tuttavia, l’imposizione di oneri regolatori generalizzati potrebbe, secondo alcuni osservatori, disincentivare gli investimenti, aumentare i costi operativi e accentuare la tensione transatlantica tra Bruxelles e Washington.

Anche sul piano finanziario, le imprese soggette al DSA devono sostenere costi elevati per compliance, governance algoritmica e risk reporting, elementi che possono incidere sui margini e sulla competitività di mercato, in particolare per attori a struttura ibrida come i marketplace.

Un quadro normativo sotto pressione: altri ricorsi in arrivo

Amazon non è l’unica ad aver contestato il perimetro applicativo del Digital Services Act. Anche Meta (Facebook e Instagram), la cinese TikTok e la tedesca Zalando hanno presentato ricorsi distinti su varie basi giuridiche, segnalando un potenziale effetto domino che potrebbe rimettere in discussione alcuni aspetti del regime regolatorio europeo per le piattaforme.

In attesa della sentenza della Corte, nei prossimi mesi, il caso Amazon rappresenta una cartina di tornasole per valutare l’implementazione concreta del DSA e la capacità dell’Europa di mantenere un equilibrio tra controllo democratico, neutralità tecnologica e attrattività del proprio ecosistema digitale.

Il dilemma regolatorio dell’Europa digitale

La controversia tra Amazon e la Commissione UE non è solo una questione tecnico-giuridica, ma un nodo cruciale nel percorso verso una politica industriale digitale europea efficace, proporzionata e competitiva. Il futuro del DSA dipenderà anche dalla capacità delle istituzioni europee di calibrare i propri strumenti regolatori in funzione delle specificità dei modelli di business, evitando approcci “taglia unica” e garantendo al contempo diritti fondamentali, sicurezza e innovazione.

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