L’estromissione umana dal lavoro e il caso Amazon

| 28/10/2025

Ricordo che la prima volta che mi è capitato di assistere a una rinuncia umana a favore di una macchina fu più di dieci anni fa quando in aeroporto una gentile signora al banco del check-in Alitalia, anche se non c’era nessuno in fila, mi suggerì di usare un totem digitale per stampare le mie carte d’imbarco al suo posto. Io avevo compreso che l’automazione avanzava nel mondo del lavoro e quel totem, e tutto quello che è venuto dopo, avrebbe rubato il lavoro a quella signora e a tanti suoi colleghi. Eppure, l’impiegata che promuoveva l’uso del suo surrogato informatico, sembrava contenta di scaricarsi di un po’ di lavoro e non capiva che la società di gestione dell’aeroporto dopo qualche anno avrebbe scaricato lei. Negli anni a venire di segnali di quel genere ne sono capitati diversi in contesti differenti: nei grandi magazzini, nelle banche, nelle stazioni ferroviarie e nei servizi di consulenza telefonica di grandi compagnie private.

Alcuni anni fa su un quotidiano mi era capitato di commentare come i braccialetti che Amazon stava facendo indossare ai suoi dipendenti che preparavano le spedizioni, prelevando la merce dagli scaffali e riempendo i pacchi da spedire, non servissero tanto per monitorarli (unica preoccupazione dei sindacati poco informati sulla potenza dell’informatica), ma per raccogliere i dati delle loro azioni umane da fornire ai software che guidavano i robot che, anche tramite quei dati, presto avrebbero imparato a sostituirli.

È passato qualche anno da allora e adesso il New York Time rivela che Amazon prevede di sostituire negli USA più di mezzo milione di posti di lavoro umani con dei robot. Secondo quanto ha riportato il New York Times, citando alcuni documenti aziendali interni, i manager di Amazon hanno comunicato al consiglio di amministrazione che l’automazione robotica potrà consentire all’azienda di evitare un aumento dei dipendenti nei prossimi anni anche di fronte alla previsione di un raddoppio delle vendite di prodotti entro il 2033. In particolare, negli USA Amazon, aumentando l’impiego dei robot prevede di evitare 160 mila assunzioni entro il 2027 e un totale di 600 mila nuove assunzioni nell’arco di un decennio. Nel contempo, assumendo i robot al posto dei lavoratori in carne e ossa, sarà capace di risparmiare circa 30 centesimi di dollaro a confezionamento con maggiori utili di miliardi di dollari in alcuni anni.

La più grande azienda di e-commerce al mondo ha coinvolto una squadradi specialisti di robotica per definire come raggiungere l’obiettivo di automatizzare, tramite l’impiego di robot dotati di sistemi di intelligenza artificiale, il 75% delle sue attività logistiche. Anche per il ruolo che ha un’azienda come Amazon, siamo di fronte a una decisione che trasformerà il mondo del lavoro in America, dove l’azienda impiega 1,2 milioni di lavoratori,e successivamente in quasi tutte le nazioni del mondo.

Amazon, infatti, non è soltanto un’azienda di e-commerce, è anche un enorme laboratorio avanzato di automazione logistica. Le sue innovazioni spesso diventano standard tecnologici nel settore. I fornitori, i concorrenti e i partner logistici più volte hanno replicato le soluzioni di Amazon per essere competitivi in termini di costi, velocità e sicurezza. In altre parole, ciò che Amazon fa oggi, molte aziende lo faranno domani. E tutti quelli che in Italia, giustamente, sono preoccupati per gli alti tassi di disoccupazione e i bassi salari, dovranno aggiungere una nuova preoccupazione che nasce da una concreta sostituzione del lavoro umano con quello dei robot.

I vertici di Amazon non hanno smentito le rivelazioni del quotidiano newyorkese e si sono limitati a precisare che si tratta di una scelta di una delle sue divisioni aziendale. Nei fatti, quindi, hanno confermato questa scelta di sostituzione umana, anche se hanno aggiunto che per le feste natalizie assumeranno temporaneamente molte migliaia di lavoratori stagionali per far recapitare per tempo i regali di Natale ai suoi clienti.

Tra le diverse tendenze nell’approccio e nella gestione dell’utilizzo dei sistemi digitali vi è un orientamento che spinge sempre più per la sostituzione dell’umano con la macchina. Per far svolgere ai computer e ai loro software ‘intelligenti’ funzioni e compiti sempre più completi e di rimpiazzo delle persone. Questa tendenza, che è stata largamente adottata da Amazon, potremmo chiamarla di auto-estromissione umana, generata dall’intromissione dei sistemi artificiali nella nostra vita.

Siamo di fronte a quello che gli anglosassoni chiamano downskilling, una nuova forma di dequalificazione di operai e impiegati operata per mezzo dell’introduzione di macchine molto sofisticate capaci di fare come loro o meglio di loro. Gli esempi che si possono citare sono tanti e aumentano ogni giorno: le cassiere dei negozi, gli autisti di Uber, i rider, i formatori dei sistemi di IA generativa, i programmatori, i giornalisti, i camerieri, i traduttori, fino agli attori Hollywoodiani.

Naturalmente di fronte alla estromissione di tanti lavoratori, l’avvento diffuso degli automi sta anche richiedendo la creazione di nuove figure professionali a servizio della robotizzazione dei luoghi di lavoro. Personale tecnico, specialisti informatici, esperti di meccatronica, pianificatori della logistica automatizzata e altri simili. Tuttavia, è necessario notare come il numero di questi professionisti che troveranno lavoro sarà di alcuni ordini di grandezza inferiore al numero dei lavoratori che saranno sostituiti dai robot.

Se questa tendenza dovesse affermarsi su larga scala – tutto sembra andare in questa direzione – ed essere vittoriosa, il mondo del lavoro diventerà postumano in tempi non molto lunghi. Forse verranno creati i sindacati dei robot, mentre i sindacati tradizionali vedranno il loro ruolo diventare sempre meno rilevante. Si tratta di un futuro che è già pronto e potrebbe sorprendere i tanti che ancora lo credono remoto.

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