Milano, la città che raddoppia i bit: 2 GW di data center per la nuova potenza digitale d’Europa

RedazioneRedazione
| 18/10/2025
Milano, la città che raddoppia i bit: 2 GW di data center per la nuova potenza digitale d’Europa

L’AI spinge Milano in prima linea: nei prossimi cinque anni i data center moltiplicheranno per dieci la capacità installata. Energia, reti e sostenibilità ridisegnano la mappa industriale della Lombardia.

Dai 200 MW attuali a circa 2 GW: la provincia di Milano corre verso una scala “hyperscale”. Collegamenti diretti all’alta tensione, oltre 3 GW termoelettrici tra costruiti e autorizzati, accelerazione su rinnovabili e PPA. Nonostante i costi elettrici storicamente elevati, gli operatori non arretrano: l’Europa converge, l’Italia si candida a nuovo hub del cloud nel Mediterraneo.

La svolta: perché Milano è diventata terreno di atterraggio per l’AI

La trasformazione è rapida e tangibile. Secondo le stime condivise da A2A, l’area milanese passerà in cinque anni da circa 200 MW a intorno ai 2 GW di capacità data center. È un cambio di scala che va oltre la cronaca di settore: significa ripensare energia, logistica, urbanistica e filiere tecnologiche in un’unica regia.
La spinta arriva dall’intelligenza artificiale — addestramento e inferenza richiedono calcolo continuo, bassa latenza e sicurezza fisica. In questo scenario Milano offre posizione geografica centrale, densità di imprese, collegamenti internazionali e una rete elettrica in progressivo irrobustimento. Tradotto: meno attrito operativo per gli hyperscaler e più certezze per gli investitori.

La matematica dell’energia: quando i server pesano come una città

Oggi la domanda di punta di Milano è intorno a 1,5 GW. A regime, la sola nuova capacità dei data center potrebbe equivalere a oltre il 130% del fabbisogno di picco cittadino. Non è un dettaglio tecnico: è la prova che la crescita digitale è eminentemente fisica.
Per evitare stress sulla rete di distribuzione urbana, i nuovi siti verranno allacciati alla rete ad alta tensione o direttamente agli impianti di generazione. È una scelta industriale precisa: eliminare colli di bottiglia, minimizzare perdite, garantire continuità. E richiede una cabina di regia comune tra operatori elettrici, istituzioni e sviluppatori di campus.

Offerta in rincorsa: rinnovabili in aumento, termoelettrico di backup

La Regione spinge su solare, eolico e accumuli, ma nel frattempo consolida la flessibilità termoelettrica: secondo A2A, oltre 3 GW di nuova potenza tra costruita, in costruzione o autorizzata sono già in pipeline. La logica è pragmatica: se l’AI non può fermarsi, serve una base dispatchable per coprire picchi, manutenzioni e stagionalità.
Il punto d’equilibrio è una matrice energetica ibrida: rinnovabili per abbattere le emissioni medie, gas ad alta efficienza (e, domani, idrogeno/blend) per evitare blackout. In parallelo, cresce l’interesse per sistemi di recupero del calore da data center verso reti di teleriscaldamento — un volano di efficienza che rende socialmente più accettabile l’espansione dei campus.

Costi e convergenza: perché il prezzo dell’energia non ferma gli hyperscaler

L’Italia ha sofferto storicamente prezzi elettrici più alti rispetto ad altri Paesi UE. Eppure gli sviluppatori non arretrano. Due ragioni:

  1. Convergenza europea dei costi lungo la filiera rinnovabile: “un pannello in Spagna o in Italia produce allo stesso costo”, come ricordato dal management A2A
  2. Diffusione dei Power Purchase Agreement (PPA) a lungo termine, che ancorano prezzo e origine rinnovabile, stabilizzando il conto economico e migliorando gli indici ESG.

In altre parole, l’energia non è più solo una commodity: diventa un servizio su misura, integrato con esigenze di uptime, carbon footprint e localizzazione dei carichi.

