Il 2024 e’ stato l’anno più caldo e più piovoso mai registrato in Europa. Oltre 335 vittime, centinaia di migliaia di sfollati, sistemi infrastrutturali sotto pressione. Cresce l’urgenza di strategie climatiche vincolanti.
L’anno 2024 si è rivelato il più devastante per le alluvioni in Europa dal 2013, colpendo oltre il 30% della rete fluviale del continente. Secondo il rapporto congiunto del Copernicus Climate Change Service e dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO), il bilancio umano ed economico è drammatico: 335 morti, oltre 410.000 persone colpite e danni superiori a 18 miliardi di euro.
Il fenomeno, concentrato soprattutto in Europa occidentale, ha evidenziato una fragilità crescente di fronte a eventi meteorologici estremi sempre più frequenti e intensi, alimentati dal riscaldamento globale di origine antropica.
“Ogni frazione di grado in più aumenta i rischi per vite umane, economie e infrastrutture,” ha dichiarato Celeste Saulo, Segretario Generale della WMO.
I numeri della crisi climatica: 2024 l’anno più caldo di sempre
Il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato nel mondo e anche per l’Europa – il continente che si sta scaldando più velocemente – con un aumento medio di +1,3°C rispetto all’era preindustriale.
Il report mette in luce eventi estremi su tutta la linea:
- Alluvioni catastrofiche in Spagna, Germania, Austria e Slovacchia
- Ondate di calore prolungate nei Balcani (record di 13 giorni consecutivi)
- Scioglimento accelerato dei ghiacciai in Scandinavia
- Siccità grave nell’Europa orientale
- Stress termico cronico nelle aree urbane
La città di Valencia è stata l’epicentro del disastro: in ottobre, un’alluvione ha causato 232 vittime, rendendola la singola tragedia idrometeorologica più letale in Europa nell’ultimo decennio.
Impatti economici e geopolitici: assicurazioni, infrastrutture e fiscalità sotto pressione
Oltre ai costi umani e ambientali, il rapporto sottolinea i profondi impatti sistemici delle alluvioni:
- Interruzioni logistiche su scala continentale
- Danni alle infrastrutture strategiche (ponti, dighe, ferrovie, centrali)
- Pressione crescente sul sistema assicurativo europeo, in particolare in Paesi dove la copertura per catastrofi naturali è ancora parziale o volontaria
- Divergenze tra Stati membri nella capacità di risposta e nella resilienza urbana
Il cambiamento climatico si configura dunque non solo come sfida ambientale, ma come elemento destabilizzante della sicurezza economica e politica europea, incidendo su stabilità fiscale, migrazioni interne e modelli di sviluppo.
Tra resilienza e mitigazione: segnali incoraggianti, ma ancora insufficienti
Non mancano tuttavia elementi positivi: nel 2024, le rinnovabili hanno coperto il 45% del fabbisogno energetico europeo, segnando un record storico. Inoltre, la maggior parte delle città europee ha avviato piani di adattamento climatico, anche se spesso non ancora vincolanti o pienamente finanziati.
Il rapporto di Copernicus e WMO richiama però all’urgenza di:
- Governance climatica rafforzata, coordinata a livello europeo
- Investimenti strategici in difesa idraulica, prevenzione e allerta meteo
- Standard comuni per la resilienza urbana
- Misure fiscali e normative per la de-carbonizzazione accelerata
Le previsioni: visione a lungo termine o gestione dell’emergenza?
Secondo gli analisti del settore ambientale e infrastrutturale, l’Europa rischia di entrare in un ciclo annuale di eventi estremi se non si interviene in modo strutturato. La combinazione tra cambiamento climatico, urbanizzazione incontrollata e inadeguatezza normativa potrebbe trasformare le alluvioni da eventi eccezionali a crisi ricorrenti.
Il 2024 segna un punto di non ritorno nella consapevolezza europea sul legame tra crisi climatica e sicurezza sistemica. Le alluvioni che hanno devastato il continente non sono solo eventi meteorologici, ma indicatori di vulnerabilità collettiva. La sfida non è più evitare il cambiamento climatico, ma adattarsi e mitigarlo con urgenza, rafforzando infrastrutture, governance e coesione tra gli Stati.