Le 10 principali aziende produttrici di droni nel mondo

RedazioneRedazione
| 29/09/2025

Dal conflitto in Ucraina alle smart cities: i droni sono al centro di un’industria che vale miliardi e di una sfida geopolitica cruciale.

Gli aeroporti di Copenaghen e Oslo sono rimasti chiusi per ore dopo l’avvistamento di droni non identificati. Solo nello scalo danese, il più trafficato dei Paesi nordici, si sono registrati oltre 30 voli dirottati, un centinaio cancellati e 20mila passeggeri coinvolti. Le autorità hanno parlato di un “attore capace”, mentre la premier danese Mette Frederiksen ha definito l’episodio un vero e proprio attacco a un’infrastruttura critica, senza escludere un legame con la Russia – che ha respinto ogni accusa.

Questo episodio dimostra quanto la tecnologia dei droni sia ormai entrata nel cuore della vita contemporanea. Non più strumenti di nicchia, i droni hanno assunto un ruolo cruciale su più fronti: da un lato il conflitto tra Ucraina e Russia ha evidenziato la loro capacità di ridefinire scenari militari; dall’altro, nel mondo civile, trovano applicazione in edilizia, agricoltura, cinema, social media e perfino mobilità urbana. Israele, a sua volta, ha fatto dei droni una leva strategica per difesa e smart cities. Ma quali sono oggi le aziende che guidano questa trasformazione globale?

Dji, il gigante cinese che domina il mercato

Il leader indiscusso è Dji, colosso cinese con sede a Shenzhen, che nel 2024 ha raggiunto ricavi per 11,2 miliardi di dollari (80,1 miliardi di yuan), conquistando oltre il 70% del mercato civile: una concentrazione rarissima in altri settori hi-tech.

Fondata nel 2006, Dji conta oggi più di 14mila dipendenti e ha trasformato il drone da oggetto amatoriale a strumento professionale globale. Le serie Mavic, Phantom e Inspire sono diventate lo standard per riprese aeree, sorveglianza delle infrastrutture e monitoraggio agricolo.

Il segreto del successo non è solo l’ampiezza della gamma, ma l’innovazione continua: algoritmi di volo autonomo, sistemi di evitamento ostacoli, fotocamere ad altissima risoluzione. Dji sta investendo anche nella urban air mobility: velivoli elettrici a guida autonoma per il trasporto urbano. Progetti ancora sperimentali, ma già al centro di dibattiti politici e regolatori, soprattutto negli Stati Uniti, dove i prodotti dell’azienda sono finiti sotto restrizioni per ragioni di sicurezza e privacy.

AeroVironment: il campione militare americano

La principale concorrente di Dji è la statunitense AeroVironment, specializzata in droni militari di piccole dimensioni. Fondata nel 1971, è oggi uno dei principali fornitori del Pentagono e della NATO, con modelli celebri come Raven, Switchblade, Wasp e Puma.

Nel 2024 ha registrato 716 milioni di dollari di ricavi, saliti a 821 milioni l’anno successivo (+14%). Oltre ai droni, sviluppa robot mobili, sensori e software di analisi per applicazioni tattiche e di intelligence.

Insitu: la divisione droni di Boeing

Sempre negli Stati Uniti si distingue Insitu, controllata da Boeing, con sede a Bingen (Washington). Nel 2024 ha raggiunto 603 milioni di dollari di ricavi, puntando sui droni a lungo raggio senza pilota destinati a clienti governativi e militari.

I modelli di punta, come ScanEagle, Integrator e RQ-21A Blackjack, sono utilizzati in missioni di sorveglianza e difesa. Insitu sviluppa anche applicazioni civili, ma resta soprattutto un player strategico per la sicurezza nazionale americana.

Autel Robotics: la risposta cinese a Dji

La cinese Autel Robotics, fondata nel 2014, ha registrato 500 milioni di dollari di fatturato nel 2024. La crescita è stata trainata dalla serie EVO, pensata per fotografia, videografia e ispezioni industriali.