Geografia del cloud: Milano nel club europeo dei 2 gigawatt

Con il salto di capacità, Milano entra nel perimetro degli hub europei che contano — Francoforte, Amsterdam, Parigi, Dublino — ma con una differenza: spazio di crescita residuo e ruolo strategico nel corridoio mediterraneo dei cavi sottomarini.
La progressiva saturazione in alcuni mercati “FLAP-D” spinge gli operatori a cercare nuovi bacini elettrici e latenze competitive verso Africa, Medio Oriente e Balcani. Milano, con la sua densità industriale e i collegamenti di backhaul, offre una piattaforma naturale di atterraggio per workload AI, edge e disaster recovery multi-regione.

Sostenibilità come licenza operativa: dal watt pulito al calore utile

La pressione ambientale sui data center cresce: consumi, water footprint, urbanizzazione. Per questo i progetti più avanzati integrano:

  • PPA rinnovabili e criteri “hourly matching” per ridurre il carbon mismatch
  • Sistemi di free-cooling e ottimizzazione del PUE (con obiettivi <1,2 nei climi temperati)
  • Recupero del calore verso reti di teleriscaldamento, piscine, serre urbane
  • Battery storage e demand response per partecipare alla stabilizzazione di rete.

La sostenibilità non è un vezzo reputazionale: è la condizione economica e politica per ottenere permessi, consenso e finanza a costo competitivo.

Filiera e lavoro: una nuova manifattura immateriale

Dietro i campus arrivano appalti di costruzione, elettronica di potenza, HVAC avanzato, cybersecurity, facility management, servizi di connettività dark fiber, software di orchestrazione e MLOps. La Lombardia, forte di ingegneria e servizi avanzati, può attrarre investimenti diretti esteri e creare occupazione qualificata lungo tutta la catena del valore.
È la nascita di una manifattura immateriale: non produce acciaio, ma capacità computazionale; non esporta motori, ma latenza e resilienza.

Costi, tempi autorizzativi, narrativa pubblica

Dietro la crescita vertiginosa dei data center si nascondono tre fragilità che richiedono lucidità e pianificazione. La prima riguarda i costi e i tempi autorizzativi: linee ad alta tensione, cabine e infrastrutture di connessione richiedono processi complessi e spesso lenti, che possono trasformarsi nel vero collo di bottiglia della transizione digitale.
Per evitare ritardi strutturali, servirà una corsia preferenziale per i progetti strategici, trattando l’espansione della rete non come un’iniziativa privata, ma come un pilastro industriale nazionale, capace di sostenere crescita economica e competitività tecnologica.

La tenuta della rete

Il secondo rischio è legato alla tenuta della rete. Concentrando grandi carichi energetici in poche aree, aumenta la vulnerabilità a eventi estremi o interruzioni improvvise.
È per questo che ridondanza, reti ad anello e microgrid con sistemi di accumulo diventano elementi imprescindibili di sicurezza: un modo per garantire continuità operativa anche in condizioni di stress, trasformando l’affidabilità in un vantaggio competitivo.

La percezione pubblica

Infine, la sfida forse più delicata è quella della percezione pubblica. I data center sono infrastrutture silenziose, ma la loro presenza incide sul territorio, sull’ambiente e sulla disponibilità energetica.
Senza un patto chiaro con le comunità locali — che preveda il recupero del calore, monitoraggi ambientali costanti e contributi a progetti di energia condivisa — anche le migliori iniziative rischiano di incontrare resistenze.
La sostenibilità, oggi, non è solo un requisito tecnico: è una condizione di consenso. Perché la rivoluzione digitale possa radicarsi, dovrà essere percepita non come un consumo, ma come un beneficio collettivo.

La metropolitana dei bit

Se il Novecento ha costruito metropolitane per persone, il XXI secolo costruisce metropolitane per dati. I binari non sono d’acciaio, ma di rame e fibra; le stazioni non hanno banchine, ma sale bianche; l’orario non chiude mai.
Milano ha deciso di far passare la sua linea principale sotto le fondamenta della nuova economia: energia affidabile, calcolo abbondante, rete capillare.
La sfida vera non è accumulare megawatt, ma trasformarli in vantaggio competitivo: attrarre intelligenza, consolidare filiere, produrre innovazione che resti sul territorio.
Se riuscirà a coniugare potenza, sostenibilità e consenso, Milano diventerà il cardine mediterraneo della geografia digitale europea. Non un semplice polo di server, ma un’infrastruttura civile: la dorsale silenziosa su cui correrà — in modo sicuro e continuo — la prossima generazione di servizi, imprese e idee.

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