L’Italia apre la via alla giustizia intergenerazionale: approvata la Valutazione di Impatto delle Leggi

RedazioneRedazione
| 30/10/2025
L’Italia apre la via alla giustizia intergenerazionale: approvata la Valutazione di Impatto delle Leggi

La Camera approva in via definitiva la VIG (Valutazione di Impatto delle Leggi): ogni nuova legge dovrà valutare gli effetti sociali e ambientali sulle generazioni future. È la prima volta che un Paese europeo rende obbligatoria l’equità intergenerazionale nel processo legislativo.

Proposta dall’ASviS fin dal 2016, la misura trasforma la riforma costituzionale del 2022 in un obbligo operativo per Governo e Parlamento. Giovannini: “Il futuro entra davvero nel cuore della politica. Ma non basta una norma, serve un cambio di cultura.”

Un voto che cambia la grammatica della politica

L’Italia ha scelto di guardare avanti, non solo di amministrare il presente. Con il voto definitivo della Camera dei Deputati, il Parlamento ha approvato la Valutazione di Impatto Generazionale (VIG), uno strumento che obbliga Governo e Parlamento a valutare, prima di ogni nuova legge, gli effetti che le scelte politiche avranno sui giovani e sulle generazioni future.

È una svolta silenziosa, ma epocale.
Per la prima volta, la sostenibilità sociale e ambientale diventa una componente strutturale del processo legislativo, al pari della sostenibilità economica.
Un principio che traduce in pratica la riforma costituzionale del 2022, quando l’articolo 9 della Costituzione inserì la tutela dell’ambiente e delle generazioni future tra i valori fondanti della Repubblica.

“Con questo voto – ha spiegato Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS – l’Italia diventa un Paese che legifera pensando anche al domani. È un passo di civiltà, che porta la sostenibilità dentro la macchina dello Stato”.

Dal principio alla pratica: otto anni di impegno

La Valutazione di Impatto Generazionale non nasce oggi.
È il risultato di un percorso che l’ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) porta avanti dal 2016, quando per la prima volta propose l’idea di leggi “amiche del futuro”.
Da allora, l’Alleanza, che riunisce oltre 320 organizzazioni della società civile, ha fatto della VIG una delle sue battaglie più emblematiche, portandola all’attenzione di governi e istituzioni.

La riforma costituzionale del 2022 fu il primo passo.
Con l’approvazione della VIG, la visione diventa ora obbligo giuridico: ogni legge dovrà essere accompagnata da un’analisi preventiva dei suoi effetti non solo finanziari, ma anche sociali e ambientali.
Un cambio di paradigma che, almeno sulla carta, costringe la politica a uscire dalla logica del breve termine.

“Le leggi non possono più essere cieche rispetto al futuro” ha ribadito Giovannini. “La VIG serve a rendere la sostenibilità un criterio politico e non solo un concetto etico”.

Cosa cambia concretamente: una lente sulle generazioni future

La Valutazione di Impatto Generazionale dovrà essere integrata nell’Analisi di Impatto della Regolamentazione (AIR), già obbligatoria per i provvedimenti normativi.
Questo significa che ogni nuova legge dovrà esplicitare quali effetti avrà sui giovani e sulle generazioni future, in termini ambientali, sociali e di equità intergenerazionale.

Il Governo avrà sei mesi per definire i decreti attuativi, che stabiliranno criteri e metodologie di valutazione.
È previsto, inoltre, un Osservatorio per l’Impatto Generazionale delle Leggi, istituito presso la Presidenza del Consiglio, con compiti di monitoraggio, analisi e proposta.
All’interno della stessa AIR sarà inclusa anche la valutazione di impatto di genere, rafforzando la coerenza tra politiche pubbliche, parità e sostenibilità.

In sostanza, la legge introduce un principio nuovo nel diritto pubblico italiano: le decisioni politiche devono rendere conto anche a chi non ha ancora voce, a chi non è nato o non vota ancora, ma subirà gli effetti delle scelte fatte oggi.

