Longevity economy: il business da 12,6 miliardi

RedazioneRedazione
| 18/09/2025

La corsa alla longevità, ormai diventata un’industria da 12,6 miliardi di dollari, rappresenta il cuore della longevity economy, un settore che intreccia biotech, ricerca anti-aging, economia della salute e grandi ambizioni politiche.

Dalle visioni di Xi Jinping e Vladimir Putin, che immaginano vite fino a 150 anni, al business globale del ringiovanimento cellulare, passando per integratori e cosmetici anti-aging, fino ai farmaci contro le malattie croniche: la longevity economy abbraccia ricerca scientifica, startup miliardarie e strategie di finanza globale, insieme al sogno di vita eterna inseguito dai big della Silicon Valley e da protagonisti di Hollywood. Un settore in espansione che alterna successi clamorosi e flop fragorosi, ma che continua ad attrarre capitali e attenzione mondiale.

Il sogno di Xi e Putin: vivere 150 anni attraverso le biotech

Alla parata militare di Pechino di inizio settembre, l’attenzione non è stata catturata solo dai missili e dalle uniformi. A sorprendere è stato un dialogo, captato dai microfoni e rilanciato dai media di Stato, tra Xi Jinping e Vladimir Putin. Entrambi 72enni, i due leader hanno parlato apertamente di longevità. Xi ha ipotizzato che un giorno gli esseri umani possano vivere fino a 150 anni, mentre Putin ha evocato trapianti di organi come via d’accesso a una sorta di “immortalità”.

Un botta e risposta che sembra uscito da un film di fantascienza, ma che in realtà riflette una tendenza concreta e in rapida crescita: l’ossessione globale per l’anti-aging e la longevità. Non più soltanto un sogno visionario, ma un settore scientifico ed economico che vale già decine di miliardi di dollari e che attrae leader politici, miliardari della tecnologia e centri di ricerca di tutto il mondo.

Longevity economy: il nuovo driver economico della salute e del benessere

Secondo i dati disponibili, negli ultimi 25 anni la ricerca sull’invecchiamento ha attirato oltre 12,6 miliardi di dollari di investimenti. Ciò che un tempo appariva come una nicchia sperimentale è oggi un comparto comparabile alle biotecnologie tradizionali, capace di intercettare capitali significativi e costanti.

Il trend è in forte crescita. Nel 2025, il round medio di finanziamento per una startup del settore ha raggiunto i 43 milioni di dollari, segnando un aumento del 20% rispetto a dieci anni prima. Un segnale evidente: la longevità è ormai considerata un terreno solido per gli investitori globali.

Tuttavia, non tutti i progetti si svolgono sotto i riflettori della Silicon Valley. Accanto alla trasparenza occidentale, Paesi come Cina e Russia, protagonisti indiretti proprio grazie alle parole di Xi e Putin, stanno sviluppando iniziative simili, ma con dati meno accessibili al pubblico.

La “longevity economy” è un concetto dai confini ampi. Comprende il ringiovanimento cellulare, la produzione di integratori e programmi di benessere, e lo sviluppo di farmaci contro le patologie croniche legate all’età. Tre strade diverse, ma unite dallo stesso obiettivo: trasformare l’allungamento della vita in un business globale.

La corsa al ringiovanimento: il business globale da 5,1 miliardi

Il settore più ambizioso della longevity economy è quello del rejuvenation cellulare, la ricerca che mira a riportare le cellule a uno stato più giovane per prolungare la vita sana. In questa sola area sono stati investiti 5,1 miliardi di dollari, superando persino i budget di interi programmi pubblici di ricerca biomedica.

Tra i protagonisti c’è Altos Labs, fondata nel 2022 e sostenuta da investimenti record pari a 3 miliardi di dollari. L’azienda dispone di laboratori tra Stati Uniti e Giappone e ha ingaggiato alcuni dei più brillanti scienziati al mondo.

Accanto ad Altos Labs operano altre realtà emergenti:

  • Retro Biosciences, sostenuta da Sam Altman (OpenAI), ha raccolto 180 milioni di dollari.
  • NewLimit, con oltre 200 milioni di dollari e investitori come Brian Armstrong, lavora alla riprogrammazione cellulare.
  • Juvenescence, che ha ottenuto 300 milioni di dollari, punta a terapie farmacologiche per contrastare le malattie legate all’età.

