150% di crescita, 800 milioni di yuan in ordini: il boom umanoide di UBTech

| 12/11/2025
150% di crescita, 800 milioni di yuan in ordini: il boom umanoide di UBTech

UBTech Robotics porta gli umanoidi sulle linee produttive cinesi con ordini record e una crescita borsistica del 150%. La Cina accelera verso la fabbrica del futuro, dove l’intelligenza artificiale prende corpo.

Con oltre 800 milioni di yuan in commesse per il robot Walker S2, la società di Shenzhen inaugura la stagione dell’automazione “incarnata”. Tra euforia finanziaria, sfide tecniche e implicazioni sociali, si apre il nuovo capitolo dell’industria cinese.

Un boom che non è (solo) di numeri

Un dato: +150% in Borsa da inizio anno.
Un altro: 800 milioni di yuan in ordini industriali, quasi 113 milioni di dollari.
Dietro quei numeri, però, non c’è solo un bilancio: c’è una visione di Paese.

UBTech Robotics, società con sede a Shenzhen e prima azienda di robotica quotata a Hong Kong, dal 2023, ha ufficialmente avviato la transizione dei robot umanoidi dalla fiera alla fabbrica.
Il suo modello Walker S2, presentato a luglio 2025 come il primo robot in grado di sostituire autonomamente la propria batteria, ha raccolto ordini da record e la promessa, questa volta concreta, di una produzione di massa entro novembre.

È l’inizio di una nuova fase: quella in cui i robot non vengono più mostrati, ma consegnati.

Il robot che cambia se stesso (e forse il lavoro)

Walker S2 non è solo un esercizio di meccatronica. È un prototipo operativo che traduce l’idea di “intelligenza incarnata” in una macchina reale.
La sua capacità di cambiare autonomamente la batteria, dettaglio apparentemente minore, significa in realtà operatività continua: niente pause, niente ricariche manuali, nessuna interruzione di linea.
In un paese dove la produttività è ancora il principale indicatore di successo industriale, questo equivale a una nuova forma di efficienza biologica.

E non è un caso che la produzione di massa inizi proprio in autunno, periodo in cui i contratti industriali vengono pianificati per l’anno successivo. UBTech non vende solo un robot: vende il tempo.

Commesse record e fiducia dei mercati

In pochi mesi, l’azienda ha firmato contratti che raccontano da soli la scala del fenomeno:

  • 250 milioni di yuan da un colosso industriale cinese non nominato, per “soluzioni di embodied intelligence”
  • 159 milioni di yuan da un’azienda di Zigong, nel Sichuan
  • 126 milioni di yuan per un centro di data collection nella regione autonoma del Guangxi
  • Quasi 100 milioni di yuan da Miee Auto, esportatore di veicoli sostenuto dal governo provinciale di Hubei.

La somma complessiva supera gli 800 milioni di yuan.
Sul mercato, l’effetto è stato immediato: +150% di capitalizzazione e rating “buy” confermati da Citi e JPMorgan, con target price oltre HK$170.

Gli investitori non stanno comprando un bilancio, stanno comprando una narrazione industriale: quella della Cina che, dopo auto elettriche e batterie, si prepara a esportare corpi artificiali.

Oltre il design: cosa rende “industriale” un umanoide

La differenza tra un robot da laboratorio e un robot da linea si misura in chilometri di movimento continuo.
Un umanoide da esposizione può camminare, sorridere, piegare le ginocchia per dieci minuti.
Uno da fabbrica deve resistere settimane, in ambienti caldi, rumorosi, polverosi, con margine d’errore prossimo allo zero.

Il salto è tecnico, ma anche culturale. Perché quando un robot umanoide viene messo in linea di produzione, deve imparare il linguaggio delle macchine, non degli uomini.
Significa integrarsi nei sistemi MES, interpretare codici PLC, riconoscere il rumore del motore come segnale, non come disturbo.

È questo che distingue la robotica emozionale da quella industriale: la grammatica del reale.

Perché la Cina è il terreno perfetto

Tre elementi spiegano perché questo boom sia esploso proprio in Cina e non altrove.

  1. Ecosistema integrato. Il Paese produce internamente quasi tutto: attuatori, sensori, batterie, schede di controllo. Ciò che altrove è supply chain, qui è vicinato.
  2. Domanda in trasformazione. La manodopera industriale cala, il costo del lavoro sale. L’automazione diventa non solo desiderabile, ma necessaria.
  3. Sostegno politico. Dalle province ai ministeri, il messaggio è univoco: investire in robotica significa investire in sovranità produttiva.

Il risultato? Tempi di sviluppo brevi, sperimentazioni pubbliche accelerate, e la sensazione palpabile che la Cina stia costruendo il suo futuro pezzo per pezzo.

Le sfide dietro l’euforia: margini, sicurezza, fiducia

Ogni boom ha il suo lato d’ombra.
Nel primo semestre 2025, UBTech ha registrato ricavi per 621 milioni di yuan (+27,5% a/a) e margine lordo di 217 milioni (+17,3%).
Ma il conto economico chiude, comunque, con una perdita netta di 440 milioni di yuan.
La crescita costa. E quando la crescita si misura in robot, costa doppio.

Sul fronte operativo, il vero banco di prova sarà la sicurezza: cosa succede se un umanoide collabora con operatori umani e commette un errore?
In assenza di regole chiare, la fiducia, più ancora dei margini, diventa la valuta più fragile.

Lavoro umano e lavoro sintetico: un equilibrio instabile

Non è più una domanda teorica: i robot umanoidi stanno davvero entrando in fabbrica.
E con loro entra una nuova grammatica del lavoro:

  • L’operaio diventa tecnico di linea intelligente
  • La manutenzione si trasforma in diagnostica predittiva
  • Le pause, paradossalmente, si umanizzano: il robot non le ha, l’uomo ne rivendica il senso.

L’efficienza cresce, ma cresce anche l’ambiguità. Perché un robot non sciopera, non sbaglia per stanchezza, non si distrae. E tuttavia… non sa ancora improvvisare. Il lavoro umano sopravvive proprio lì, nell’imprevisto.

Concorrenza, prezzo e rischio di saturazione

Se la storia insegna qualcosa, è che la Cina tende a trasformare ogni successo in iper-produzione.
Lo abbiamo visto con i pannelli solari, con le batterie, con i veicoli elettrici.
La robotica umanoide non farà eccezione.

Il rischio? Una guerra dei prezzi che brucia i margini prima che il mercato maturi.
L’unico antidoto è il software: proprietà intellettuale, aggiornamenti over-the-air, servizi di manutenzione predittiva.
L’hardware può essere copiato; l’esperienza no.

UBTech lo sa: ogni Walker S2 venduto è anche una raccolta dati, un sensore in più nel corpo industriale del Paese. È un robot, ma anche un osservatore.

La fabbrica che non dorme

“Robot che lavorano di notte mentre noi dormiamo”: era uno slogan, ora è una descrizione.
La Cina sta trasformando quella metafora in infrastruttura produttiva.
Il boom umanoide di UBTech è più di un successo aziendale: è un segnale politico, industriale, antropologico.
Dice che la prossima rivoluzione non è digitale, ma corporea.
Eppure, in questa corsa alla perfezione meccanica, resta una domanda sospesa: chi controllerà i robot che controllano la produzione?
Forse, come sempre, il potere non sarà nella macchina, ma in chi decide quando spegnerla.

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