Stretta sui consumi negli Stati Uniti: la classe a basso reddito si ritira dalla spesa quotidiana

| 08/08/2025
Stretta sui consumi negli Stati Uniti: la classe a basso reddito si ritira dalla spesa quotidiana

Tariffe doganali, inflazione e riduzione dei risparmi frenano il consumo interno. A rischio i margini delle aziende consumer goods, mentre le tensioni sociali si estendono al cuore della politica industriale americana.

Negli Stati Uniti, le famiglie a basso reddito stanno riducendo drasticamente la spesa su una serie di voci fondamentali: dai pasti fuori casa ai viaggi, fino a beni di uso quotidiano come pannolini, bibite e birra. A segnalarlo sono i dirigenti di colossi come Procter & Gamble, Coca-Cola e Chipotle, che hanno evidenziato un calo della domanda nei report trimestrali.

La causa principale è attribuita al recente aumento delle tariffe doganali imposte dall’amministrazione Trump, che ha accentuato le pressioni sui prezzi al consumo, già sotto stress per l’inflazione e i tassi d’interesse elevati.

L’effetto regressivo delle tariffe: il peso maggiore sulle fasce più vulnerabili

Secondo le analisi condotte dal Budget Lab di Yale e dalla Foundation for Research on Equal Opportunity, le nuove tariffe colpiscono in modo particolarmente regressivo i consumatori meno abbienti. A differenza dei nuclei ad alto reddito, le famiglie con entrate inferiori ai $50.000 annui – o addirittura sotto i $40.000 secondo le metriche di Coca-Cola – non dispongono di margini per assorbire l’aumento dei prezzi e riducono direttamente il consumo.

Anche Bank of America, nella sua attività di monitoraggio delle transazioni su carte di credito, ha rilevato una contrazione della spesa delle famiglie a basso reddito nel secondo trimestre, in netto contrasto con l’incremento tra le classi medio-alte.

Settore retail e ristorazione sotto pressione: la risposta delle aziende

Le imprese stanno rivedendo le proprie strategie per riagganciare la domanda di base. Chipotle, ad esempio, ha dichiarato che monitorerà con attenzione la capacità di spesa dei consumatori più vulnerabili prima di valutare nuovi aumenti di prezzo. McDonald’s ha rilanciato menu a $2.99, mentre Taco Bell ha introdotto offerte da $1 a $3 per stimolare la domanda nella fascia low-cost.

Al contrario, le vendite di prodotti a ticket più alto – come pizze, secchi di pollo fritto o sneaker – sono in declino. Adidas ha dichiarato di dover considerare seriamente l’impatto delle tariffe sul potere d’acquisto nella pianificazione dei listini.

Margini erosi: le imprese non possono più contare sui rincari

Gli aumenti dei prezzi che hanno sostenuto i margini delle aziende di beni di consumo negli ultimi due anni non sono più sostenibili. Secondo Kraft Heinz, il 2025 sarà un anno di stabilità o contrazione, in cui sarà necessario puntare su formati “value-size” e offerte più accessibili.

Il rischio è che il consolidamento della pressione sui margini costringa le aziende a ripensare il proprio modello di business, privilegiando l’efficienza operativa, l’ottimizzazione della supply chain e l’innovazione nei canali di distribuzione rispetto all’espansione dei prezzi.

Un contesto economico e politico sempre più complesso

L’equilibrio economico delle famiglie a basso reddito è oggi messo in discussione da una combinazione di fattori convergenti:

  • Fine dei risparmi pandemici
  • Tagli previsti ai programmi federali di assistenza alimentare
  • Rallentamento della crescita occupazionale
  • Tensioni sui costi dell’energia e dei mutui

In questo contesto, la politica tariffaria si trasforma da strumento di protezione industriale a fattore di instabilità interna, accentuando le disparità e mettendo sotto pressione il consumo domestico, uno dei pilastri dell’economia americana.

Considerazioni di politica industriale e regolazione futura

Il quadro attuale solleva interrogativi sulla sostenibilità della strategia industriale americana, che combina protezionismo, reshoring e investimenti in infrastrutture, senza però garantire un accesso equo ai beni essenziali. I modelli di regolazione economica, inclusa la fiscalità indiretta sui consumi importati, andranno rivisti alla luce degli effetti reali sulla coesione sociale e sulla domanda interna.

Se l’obiettivo è rilanciare la manifattura americana, occorrerà bilanciare meglio politiche di sostegno alla domanda aggregata, investimenti in innovazione competitiva e mitigazione degli impatti regressivi delle misure tariffarie.

La domanda delle famiglie come variabile critica della stabilità economica

Il comportamento delle famiglie a basso reddito rappresenta oggi una cartina di tornasole per lo stato di salute dell’economia reale statunitense. Le scelte di consumo quotidiano – dal fast food ai prodotti per l’infanzia – mostrano come la fragilità del potere d’acquisto possa diventare un rischio sistemico se ignorata.

Per industria, regolatori e investitori, è il momento di ripensare le strategie commerciali e fiscali, mettendo al centro inclusione economica, sostenibilità della crescita e resilienza dei consumi.

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