Oggi circa 80 aziende nel mondo sono attive su questa frontiera, segno che la corsa al ringiovanimento non è più solo un esperimento, ma un vero business globale.

Le nuove frontiere dell’anti-aging: biotecnologie al servizio del benessere

Non tutto ruota intorno a cellule e geni. Una parte consistente della longevity economy è concentrata su integratori, cosmetici e programmi di benessere, un comparto che già oggi vale 2,6 miliardi di dollari.
Tra i nomi più noti spicca Elysium Health, che ha raccolto 400 milioni di dollari, seguita da Viome Life Sciences, che ha superato i 230 milioni con un contributo diretto del fondatore Naveen Jain. Anche LNutra, sostenuta da Stéphane Bancel (CEO di Moderna), ha attirato 47 milioni di dollari.
Il messaggio è chiaro: la cura quotidiana di sé non è più solo una scelta individuale, ma una nuova frontiera economica, con startup e investitori pronti a trasformare lo stile di vita in business strutturato.

Malattie croniche: il grande ostacolo della longevità

Un altro pilastro della longevity economy riguarda le malattie croniche. Qui l’obiettivo non è ringiovanire le cellule, ma sviluppare farmaci in grado di trattare in modo mirato le patologie legate all’età.

Il comparto ha già visto affluire 4,9 miliardi di dollari. Tra le aziende più rilevanti:

  • BioAge Labs, che ha raccolto 559 milioni ed è sbarcata in borsa nel 2024.
  • BioSplice Therapeutics e Celularity, entrambe con 600 milioni di dollari.
  • Insilico Medicine, che ha superato i 500 milioni, puntando sull’intelligenza artificiale per scoprire nuove molecole.

Circa 60 aziende sono già impegnate su questa sfida, che rappresenta una delle strade più concrete verso l’allungamento della vita.

Longevità estrema: sogni infranti e flop della scienza anti-aging

Non tutti i progetti hanno avuto successo. Unity Biotechnology è l’esempio più noto di un sogno infranto. Nata nel 2013 con l’obiettivo di contrastare le malattie degenerative, sostenuta da Jeff Bezos e capace di raccogliere 355 milioni di dollari, l’azienda non è mai riuscita a portare a mercato farmaci efficaci. Dopo anni di difficoltà, è stata rimossa dal Nasdaq e infine dissolta.

Un caso emblematico che ricorda come la longevity economy, pur muovendo miliardi, resti un settore ad altissimo rischio, esposto a tempi lunghi di ricerca e a fallimenti improvvisi.

Vita eterna: la nuova ossessione dei miliardari

Dietro i capitali che alimentano il sogno della longevità si trovano soprattutto i grandi nomi della tecnologia. Peter Thiel, Sam Altman e Brian Armstrong sono tra i più attivi, insieme a colossi del venture capital come Vinod Khosla e Andreessen Horowitz, che hanno investito oltre un miliardo di dollari in startup del settore.

Ma la corsa alla vita eterna ha attratto anche volti noti di Hollywood e della finanza: Kevin Hart, Matt Damon e Marc Benioff hanno partecipato a diversi round di investimento.
Le motivazioni non sono solo economiche. Per alcuni, come Naveen Jain, l’impegno nella ricerca sulla longevità nasce da esperienze personali: la morte del padre per tumore lo ha spinto a investire in prima persona 30 milioni di dollari in Viome Life Sciences.

La longevità, dunque, non è più solo un affare per laboratori e ricercatori. È un tema che intreccia tecnologia, politica, passioni personali e business globale. Tanto da entrare nelle conversazioni dei leader mondiali, come Xi Jinping e Vladimir Putin, che davanti alle telecamere hanno reso pubblica la nuova ossessione del secolo: spingersi oltre i limiti della vita umana.

L’articolo qui pubblicato rientra in una collaborazione tra IF-Italia nel Futuro e TRUENUMB3RS, che ci consente di attingere alle sue banche dati.
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