Oracle corre verso il trilione: l’AI cloud spinge Ellison a insidiare Musk

RedazioneRedazione
| 11/09/2025
Oracle corre verso il trilione: l’AI cloud spinge Ellison a insidiare Musk

Oracle si reinventa come potenza del cloud AI, firma contratti miliardari e scala i mercati a ritmi record. La sua ascesa ridefinisce il capitalismo tecnologico globale, tra valutazioni fuori scala, rischi regolatori e la nuova geopolitica della potenza di calcolo.

Un tempo relegata al ruolo di gigante maturo del software, Oracle è tornata al centro della scena globale. La spinta dei mega-contratti per il cloud AI ha portato le azioni a livelli record, avvicinando la capitalizzazione al trilione di dollari e proiettando Larry Ellison a un passo dal sorpasso su Elon Musk nella classifica dei patrimoni mondiali. Ma oltre ai numeri da capogiro c’è un messaggio chiaro: l’intelligenza artificiale non è più solo un’innovazione tecnologica, bensì il nuovo pilastro dell’economia digitale e della politica industriale globale.

Una scalata che cambia gli equilibri di Wall Street

L’exploit di Oracle ha sorpreso analisti e investitori. In un solo giorno le azioni hanno guadagnato il 35,9%, per poi proseguire la corsa, portando la capitalizzazione a 933 miliardi di dollari. A un passo dalla soglia simbolica del trilione, l’azienda si colloca accanto a colossi come Apple, Microsoft e Nvidia, ribaltando la narrativa che la vedeva ormai relegata a un ruolo marginale rispetto ai protagonisti del cloud. La sua rimonta ridisegna le gerarchie di Wall Street e segnala una nuova fase del capitalismo tecnologico: quella in cui la potenza di calcolo diventa la vera moneta del futuro.

L’AI come leva strategica e industriale

La trasformazione di Oracle è emblematica. Da storico player del software enterprise a fornitore globale di infrastrutture per l’intelligenza artificiale, l’azienda ha capitalizzato un trend esplosivo. L’accordo con OpenAI da 300 miliardi di dollari per capacità computazionale è uno dei più grandi mai firmati nel settore e illustra la nuova frontiera dell’economia digitale: i data center diventano la fabbrica dell’era algoritmica, e chi ne controlla l’accesso governa la catena del valore dell’AI. Non si tratta solo di tecnologia, ma di una ristrutturazione radicale delle priorità industriali a livello globale.

L’effetto Ellison: ricchezza personale e concentrazione del potere

Il rally di Oracle ha avuto ricadute immediate sulla ricchezza di Larry Ellison. Il co-fondatore, che detiene circa il 41% dell’azienda, ha visto il suo patrimonio crescere di quasi 100 miliardi, raggiungendo i 392,6 miliardi di dollari. Questo lo porta a insidiare Elon Musk, oggi ancora in cima alla classifica di Forbes. Ma la vicenda va oltre la rivalità personale: mette in luce come la concentrazione di immense ricchezze nelle mani di pochi leader tecnologici sia direttamente collegata al controllo delle infrastrutture digitali. È il segno di un capitalismo sempre più guidato dall’AI, in cui potere industriale e potere personale tendono a coincidere.

Valutazioni record e il fantasma della bolla

Gli investitori premiano Oracle con valutazioni che superano di gran lunga quelle dei suoi concorrenti: il rapporto price-to-earnings forward a 12 mesi è di 45,3, contro i 31 di Amazon e Microsoft. Questa fiducia estrema si fonda sull’aspettativa che Oracle possa intercettare meglio degli altri la domanda crescente di AI. Ma apre anche interrogativi sulla sostenibilità: fino a che punto i fondamentali giustificano tali multipli? L’esperienza della bolla dot-com resta un monito. La sfida di Oracle sarà dimostrare che la crescita non è solo il riflesso di un entusiasmo momentaneo, ma il segnale di un cambiamento strutturale nell’economia digitale.

La geopolitica della potenza di calcolo

L’intesa con OpenAI ha mostrato come la disponibilità di infrastrutture di calcolo sia ormai una risorsa geopolitica. In un mondo dove Stati Uniti e Cina si contendono la supremazia tecnologica, e l’Europa tenta di ritagliarsi uno spazio, il controllo di server e GPU assume un valore strategico paragonabile a quello delle risorse energetiche. Oracle si trova al centro di questa dinamica: da “secondo piano” rispetto a AWS e Microsoft Azure, a pivot essenziale della nuova economia AI. La geopolitica della computazione non riguarda più solo governi e istituzioni, ma anche attori privati che possono spostare gli equilibri globali.

L’effetto domino su mercati e catene del valore

L’ascesa di Oracle ha generato un effetto traino sull’intero settore tecnologico. Le aspettative di crescita del comparto AI hanno rafforzato le quotazioni dei semiconduttori, in particolare Nvidia e TSMC, e alimentato nuove ondate speculative. L’“AI trade” si autoalimenta: la domanda di calcolo spinge gli investimenti in hardware, i produttori di chip consolidano posizioni dominanti e i mercati premiano chi riesce a inserirsi nella catena del valore. Ma questo rafforza anche la vulnerabilità dell’ecosistema, esposto a colli di bottiglia produttivi e a tensioni geopolitiche nelle forniture.

Oracle come emblema del capitalismo AI

La parabola di Oracle racconta l’avvento del “capitalismo AI”: un modello in cui la ricchezza e il potere si concentrano attorno al controllo della potenza computazionale. In questo scenario, poche aziende globali detengono le chiavi delle infrastrutture essenziali, definendo non solo il futuro dei mercati, ma anche la traiettoria politica e industriale delle nazioni. Oracle, un tempo percepita come un gigante maturo, si reinventa come attore decisivo del nuovo ordine digitale. La sfida sarà dimostrare che l’attuale boom è sostenibile e che la sua leadership non si ridurrà a un fuoco di paglia, ma segnerà l’avvento di una nuova era economica e geopolitica.

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