Il crollo delle immatricolazioni Tesla (-40%) e l’ascesa di BYD (+225%) ridisegnano gli equilibri del mercato europeo. Tra sfide industriali, regolazione comunitaria, finanza e geopolitica, il Vecchio Continente diventa il vero terreno di scontro tra Washington e Pechino.
Le strade d’Europa raccontano oggi una storia diversa: Tesla, simbolo dell’innovazione americana, perde slancio proprio nel mercato che più spinge la transizione verde, mentre la cinese BYD conquista spazio con un ritmo vertiginoso. Non è solo una questione di vendite, ma di equilibri geopolitici, industriali e tecnologici. L’auto elettrica, da promessa di sostenibilità, diventa il nuovo terreno di competizione globale.
Tesla cede terreno in Europa: un campanello d’allarme per l’industria americana
Il calo del 40% delle immatricolazioni Tesla in Europa a luglio 2025 – con 8.837 unità registrate contro le oltre 14.000 dello stesso mese del 2024 – segna un passaggio cruciale per l’azienda di Elon Musk. Il dato non è un episodio isolato, ma il settimo mese consecutivo di flessione e assume un significato strategico perché arriva in un contesto in cui le vendite complessive di veicoli elettrici nell’Unione Europea sono cresciute. Questo scollamento tra la traiettoria del mercato e quella di Tesla suggerisce che non si tratta di un problema ciclico legato alla domanda, bensì di un arretramento strutturale di competitività.
Per gli Stati Uniti, che vedono in Tesla il simbolo della leadership tecnologica e industriale nel settore elettrico, l’indebolimento nel principale mercato regolato al mondo pone interrogativi geopolitici: riuscirà l’industria americana a difendere la sua posizione in Europa di fronte a concorrenti più aggressivi e a normative sempre più stringenti sulle emissioni?
L’ascesa di BYD: un modello cinese di penetrazione industriale
L’exploit di BYD, con 13.503 immatricolazioni e un incremento annuo del 225%, non è frutto del caso. L’azienda ha adottato una strategia multilivello: ha aperto showroom nei principali centri urbani europei, stretto partnership con distributori locali e posizionato i suoi modelli a prezzi competitivi senza sacrificare autonomia e dotazioni tecnologiche. La forza di BYD risiede nella sua integrazione verticale: produce internamente batterie, semiconduttori e componentistica chiave, riducendo la dipendenza da fornitori esterni e controllando i costi lungo l’intera catena del valore.
Questa strategia rappresenta una sfida per le case occidentali, spesso vincolate a catene di approvvigionamento frammentate e costose. Per l’Europa, inoltre, l’avanzata cinese evidenzia una vulnerabilità industriale e un rischio di dipendenza tecnologica che va ben oltre il settore automobilistico.
Le sfide interne di Tesla: un portafoglio prodotti invecchiato
Uno dei nodi centrali per Tesla è l’età della propria gamma. La Model 3 e la Model Y, i due pilastri delle vendite, hanno visto aggiornamenti incrementali, ma non una vera rivoluzione di design o di prestazioni negli ultimi anni. Il Cybertruck, che doveva rappresentare un cambio di paradigma, ha incontrato resistenze di mercato e difficoltà di produzione, mentre le attese per un modello economico accessibile alla fascia media restano ancora sospese fino alla seconda metà del 2025.
In un mercato europeo in cui i consumatori sono sensibili non solo al prezzo, ma anche a design, qualità percepita e sostenibilità, l’assenza di novità incisive rischia di erodere ulteriormente il fascino del marchio Tesla. L’effetto “pioniere” che aveva reso iconica l’azienda appare oggi attenuato, sostituito da competitor che offrono soluzioni più fresche e, spesso, più in linea con le politiche ambientali dei governi europei.
La reputazione del marchio e l’effetto Musk
Oltre ai fattori industriali, pesa anche la dimensione reputazionale. In Europa, dove le dinamiche politiche e valoriali hanno un ruolo determinante nelle scelte dei consumatori, l’immagine di Elon Musk si è progressivamente deteriorata. Le sue dichiarazioni pubbliche, la vicinanza alla politica statunitense più divisiva e la sua esposizione sui social network hanno avuto conseguenze negative sul percepito del marchio Tesla.
