AI Act, l’Europa non si ferma: nessuna sospensione per il Regolamento sull’Intelligenza Artificiale

RedazioneRedazione
| 05/07/2025
AI Act, l’Europa non si ferma: nessuna sospensione per il Regolamento sull’Intelligenza Artificiale

Nonostante le pressioni delle Big Tech e di alcune imprese europee, la Commissione ribadisce: la roadmap del regolamento UE sull’IA resta invariata. In gioco c’è la sovranità digitale e normativa del continente.

Bruxelles conferma la linea dura sull’intelligenza artificiale. Nonostante le richieste di rinvio avanzate da colossi globali come Alphabet (Google), Meta (Facebook), ASML, Mistral e altre realtà industriali europee e statunitensi, la Commissione europea ha smentito qualsiasi ipotesi di sospensione o moratoria sull’attuazione dell’AI Act.

“Non esiste alcun ‘stop the clock’, nessun periodo di grazia, nessuna pausa” ha dichiarato in conferenza stampa il portavoce della Commissione, Thomas Regnier. “Abbiamo scadenze legali già in vigore, stabilite in un testo normativo. Alcune disposizioni sono attive da febbraio. Gli obblighi per i modelli di IA a uso generale entreranno in vigore ad agosto 2024, mentre quelli per i modelli ad alto rischio a partire da agosto 2026.”

L’AI Act: regolazione o rallentamento?

La normativa, approvata formalmente nel 2024, rappresenta il primo framework giuridico al mondo per disciplinare in modo sistematico l’intelligenza artificiale, in particolare in ambiti ad alto impatto come finanza, salute, giustizia, trasporti, educazione e difesa.

L’AI Act introduce obblighi di trasparenza, documentazione, gestione del rischio e conformità proporzionati al livello di pericolosità del sistema IA. Ma per alcuni operatori, in particolare le Big Tech e le start-up ad alta intensità di R&S, i costi di compliance, le incertezze interpretative e la burocrazia digitale rischiano di frenare l’innovazione e alterare la competitività globale dell’ecosistema europeo.

La geopolitica dell’IA: tra regolazione e leadership

L’Unione Europea si trova a giocare una partita cruciale per affermare la propria sovranità tecnologica in un settore dominato dagli Stati Uniti e dalla Cina. L’AI Act, pur criticato da alcuni per la sua rigidità, rappresenta un tassello strategico della politica industriale e digitale comunitaria. L’obiettivo: creare un mercato interno dell’intelligenza artificiale affidabile, sicuro e trasparente, in grado di promuovere fiducia tra utenti, investitori e cittadini.

Secondo fonti vicine alla Commissione, non è esclusa una semplificazione mirata delle norme verso la fine dell’anno, soprattutto per quanto riguarda le obbligazioni documentali delle PMI, considerate eccessive rispetto alla loro capacità operativa. Tuttavia, questa eventuale revisione avverrà senza alterare la sostanza del Regolamento, e senza pregiudicare i suoi principi guida.

La traiettoria normativa è tracciata

Le disposizioni dell’AI Act si articolano in tre fasi principali:

  • Febbraio 2024: entrata in vigore delle norme generali
  • Agosto 2024: obblighi per i modelli di IA a uso generale (GPAI), come quelli sviluppati da OpenAI, Google DeepMind, Anthropic
  • Agosto 2026: requisiti per i modelli ad alto rischio, applicati in settori critici.

L’entrata in vigore progressiva è stata pensata per permettere agli attori di mercato di adeguarsi, ma la Commissione non intende rimettere in discussione la roadmap normativa.

Una dichiarazione politica

L’AI Act non è solo un testo giuridico, ma una dichiarazione politica di autonomia normativa. In un contesto globale in cui l’IA è al centro delle nuove sfide economiche, militari e democratiche, l’Unione Europea ribadisce il proprio diritto/dovere di regolamentare tecnologie ad alto impatto, tutelando l’equilibrio tra innovazione, diritti fondamentali e concorrenza leale.

Il messaggio è chiaro: la regolazione non è un ostacolo all’innovazione, ma un prerequisito per la sua sostenibilità.

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