La sua espansione negli Stati Uniti è stata favorita dalle restrizioni contro Dji, permettendole di conquistare quote nel mercato occidentale. Alcuni suoi modelli sono stati utilizzati anche in scenari bellici, sollevando polemiche sull’uso duale della tecnologia.

Skydio: la promessa californiana

La californiana Skydio, fondata nel 2014, è oggi il più grande produttore statunitense di droni commerciali. Nel 2024 ha fatturato 180 milioni di dollari, con una produzione di circa 40mila unità.

La sua forza è il volo autonomo basato su intelligenza artificiale e computer vision, sviluppato in collaborazione con partner come Nvidia. I suoi droni sono utilizzati da agenzie federali e forze di polizia americane, a conferma di come l’origine tecnologica sia ormai un tema cruciale di sicurezza nazionale.

Parrot: la bandiera europea

In Europa il marchio di riferimento è Parrot, azienda francese che nel 2024 ha registrato 85 milioni di dollari di ricavi (+20%). Dopo aver abbandonato il segmento consumer, si è concentrata sui droni professionali e per la difesa.

Il modello di punta, ANAFI Ai, è il primo drone con connettività 4G per uso enterprise. Parrot si distingue per l’attenzione alla sicurezza informatica e per un ecosistema open-source, coerente con le normative europee sulla privacy.

Wingtra: la startup svizzera che innova

La svizzera Wingtra, nata nel 2017 da un team dell’ETH di Zurigo, è specializzata in droni VTOL (Vertical Take-Off and Landing). Nel 2024 ha registrato 80 milioni di dollari di ricavi.

I suoi modelli combinano decollo verticale e volo orizzontale, con una precisione di mappatura fino a 1 centimetro. Sono impiegati in rilievi topografici, miniere, cantieri e monitoraggi ambientali.

EHang: dalla Cina all’air mobility

La cinese EHang, fondata nel 2014, è un pioniere dei droni passeggeri eVTOL. Nel 2024 ha fatturato 63,4 milioni di dollari, imponendosi come punto di riferimento per la urban air mobility.

I suoi velivoli autonomi a due posti, insieme alle infrastrutture per vertiporti e gestione del traffico aereo urbano, sono già in fase di test in diverse smart cities.

Delair: la precisione francese

La francese Delair ha chiuso il 2024 con 33 milioni di dollari di ricavi, raddoppiando il fatturato per tre anni consecutivi. È specializzata in droni a lungo raggio per rilievi, mappature e ispezioni industriali, con applicazioni crescenti nei settori dell’energia, delle costruzioni e dell’agricoltura di precisione.

Airobotics: l’autonomia israeliana

Infine, l’israeliana Airobotics, con 10 milioni di dollari di ricavi nel 2024 e commesse già a quota 16,9 milioni, è tra i pionieri dei sistemi drone-in-a-box: piattaforme autonome che decollano, volano e si ricaricano senza intervento umano.

Usati in contesti industriali e urbani, i droni Airobotics rappresentano una delle soluzioni più promettenti per la sorveglianza continua di infrastrutture critiche e smart cities.

Conclusione

Dal colosso cinese Dji ai player specializzati in mobilità urbana o applicazioni industriali, il settore dei droni è entrato in una fase di maturazione accelerata. Sicurezza, difesa, infrastrutture e creatività convivono nello stesso ecosistema tecnologico. Ma la vera partita non si gioca solo sull’innovazione dei modelli: riguarda la geopolitica dei dati e del controllo aereo. Perché i droni, ormai, non sono più giocattoli volanti: sono strumenti di potere.

L’articolo qui pubblicato rientra in una collaborazione tra IF-Italia nel Futuro e TRUENUMB3RS, che ci consente di attingere alle sue banche dati.
Barberio & Partners s.r.l.

Via Donatello 67/D - 00196 Roma
P.IVA 16376771008

Policy
Privacy Policy
Cookie Policy
Termini e Condizioni
iscriviti alla nostra newsletter
Questo sito è protetto da reCAPTCHA e la Informativa sulla Privacy di Google, nonché i Termini di Servizio sono applicabili.