Non è un caso che diversi analisti colleghino il rallentamento europeo anche a un tema di “brand fatigue”: i consumatori vedono Tesla sempre meno come simbolo di innovazione positiva e sempre più come azienda polarizzante. Per un mercato come quello europeo, storicamente attento alla neutralità del brand e alla sostenibilità, questo aspetto rischia di tradursi in un freno ulteriore alle vendite.
Finanza e mercati: la pressione sugli investitori
Dal punto di vista finanziario, Tesla si trova a dover gestire un contesto delicato. Nel secondo trimestre 2025 i ricavi da auto sono scesi e Musk ha parlato esplicitamente di “alcuni trimestri difficili”. Gli investitori guardano con crescente attenzione alla promessa del nuovo modello economico, che dovrebbe rilanciare i volumi, ma la fiducia non è illimitata.
Il titolo Tesla ha già scontato una parte delle difficoltà operative e la sua narrativa di lungo termine, basata su intelligenza artificiale e robotica, non basta più a compensare la realtà di vendite stagnanti. Se il piano industriale non si tradurrà rapidamente in risultati concreti, la pressione dei mercati finanziari potrebbe intensificarsi e costringere l’azienda a rivedere strategie e priorità.
Innovazione tecnologica e narrazione strategica
Negli ultimi anni, Tesla ha cercato di ridefinire la propria identità spostando l’attenzione da “casa automobilistica” a “piattaforma tecnologica”. Musk e il management hanno parlato a lungo di intelligenza artificiale, software di guida autonoma, robot umanoidi e sistemi energetici, cercando di posizionare l’azienda come pioniera in diversi settori emergenti.
Tuttavia, sul piano industriale, questa narrazione rischia di apparire disallineata con la realtà del mercato. La domanda europea resta ancora fortemente concentrata sulla disponibilità di modelli accessibili, affidabili e sostenibili. La promessa tecnologica, se non accompagnata da prodotti concreti e competitivi, rischia di diventare un boomerang comunicativo.
Le dimensioni giuridiche e politiche della concorrenza cinese
L’avanzata di BYD e di altri marchi cinesi apre inevitabilmente un fronte politico e giuridico. La Commissione europea sta valutando misure di protezione commerciale, incluso l’innalzamento di dazi anti-dumping, per contenere un’invasione che rischia di destabilizzare i costruttori locali. Al tempo stesso, l’UE è impegnata a mantenere il proprio impegno verso la transizione verde, evitando di apparire protezionista in un settore cruciale per gli obiettivi climatici.
Il dilemma europeo è evidente: incentivare la diffusione dei veicoli elettrici, anche a basso costo, significa accelerare la decarbonizzazione; ma consentire un ingresso incontrollato dei costruttori cinesi significa esporre l’industria continentale a una perdita di competitività che potrebbe trasformarsi in dipendenza industriale nel medio periodo.
I competitor europei e la nuova politica industriale
In questo scenario, i grandi gruppi europei – Volkswagen, BMW, Renault – hanno registrato risultati positivi a luglio, grazie a un’accelerazione nell’aggiornamento dei modelli elettrici e alla capacità di presidiare il territorio con produzioni localizzate. Al contrario, gruppi come Stellantis, Toyota e Hyundai hanno visto cali significativi, segno che la sfida cinese non colpisce solo Tesla ma l’intero comparto non europeo.
La politica industriale dell’UE sta dunque entrando in una fase cruciale: sostenere la produzione locale, garantire l’accesso a materie prime critiche, sviluppare una filiera autonoma delle batterie e, al tempo stesso, non ostacolare la competizione che stimola innovazione e abbassamento dei prezzi.
Verso una nuova geografia dell’auto elettrica
Il duello tra Tesla e BYD rappresenta, in ultima analisi, una proxy della competizione geopolitica tra Stati Uniti e Cina. L’Europa è diventata il campo di battaglia, non solo come mercato redditizio, ma come laboratorio regolatorio e politico. Se la Cina continuerà a guadagnare terreno, sarà difficile per Washington difendere il primato tecnologico dei suoi campioni industriali.
Lo scenario 2026-2030 si giocherà su più fronti: la rapidità con cui i costruttori occidentali lanceranno modelli accessibili, l’efficacia delle politiche industriali europee nel sostenere la filiera locale e la capacità della Cina di consolidare la sua presenza senza incontrare barriere insormontabili. In questo quadro, Tesla dovrà decidere se restare fedele alla narrativa tecnologica o riconnettersi alla realtà di un mercato che chiede oggi, più che mai, prodotti concreti, competitivi e sostenibili.