Il Research Briefing “Eurozone”, analizza la prospettiva di una prosecuzione della spesa del programma Next Generation EU (NGEU) oltre la scadenza ufficiale del 2026. Gli economisti evidenziano come le economie dell’Europa meridionale — in particolare Italia, Spagna, Portogallo e Grecia — rischino di affrontare un “fiscal cliff” nel 2027, ovvero un calo improvviso della spesa pubblica e degli investimenti se i fondi di ripresa dovessero esaurirsi bruscamente. Il rapporto esplora quindi le cause dei ritardi, le misure correttive in corso e gli scenari economici alternativi per la regione.
Punti principali
1. La minaccia del “fiscal cliff”
Il report avverte che il termine degli esborsi NGEU entro il 2026 potrebbe lasciare un vuoto di finanziamento significativo per i Paesi del Sud Europa, dove il programma ha rappresentato un pilastro della crescita e della convergenza economica. Gli autori segnalano la rigidità del calendario di spesa del Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza (RRF), che impone il completamento di tutti i progetti entro il 31 agosto 2026 e il saldo dei pagamenti entro fine anno.
2. Stato di attuazione
A quattro anni dall’avvio del NGEU, solo circa il 40% dei fondi totali è stato speso dai principali beneficiari. L’Italia ha utilizzato il 45% delle risorse, il Portogallo il 40%, la Grecia poco meno della metà e la Spagna soltanto un terzo. Ciò significa che circa il 60% dei progetti è ancora in corso, con la Spagna in ritardo rispetto agli altri. In rapporto al PIL, la Grecia è il Paese con la quota maggiore di fondi ancora da spendere (8%), seguita da Spagna (7%) e da Italia e Portogallo (5%).
3. Rischi e importanza del NGEU
Il NGEU si è dimostrato determinante per rilanciare gli investimenti pubblici in Europa meridionale e ridurre il divario con il resto dell’Eurozona. Un’interruzione improvvisa della spesa comprometterebbe i progressi raggiunti e potrebbe generare un contraccolpo sulla crescita economica e sull’occupazione.
4. Strategie di mitigazione
Il documento segnala che diversi governi stanno cercando soluzioni per estendere la vita utile dei fondi. Tra le opzioni: la riallocazione di risorse verso progetti più avanzati, l’integrazione con programmi come InvestEU, e la creazione di veicoli per scopi speciali (SPV) per proseguire gli investimenti anche dopo il 2026. L’Italia, ad esempio, ha già annunciato la revisione del proprio piano nazionale, redistribuendo circa 15 miliardi di euro e incorporando progetti aggiuntivi finanziati da fondi di coesione.
5. Scenario base e scenario negativo
Il report presenta due possibili evoluzioni:
- Scenario base: la spesa NGEU prosegue anche dopo il 2026, consentendo un assorbimento quasi totale dei fondi in tutti i Paesi, tranne la Spagna, che arriverebbe solo al 70%.
- Scenario negativo: solo il 30% della spesa prevista dopo il 2026 viene effettivamente realizzato. In questo caso, la crescita del PIL dei quattro Paesi sarebbe inferiore di 0,5 punti percentuali rispetto allo scenario base, con la Grecia in stagnazione, e rallentamenti in Italia (+0,3%), Portogallo e Spagna (entrambi poco sopra l’1%). L’impatto complessivo sull’Eurozona sarebbe contenuto (-0,2 punti di PIL), mitigato dalla forte espansione fiscale tedesca.
Metodologia
L’analisi si basa su dati di spesa ufficiali dei programmi nazionali NGEU e su simulazioni economiche condotte attraverso il Global Economic Model (GEM), un modello macroeconomico utilizzato per valutare gli effetti di scenari alternativi sulla crescita e sui conti pubblici. Il documento integra inoltre informazioni provenienti da dichiarazioni ufficiali della Commissione Europea e da fonti governative dei Paesi analizzati.
Obiettivi
Il report mira a valutare la sostenibilità della ripresa europea una volta terminato il ciclo di finanziamenti straordinari del NGEU, stimando gli effetti di un’interruzione prematura sugli investimenti, sulla crescita e sulla convergenza tra i Paesi dell’Eurozona.
Chiarisce inoltre che la competitività futura dipenderà dalla capacità dei governi di mantenere continuità nella spesa pubblica e di completare i progetti già avviati attraverso meccanismi di flessibilità, rifinanziamento e cooperazione europea.
Conclusioni
Il documento conclude che la fine del NGEU nel 2026 rappresenta un rischio tangibile per la stabilità macroeconomica del Sud Europa. L’assorbimento dei fondi procede a rilento e, senza estensioni o strumenti alternativi, i Paesi interessati rischiano un calo degli investimenti pubblici e un rallentamento della crescita nel 2027.
Gli autori prevedono che la Commissione Europea adotterà un approccio pragmatico, consentendo la prosecuzione dei progetti oltre le scadenze formali, come già avvenuto in passato con i fondi di coesione. Le misure correttive in corso — riallocazione delle risorse, creazione di SPV e cofinanziamenti nazionali — indicano che la spesa post-2026 è non solo probabile ma necessaria per evitare un nuovo divario economico nell’Eurozona.
Il Research Briefing sottolinea infine che la gestione del dopo-NGEU sarà un test cruciale per la politica fiscale europea, determinante per mantenere la coesione economica e politica dell’Unione nei prossimi anni.
Dettagli del Report
- Autore: Oxford Economics
- Anno di Pubblicazione: 2025
- Numero di Pagine: 4
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