Alphabet raggiunge i 3.000 miliardi di capitalizzazione: Google entra nell’élite dei colossi tecnologici globali

RedazioneRedazione
| 16/09/2025
Alphabet raggiunge i 3.000 miliardi di capitalizzazione: Google entra nell’élite dei colossi tecnologici globali

Il gruppo guidato da Sundar Pichai supera una soglia storica e si unisce ad Apple, Microsoft e Nvidia nel ristretto club dei titani da 3 trilioni, tra pressioni regolatorie, boom dell’AI e nuove sfide geopolitiche.

Non si tratta di una semplice notizia di Borsa, ma di un simbolo dei nostri tempi. Alphabet, la holding che controlla Google, ha raggiunto la soglia dei 3.000 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato, entrando in un club ristrettissimo che ridefinisce l’equilibrio del potere economico e tecnologico globale. È un traguardo che arriva dopo vent’anni di crescita ininterrotta, ma anche dopo battaglie legali, pressioni regolatorie e l’avvento di una nuova era dominata dall’intelligenza artificiale. Il risultato non è solo la vittoria di un’azienda, ma il segnale di un cambiamento profondo: le big tech non sono più soltanto corporation, ma veri e propri attori geopolitici.

Un traguardo finanziario con forti implicazioni politiche

Il rally che ha spinto Alphabet oltre la soglia simbolica dei 3 trilioni non è nato soltanto da bilanci solidi o dalla crescita del settore pubblicitario. La vera spinta è arrivata dai tribunali. A inizio settembre, infatti, una sentenza antitrust negli Stati Uniti ha evitato le conseguenze più radicali che molti investitori temevano.

Il Dipartimento di Giustizia aveva proposto misure drastiche, tra cui lo scorporo del browser Chrome, considerato parte del monopolio di Google nella ricerca e nella pubblicità online. Una decisione di quel tipo avrebbe avuto conseguenze sistemiche, destabilizzando uno degli snodi fondamentali del web. Ma il giudice Amit Mehta ha scelto un approccio più contenuto, fermandosi prima di imporre rimedi estremi.

La Borsa ha interpretato la sentenza come una vittoria piena per Alphabet: il titolo ha guadagnato oltre il 4% in una sola seduta, consolidando la capitalizzazione oltre i 3.000 miliardi. Un segnale chiaro che il destino delle grandi tech si gioca sempre più sul terreno della politica e della regolazione, oltre che sull’innovazione tecnologica.

Dall’IPO di Google al colosso Alphabet

La portata simbolica di questo traguardo è ancora più evidente se si guarda alla traiettoria storica. Google debuttava a Wall Street nell’agosto del 2004, con un’IPO da 23 miliardi di dollari che già allora sembrava enorme. Vent’anni dopo, quel valore appare quasi un dettaglio in una parabola che ha trasformato un motore di ricerca universitario in una delle infrastrutture più pervasive del pianeta.

La nascita di Alphabet nel 2015 ha segnato un passaggio cruciale. I fondatori Larry Page e Sergey Brin decisero di riorganizzare l’azienda in una holding, separando Google come principale fonte di ricavi da una costellazione di “Other Bets”: progetti sperimentali che spaziano dalle auto a guida autonoma (Waymo) all’health tech, fino all’AI. Quella che sembrava un’operazione di governance si è rivelata un modo per garantire longevità strategica: diversificare senza snaturare il core business.

La leadership sobria di Sundar Pichai

Dal 2019, il timone di Alphabet è passato a Sundar Pichai, erede meno carismatico dei fondatori ma dotato di una leadership solida e pragmatica. Pichai ha guidato l’azienda in una fase di grande complessità: da un lato la pressione delle autorità antitrust negli Stati Uniti e in Europa, dall’altro la necessità di accelerare sugli investimenti in intelligenza artificiale.

L’ascesa di rivali come OpenAI e Perplexity ha incrinato la percezione di Google come leader indiscusso dell’AI, obbligando il gruppo a reagire con Gemini, la sua suite di modelli generativi. Il successo o l’insuccesso di Gemini determinerà non solo la posizione competitiva dell’azienda, ma anche la credibilità di Alphabet come innovatore in un settore che, per la prima volta, non controlla interamente.

Una crescita che supera i mercati

I numeri parlano chiaro: da inizio anno le azioni Alphabet hanno guadagnato oltre il 30%, più del doppio rispetto al Nasdaq (+15%). Questo dato non va letto solo come una performance di mercato, ma come una conferma della resilienza del modello di business dell’azienda.

L’advertising resta la fonte principale di ricavi, ma il peso crescente del cloud e le prospettive di monetizzazione dell’AI stanno convincendo gli investitori che Alphabet abbia ancora ampi margini di crescita. L’ingresso nel club dei 3.000 miliardi, accanto ad Apple, Microsoft e Nvidia, è il coronamento di questa fiducia. Un club che non rappresenta solo un traguardo economico, ma un nuovo paradigma industriale: pochi colossi capaci di orientare interi settori e, di fatto, l’economia globale.

Oltre la finanza: i nodi geopolitici e regolatori

Ma non è tutto oro. Il traguardo dei 3 trilioni arriva mentre Alphabet deve affrontare nuove sfide geopolitiche e regolatorie. In Cina, le autorità hanno intensificato le indagini sulle pratiche monopolistiche delle big tech straniere, mentre in Europa il Digital Markets Act minaccia di rimettere in discussione alcuni dei vantaggi competitivi storici dell’azienda.

La partita non è solo economica, ma strategica: il controllo delle infrastrutture digitali è ormai visto dai governi come una questione di sicurezza nazionale. In questo scenario, Alphabet deve muoversi su un equilibrio sottile: continuare a crescere senza diventare il bersaglio privilegiato di un backlash politico che potrebbe ridisegnare le regole del gioco.

Alphabet come attore geopolitico

La conquista dei 3.000 miliardi non è soltanto un record da celebrare. È il simbolo di un potere che va oltre la sfera economica e che colloca Alphabet – e con essa Google – tra i protagonisti indiscussi della politica globale.

Se vent’anni fa la storia di Google era quella di una startup geniale della Silicon Valley, oggi la narrazione è radicalmente diversa: Alphabet è una potenza tecnologica che influenza mercati, governi e società. Il prossimo capitolo si giocherà sull’intelligenza artificiale, tra innovazione e regolazione. E lì si capirà se i 3 trilioni sono un punto di arrivo o solo l’inizio di una nuova stagione.

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