Il drone ipersonico cinese con “scissor wing”: dalla sperimentazione NASA agli scenari di guerra del futuro

| 18/08/2025
Il drone ipersonico cinese con “scissor wing”: dalla sperimentazione NASA agli scenari di guerra del futuro

Un progetto che unisce aviazione sperimentale, strategia militare e corsa alla supremazia tecnologica.

Dalla NASA degli anni ’70 alla Cina del XXI secolo

Negli anni ’70 la NASA testò un concetto aeronautico rivoluzionario: l’AD-1 Oblique Wing, un piccolo velivolo sperimentale dotato di un’ala capace di ruotare diagonalmente rispetto alla fusoliera. All’epoca, l’idea fu giudicata troppo complessa per applicazioni pratiche, ma aprì una strada di ricerca unica: ottimizzare la performance aerodinamica su un ampio spettro di velocità, dal decollo al volo supersonico. Oggi, a distanza di mezzo secolo, la Cina sta riesumando quel progetto e portandolo a un livello mai visto prima: un drone carrier ipersonico, in grado di viaggiare a Mach 5 e rilasciare sciami di droni in profondità nello spazio aereo nemico.

La sfida aerodinamica e il ritorno dell’ala obliqua

Il cuore del progetto risiede nella gestione del flusso aerodinamico a velocità variabili. Gli aerei tradizionali devono scegliere tra configurazioni ottimizzate per basse velocità (più portanza, ma maggiore resistenza) o per alte velocità (più aerodinamici, ma con ridotta stabilità). I caccia a geometria variabile, come l’F-14 Tomcat, risolvevano solo parzialmente il problema, aumentando la complessità strutturale e i costi di manutenzione.
L’approccio cinese è diverso: un’unica ala centrale che ruota fino a 90 gradi. A basse velocità, è perpendicolare e massimizza la portanza; a Mach 1, si posiziona a 45° per gestire le onde d’urto e ridurre il wave drag, uno dei principali nemici dell’aerodinamica transonica; infine, a Mach 5, si allinea parallelamente alla fusoliera, quasi fondendosi con essa. Questa soluzione offre un rapporto portanza-resistenza (L/D) superiore a molte configurazioni convenzionali, permettendo stabilità e performance anche in regimi estremi.

Il concetto del “mothership” e la guerra dei droni

L’aereo ipersonico progettato dai ricercatori cinesi non è un semplice velivolo sperimentale, ma un “mothership” militare: una piattaforma in grado di rilasciare fino a 18 droni da combattimento tramite portelloni ventrali. In scenari di guerra futura, questa capacità potrebbe cambiare radicalmente le strategie: un velivolo madre in grado di penetrare lo spazio aereo ostile, superare i radar grazie alla velocità ipersonica e rilasciare sciami di droni autonomi, ognuno con funzioni diverse — attacco elettronico, ricognizione, o strike di precisione.
Per gli analisti militari, si tratta di un vero “moltiplicatore di forze” che sfida il modello tradizionale di supremazia aerea, basato su caccia pilotati e bombardieri strategici.

Implicazioni tecnologiche e industriali

La creazione di un velivolo ipersonico di questo tipo non riguarda solo la ricerca militare, ma ha implicazioni enormi per l’industria aerospaziale e per la politica industriale della Cina. Il progetto è il risultato di decenni di investimenti in materiali avanzati, simulazioni fluidodinamiche e motori scramjet. Se portato a maturazione, potrebbe aprire mercati paralleli anche in campo civile: trasporto ultra-veloce di merci strategiche, lanciatori di satelliti a basso costo o persino jet passeggeri ipersonici entro metà secolo. Tuttavia, il principale ostacolo rimane il costo di sviluppo e produzione, con stime che superano i miliardi di dollari per prototipi operativi.

La corsa ipersonica come terreno di competizione geopolitica

Il progetto cinese si inserisce in una più ampia corsa agli armamenti ipersonici che vede protagonisti Stati Uniti, Russia e Cina. Washington ha già investito decine di miliardi nello sviluppo di missili ipersonici e bombardieri a lungo raggio, mentre Mosca ha annunciato più volte l’entrata in servizio dei suoi Kinzhal e Avangard. Pechino, invece, punta a colmare il gap con un approccio integrato: armi ipersoniche, piattaforme di lancio e droni autonomi.
L’impatto geopolitico è evidente: se un drone carrier ipersonico diventasse operativo, potrebbe mettere in discussione l’attuale equilibrio delle strategie deterrenti e influenzare i futuri negoziati internazionali su armi strategiche e diritto dello spazio aereo.

Dalla fase sperimentale a quella operativa

Resta da vedere se il progetto passerà dalla fase sperimentale a quella operativa. Molti esperti ricordano che già la NASA aveva abbandonato l’idea dello scissor wing per le complessità strutturali e i limiti di controllo aerodinamico. Tuttavia, le nuove tecnologie in compositi avanzati, intelligenza artificiale e simulazione digitale offrono strumenti che negli anni ’70 non esistevano. Se la Cina riuscisse davvero a realizzare questo concetto, potremmo trovarci di fronte a una rivoluzione nel trasporto ipersonico e nella guerra aerea.
I prossimi anni saranno decisivi: il drone carrier ipersonico con ala obliqua potrebbe rimanere un esercizio accademico oppure diventare uno dei pilastri delle forze aeree del futuro, ridefinendo il concetto stesso di supremazia tecnologica e militare.

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