Lavoro e AI generativa: i settori più a rischio e le strategie per rimanere competitivi secondo il nuovo report Microsoft

| 05/08/2025
Lavoro e AI generativa: i settori più a rischio e le strategie per rimanere competitivi secondo il nuovo report Microsoft

Un’analisi su 200.000 interazioni con Bing Copilot svela quali professioni subiscono l’impatto più forte dall’AI e quali, invece, restano relativamente al sicuro. La sfida: integrare le tecnologie emergenti sviluppando competenze umane distintive.

Il report di Microsoft, “Working with AI: Measuring the Occupational Implications of Generative AI”, si basa su un’analisi di 200.000 conversazioni anonime tra utenti statunitensi e Bing Copilot, raccolte tra gennaio e settembre 2024. L’obiettivo: misurare il grado di esposizione delle diverse occupazioni alle capacità dell’AI generativa.
Secondo la ricerca, le attività più richieste dagli utenti riguardano raccolta di informazioni e scrittura, mentre l’AI eroga soprattutto informazioni, assistenza, insegnamento e consulenza. Questo set di competenze coincide in gran parte con mansioni tipiche di specifici settori professionali, aumentando la probabilità di automazione.

Le professioni più esposte all’automazione

Microsoft individua le 10 professioni meno “AI-safe”, ossia quelle con il più alto grado di sovrapposizione tra attività umane e capacità dell’AI:

  1. Interpreti e traduttori
  2. Storici
  3. Assistenti passeggeri
  4. Rappresentanti commerciali di servizi
  5. Scrittori e autori
  6. Addetti al customer service
  7. Programmatori CNC
  8. Operatori telefonici
  9. Addetti biglietteria e agenzie di viaggio
  10. Annunciatori e speaker radiofonici

Gli interpreti e traduttori risultano i più vulnerabili, con il 98% delle loro attività sovrapponibile alle funzioni svolte da Copilot. Anche professioni legate alla scrittura, al servizio clienti e alla programmazione industriale rientrano nella fascia ad alto rischio.

I lavori più “AI-proof” e le ragioni della loro resilienza

Le professioni meno esposte all’AI sono in prevalenza ruoli medici, tecnici e manuali che richiedono presenza fisica, competenze pratiche o interazioni umane complesse. Esempi: infermieri assistenti, ingegneri navali, riparatori di pneumatici.
Il motivo è duplice: la difficoltà di sostituire il lavoro manuale in contesti fisici reali e la necessità di competenze specialistiche non replicabili da un modello linguistico.

Geopolitica dell’automazione e impatti sulla forza lavoro globale

Il tema dell’automazione non è solo tecnologico, ma anche geopolitico. Le economie avanzate stanno investendo in infrastrutture AI per mantenere competitività, mentre i Paesi emergenti vedono in queste tecnologie una leva per superare deficit strutturali di capitale umano. Tuttavia, il rischio di concentrazione tecnologica in pochi player globali può esporre mercati e governi a dipendenze strategiche.

La prospettiva del settore privato: Nvidia e il “vantaggio dell’utente AI”

Jensen Huang, CEO di Nvidia, ha sottolineato che “non perderai il lavoro a causa dell’AI, ma a favore di chi saprà usarla”. Questa affermazione riflette una visione industriale dove la padronanza degli strumenti AI diventa un fattore competitivo individuale.
Il colosso dei semiconduttori, con una capitalizzazione di 4,2 trilioni di dollari, fornisce gran parte dell’hardware che alimenta i modelli di AI generativa, collocandosi come infrastruttura critica nell’economia digitale.

Le strategie aziendali: AI come prerequisito per l’assunzione

Società come Shopify, Duolingo e Fiverr hanno iniziato a richiedere l’uso dell’AI a determinati dipendenti o a valutare nuove assunzioni solo per ruoli non automatizzabili. Secondo i CEO di Duolingo e Shopify, la crescita dell’organico è subordinata alla possibilità di integrare l’AI nei processi operativi.
Nonostante i progressi dell’AI, ci sono skill che restano difficilmente replicabili: empatia, curiosità, intelligenza sociale ed emotiva, leadership, capacità di costruire relazioni. Secondo Robert E. Siegel, docente alla Stanford Graduate School of Business, sviluppare queste competenze è fondamentale per prosperare nella “AI economy”.
L’approccio vincente combina conoscenza degli strumenti digitali con capacità relazionali e visione strategica.

Diritto dell’innovazione e sfide regolatorie

L’adozione massiva di AI nei luoghi di lavoro solleva interrogativi legali su privacy, proprietà intellettuale, trasparenza e responsabilità. I legislatori in Europa, USA e Asia stanno elaborando quadri normativi per regolare l’uso dell’AI, ma la velocità dell’innovazione supera spesso i tempi della legislazione. Le aziende dovranno quindi adottare politiche interne proattive per garantire conformità e tutela degli utenti.

In un contesto in cui l’AI ridisegna la mappa delle competenze, governi e imprese devono investire in reskilling e upskilling per garantire l’occupabilità della forza lavoro. Questo richiede politiche industriali integrate che combinino incentivi fiscali, partenariati pubblico-privato e piattaforme di formazione accessibili.
La sfida è duplice: mitigare l’impatto occupazionale dell’automazione e sfruttare le opportunità economiche della transizione tecnologica.

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