Giovannini: “Non basta una norma. Serve una rivoluzione culturale.”

L’ASviS celebra l’approvazione come una vittoria storica, ma invita alla prudenza.
“La VIG – avverte Giovannini – non può ridursi a un esercizio formale o a un rituale burocratico. Deve essere fatta bene, con competenza e trasparenza, e deve coinvolgere la società civile”.

Proprio per questo, l’Alleanza sta lavorando con economisti, giuristi e scienziati per costruire metodologie solide, ispirate anche al lavoro in corso a Bruxelles, dove la Commissione europea sta preparando per il 2026 la prima Strategia per la Giustizia Intergenerazionale.

“L’Italia – aggiunge Giovannini – può essere un laboratorio europeo di buone pratiche. Ma servirà volontà politica e una capacità tecnica all’altezza della sfida”.

Un cambio di passo necessario per un Paese in debito col futuro

Il senso profondo della VIG va oltre la procedura: è un tentativo di ricucire il patto generazionale.
In un Paese segnato da squilibri demografici, precarietà, diseguaglianze e un debito pubblico enorme, l’equità intergenerazionale non è più solo una questione morale, ma una necessità economica e democratica.

Come ricordano i co-presidenti dell’ASviS, Pierluigi Stefanini e Marcella Mallen, “il futuro entra finalmente nel cuore delle decisioni politiche. È un atto di responsabilità verso i giovani, che oggi vivono una condizione di fragilità strutturale: pensioni incerte, salari bassi, mobilità sociale ridotta, poca fiducia nelle istituzioni”.

Con la VIG, la politica italiana accetta – almeno formalmente – di rendere conto anche al futuro, un concetto che fino a pochi anni fa sarebbe sembrato quasi utopico.

Il contesto europeo e globale: un segnale che anticipa l’Agenda 2030

La VIG si inserisce nel solco dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, che chiede ai governi di adottare politiche sostenibili sotto il profilo economico, sociale e ambientale.
L’Italia, con questa misura, diventa uno dei pochi Paesi ad aver introdotto un meccanismo vincolante per garantire l’equità tra generazioni.

È un segnale importante anche sul piano europeo.
In Germania e nei Paesi nordici si discutono modelli simili, ma nessuno li ha ancora resi obbligatori.
L’approvazione italiana potrebbe, dunque, rappresentare un precedente, spostando il baricentro della sostenibilità dal dibattito politico alla responsabilità legislativa.

Un futuro che diventa parametro politico

Il merito di questa legge non è solo tecnico, ma concettuale.
Con la VIG, il futuro smette di essere una parola astratta e diventa una categoria politica concreta, un criterio di valutazione per le decisioni del presente.
Non è solo un modo diverso di scrivere le leggi: è un modo diverso di concepire la democrazia.

In una società dominata dal breve termine e dalle urgenze quotidiane, la VIG ricorda ai decisori pubblici che governare significa assumersi la responsabilità del tempo lungo.
È, in fondo, una legge che chiede ai politici di guardare oltre il ciclo elettorale, e ai cittadini di pensarsi non solo come elettori, ma come antenati.

Un passaggio di maturità per la Repubblica

La Valutazione di Impatto Generazionale segna un passaggio di maturità per la Repubblica.
Non è una legge perfetta, ma è una legge necessaria: impone di pensare alle conseguenze di ciò che si decide, prima ancora di deciderlo.
In un Paese spesso accusato di vivere alla giornata, la VIG è una scommessa sul tempo, sulla memoria e sulla responsabilità.

Ed è proprio da questa consapevolezza che potrebbe nascere una nuova cultura del governo, capace di legare etica, economia e visione.
Perché in fondo, come ricorda Giovannini, “non c’è sviluppo sostenibile senza giustizia tra generazioni e non c’è giustizia senza la capacità di pensare oltre il presente”.

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