Asteroide o strategia? Apophis trasforma la corsa allo spazio in partita di potere

| 25/08/2025
Asteroide o strategia? Apophis trasforma la corsa allo spazio in partita di potere

La missione euro-giapponese per osservare Apophis diventa il simbolo di una nuova geopolitica orbitale: tra vuoti americani, ambizioni cinesi e la ricerca di autonomia industriale, la difesa planetaria si intreccia con il soft power spaziale.

Quando nel 2029 l’asteroide Apophis sfiorerà la Terra in uno dei passaggi più ravvicinati mai registrati, la sua traiettoria non sarà l’unica ad attirare l’attenzione globale. A essere osservato con altrettanta intensità sarà il gioco di potere che accompagna la missione Ramses, guidata dall’Agenzia spaziale europea (ESA) con il supporto decisivo del Giappone. Per Tokyo, fornire il razzo H3 e componenti chiave come sensori a infrarossi e pannelli solari significa guadagnare peso politico e industriale in un’arena sempre più strategica. Per l’Europa, l’alleanza con JAXA offre l’occasione di colmare il vuoto lasciato da un’America oscillante fra ambizioni scientifiche e tagli di bilancio.

Il risultato è che Apophis, asteroide che nella mitologia egizia rappresentava il caos, si trasforma oggi in un catalizzatore di nuove orbite geopolitiche: un banco di prova dove ricerca scientifica, sicurezza planetaria e diplomazia tecnologica si fondono in un unico scenario di competizione globale.

Apophis: un asteroide tra scienza e sicurezza globale

Quando l’asteroide Apophis passerà nel 2029 a poco più di 30.000 km dalla Terra, sarà l’avvicinamento più prossimo mai registrato per un corpo di quelle dimensioni. Non si tratta di un rischio immediato di impatto, ma di un evento con implicazioni enormi. Studiare Apophis significa raccogliere dati cruciali sulla dinamica degli oggetti vicini alla Terra (NEOs) e affinare la capacità di risposta a eventuali minacce future. L’esperimento DART della NASA del 2022 ha già dimostrato la possibilità di deviare un piccolo asteroide. Ramses rappresenta il passo successivo: comprendere la natura interna e la risposta gravitazionale di corpi più grandi. In questo senso, il confine tra scienza pura e difesa planetaria si assottiglia, rendendo la missione un banco di prova non solo per astronomi e ingegneri, ma anche per governi e organismi internazionali.

Gli Stati Uniti e il vuoto di leadership

Il coinvolgimento del Giappone nella missione europea deve essere letto anche in relazione all’incertezza statunitense. La NASA aveva programmato OSIRIS-APEX, missione gemella della celebre OSIRIS-REx, per raggiungere Apophis nel 2029. Ma i tagli di bilancio prospettati a Washington rischiano di comprometterne la realizzazione. Qui si apre un paradosso: mentre gli Stati Uniti rimangono leader tecnologici, la loro volatilità politica e finanziaria mina la credibilità delle loro iniziative spaziali. In questo vuoto, Giappone ed Europa trovano lo spazio per rafforzare una cooperazione che non è soltanto tecnica, ma strategica. È la dimostrazione che la leadership nello spazio non si misura solo con la potenza economica, ma anche con la coerenza e la continuità delle politiche pubbliche.

Il razzo H3 e il rilancio industriale giapponese

La scelta di affidarsi all’H3 per Ramses non è casuale. Dopo anni di difficoltà nel settore dei lanciatori, con costi elevati e concorrenza schiacciante da parte di SpaceX, il Giappone ha deciso di rilanciare il proprio comparto spaziale. L’H3 nasce con una filosofia diversa: riduzione dei costi di produzione, modularità e maggiore accessibilità commerciale. Associare questo razzo a una missione scientifica di livello internazionale significa legittimarlo come alternativa credibile nel mercato dei lanci globali. Per Mitsubishi Heavy Industries è anche un investimento reputazionale: il successo di Ramses potrebbe aprire la strada a contratti commerciali e istituzionali con partner internazionali, consolidando Tokyo come hub tecnologico non più marginale, ma centrale nell’ecosistema spaziale.

Il contributo giapponese oltre il lancio

Il ruolo giapponese nella missione Ramses non si limita al vettore. JAXA ha annunciato l’intenzione di includere un ride-share con la propria missione DESTINY+, un’esploratrice destinata allo studio dell’ambiente interplanetario, e di fornire componenti avanzati come sensori a infrarossi e pannelli solari. Questo approccio evidenzia una strategia precisa: non solo trasportare, ma contribuire con tecnologie chiave. La combinazione di hardware innovativo e capacità scientifica rafforza l’immagine del Giappone come partner completo, in grado di offrire competenze su tutta la filiera spaziale, dalla propulsione al payload.

Europa e Giappone: un’alleanza strategica nel vuoto di potere

Il rafforzamento della cooperazione spaziale tra ESA e JAXA va letto nel contesto delle tensioni globali. Da un lato, Cina e Russia consolidano le loro partnership spaziali con progetti comuni di esplorazione lunare. Dall’altro, gli Stati Uniti attraversano una fase di oscillazioni politiche che rendono incerta la continuità delle loro strategie. In questo quadro, l’alleanza euro-giapponese non è soltanto un’opzione scientifica, ma una risposta strategica: costruire un secondo polo spaziale in grado di bilanciare la competizione delle grandi potenze. Ramses diventa così un progetto simbolico, capace di mostrare al mondo che anche partnership “di medio calibro” possono generare risultati scientifici e industriali di impatto globale.

L’industria spaziale europea tra pragmatismo e dipendenza

Per l’Europa, scegliere l’H3 come vettore per Ramses ha un significato particolare. È una decisione pragmatica che riflette i ritardi e le difficoltà del programma Ariane 6, ancora in fase di consolidamento. Affidarsi a un partner esterno come il Giappone segna da un lato una flessibilità positiva, dall’altro una dipendenza industriale che solleva interrogativi. Se l’Europa vuole affermarsi come attore autonomo nello spazio, non può limitarsi a collaborare: deve accelerare lo sviluppo di infrastrutture proprie. In assenza di una politica industriale spaziale più integrata, il rischio è che la cooperazione diventi un palliativo, più che una strategia di lungo periodo.

Planetary defence e sicurezza internazionale

Dietro la retorica scientifica, missioni come Ramses toccano temi di sicurezza globale. La difesa planetaria non è più materia di fantascienza, ma un nuovo campo di sicurezza internazionale. I governi comprendono che la capacità di monitorare, prevedere e potenzialmente deviare corpi celesti può avere implicazioni paragonabili a quelle della deterrenza nucleare. La possibilità di cooperazione, ma anche di conflitto, si sposta così in territori finora inesplorati. Apophis, paradossalmente, diventa un banco di prova non solo per la scienza, ma per la geopolitica della sopravvivenza.

Apophis come specchio del nostro tempo

Il passaggio di Apophis nel 2029 sarà un evento scientifico senza precedenti, ma anche un test politico e industriale. L’alleanza tra Giappone ed Europa per la missione Ramses mostra come la corsa allo spazio sia sempre meno un terreno neutrale e sempre più lo specchio delle tensioni globali. In gioco non c’è solo la comprensione di un asteroide, ma la capacità di costruire un sistema spaziale internazionale plurale, cooperativo e resiliente, capace di bilanciare competizione, sicurezza e progresso scientifico. In fondo, Apophis non è solo un corpo celeste: è il simbolo di un’umanità che cerca di governare il proprio destino davanti a rischi globali sempre più complessi.

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