Euro digitale, la sicurezza che spaventa le banche. Il paradosso della BCE

RedazioneRedazione
| 10/10/2025
Euro digitale, la sicurezza che spaventa le banche.  Il paradosso della BCE

Un futuro più sicuro per i pagamenti europei, ma anche una potenziale minaccia per l’equilibrio del sistema bancario. L’euro digitale promette di rafforzare la sovranità economica dell’Europa, ma apre interrogativi sulla fiducia, sulla liquidità e sul ruolo delle banche in un’economia sempre più senza contanti.

Nel cuore di Francoforte, tra le stanze dove si decide il futuro del denaro europeo, si è acceso un dibattito che va ben oltre la tecnologia. L’euro digitale, la nuova frontiera della moneta unica, è stato concepito come un baluardo di sovranità finanziaria, una risposta europea alla corsa globale verso le valute digitali di Stato. Ma una simulazione della Banca Centrale Europea (BCE) ha svelato un paradosso inquietante: quella che dovrebbe essere una moneta più sicura potrebbe, in caso di crisi, svuotare i conti correnti e mettere in difficoltà le stesse banche che oggi reggono l’economia reale.

In uno scenario di panico finanziario, secondo la BCE, fino a 700 miliardi di euro — l’equivalente dell’8% dei depositi retail dell’Eurozona — potrebbero essere spostati in poche ore dai conti bancari tradizionali verso portafogli digitali garantiti direttamente dalla banca centrale.
Un “flight to safety digitale” che, sebbene considerato improbabile, mette a nudo una verità scomoda: la fiducia, più ancora della liquidità, resta la vera moneta del XXI secolo.

La simulazione che ha fatto tremare i corridoi di Francoforte

Il test condotto dalla BCE, richiesto dai legislatori europei, non è un esercizio accademico. È un test di fiducia nel sistema bancario stesso.
L’obiettivo: misurare quanto l’introduzione dell’euro digitale — un portafoglio elettronico direttamente emesso e garantito dalla BCE — potrebbe alterare l’equilibrio tra stabilità finanziaria e innovazione.

I risultati sono stati sorprendenti.
Con un limite individuale di 3.000 euro, ipotizzato come tetto massimo detenibile da ciascun cittadino, lo scenario peggiore prevede un esodo di quasi 700 miliardi di euro dai conti correnti commerciali. Non un collasso immediato, ma una pressione sistemica sufficiente a spingere 13 istituti su 2.025 oltre la soglia di sicurezza di liquidità (Liquidity Coverage Ratio).

Le banche più piccole, meno capitalizzate e più esposte al retail, sarebbero le prime a soffrire.
La BCE definisce questo scenario “altamente improbabile”. Ma nella finanza, ciò che è improbabile non è mai impossibile: la storia recente — da Lehman Brothers al caso SVB — insegna che la paura si muove più veloce dei modelli previsionali.

Un sistema bancario che potrebbe svuotarsi dall’interno

Dietro i numeri c’è un punto cruciale: la fiducia nei confronti delle banche commerciali.
L’euro digitale, concepito come un mezzo di pagamento sicuro e moderno, introdurrebbe per la prima volta un concorrente diretto alle banche nel custodire la liquidità dei cittadini. Se detenere denaro “presso la BCE” diventa possibile e percepito come più sicuro, perché lasciarlo in un istituto privato?

In una crisi, questa percezione potrebbe diventare una profezia che si autoavvera.
Gli sportelli non verrebbero assediati fisicamente, ma digitalmente: milioni di trasferimenti, istantanei e irrevocabili, innescherebbero una “digital bank run” su scala continentale.
Un fenomeno che la BCE sa di non poter escludere e che, nel mondo delle transazioni in tempo reale, potrebbe materializzarsi in poche ore.

Un equilibrio fragile tra innovazione e rischio sistemico

Per limitare i rischi, la BCE ha testato soglie di detenzione più basse — 500, 1.000 e 2.000 euro — con risultati proporzionalmente più gestibili.
Le soglie individuali diventano così un vero e proprio strumento di politica monetaria preventiva: un modo per mantenere la stabilità del sistema senza soffocare l’innovazione.

Eppure, la questione resta aperta.
Un limite troppo basso renderebbe l’euro digitale poco attrattivo per i cittadini e le imprese; uno troppo alto potrebbe ridurre la liquidità disponibile per il credito e erodere la redditività delle banche, già sotto pressione dopo anni di tassi negativi.
Secondo la BCE, un tetto di 3.000 euro ridurrebbe in media di 30 punti base il rendimento sul capitale (ROE) del settore bancario: un impatto apparentemente modesto, ma potenzialmente destabilizzante in un contesto di margini risicati e di crescente concorrenza fintech.

La partita politica dell’euro digitale

Oltre l’economia, c’è la politica.
Il progetto dell’euro digitale non nasce solo come evoluzione tecnologica, ma come scelta di sovranità. L’Europa vuole emanciparsi dai sistemi di pagamento dominati dagli Stati Uniti — Visa, Mastercard, PayPal — e dalle minacce sistemiche delle big tech globali.
Ma l’ambizione politica si scontra con la prudenza istituzionale: i ministri delle Finanze dell’UE hanno approvato una roadmap per il lancio, ma si sono riservati il diritto di decidere tempi e modalità di implementazione.

L’Unione sa che una mossa troppo rapida potrebbe generare conseguenze non lineari: una valuta digitale è molto più di un nuovo strumento di pagamento, è un architrave di potere economico e psicologico.
Nel denaro, dopotutto, non conta solo chi lo stampa, ma chi ispira fiducia a detenerlo.

Criptovalute, ETF e la nuova geografia della fiducia

Mentre l’Europa studia come digitalizzare la propria moneta, il mondo finanziario corre già avanti.
Gli ETF su criptovalute hanno registrato afflussi record per 5,95 miliardi di dollari in una sola settimana, e Bitcoin ha superato la soglia dei 100.000 dollari.
Non si tratta solo di speculazione: è un segnale di come il valore della fiducia si stia spostando verso entità percepite come più “libere” o meno manipolabili dai governi.

L’euro digitale, in questo contesto, è un tentativo di riconquistare quella fiducia nel perimetro dell’istituzione pubblica. Ma per farlo, la BCE dovrà dimostrare di poter garantire sicurezza senza controllo e innovazione senza destabilizzare chi, oggi, ancora sostiene l’economia reale.

Il futuro dell’euro digitale: tra visione e vertigine

La lezione che emerge dallo studio della BCE è chiara: la tecnologia non è neutra.
Ogni innovazione nel campo monetario riscrive le dinamiche del potere, spostando equilibri tra pubblico e privato, tra fiducia e rischio.
L’euro digitale potrebbe essere la chiave per un’Europa più sovrana e competitiva, ma solo se costruito con equilibrio, trasparenza e gradualità.

Per la prima volta nella storia, il denaro non è più solo un mezzo di scambio: è un’infrastruttura di fiducia digitale.
E in un mondo in cui la fiducia può evaporare con un clic, il vero banco di prova dell’euro digitale non sarà tecnologico, ma umano.

Barberio & Partners s.r.l.

Via Donatello 67/D - 00196 Roma
P.IVA 16376771008

Policy
Privacy Policy
Cookie Policy
Termini e Condizioni
iscriviti alla nostra newsletter
Questo sito è protetto da reCAPTCHA e la Informativa sulla Privacy di Google, nonché i Termini di Servizio sono applicabili.