Cina, il nuovo colosso dell’Intelligenza Artificiale: 1.509 modelli AI e leadership globale

RedazioneRedazione
| 29/07/2025
Cina, il nuovo colosso dell’Intelligenza Artificiale: 1.509 modelli AI e leadership globale

Al WAIC 2025 di Shanghai, la Cina mostra la propria avanzata tecnologica con oltre il 40% dei modelli di intelligenza artificiale mondiali, puntando a consolidare il proprio ruolo di potenza nell’AI generativa e applicata

La nuova mappa globale dell’intelligenza artificiale

Secondo i dati presentati alla World Artificial Intelligence Conference (WAIC) di Shanghai, la Cina ospita oggi 1.509 modelli di intelligenza artificiale, pari a oltre il 40% dei 3.755 modelli censiti a livello mondiale. Questo dato non rappresenta soltanto una fotografia statistica, ma segna un punto di svolta nella geografia dell’innovazione globale. La crescita esponenziale della Cina nel settore AI non si limita più alla quantità di applicazioni o al numero di brevetti depositati: si tratta ormai di un cambiamento strutturale nel cuore stesso del sistema industriale e scientifico del Paese. Il sorpasso sul piano della progettazione di modelli AI riflette anni di investimenti mirati, programmazione strategica centralizzata e un’alleanza sinergica tra pubblico e privato.

La rilevanza dell’infrastruttura industriale e normativa

Dietro questa impennata nel numero dei modelli AI si cela un ecosistema complesso, stratificato e altamente coordinato. In Cina, l’intelligenza artificiale non è trattata come un comparto isolato, ma come un’infrastruttura trasversale alla trasformazione digitale dell’intero apparato economico. Le autorità locali e centrali hanno sviluppato un quadro normativo che non solo promuove la ricerca e lo sviluppo, ma definisce anche regole precise sull’uso dei dati, la tutela della privacy e la responsabilità algoritmica. Le linee guida introdotte dalla Cyberspace Administration of China (CAC) nel 2023 per i foundation models hanno imposto requisiti di trasparenza, sicurezza e neutralità politica, spingendo le aziende a costruire modelli robusti e in linea con obiettivi di governance nazionale.

Modelli multimodali e AI generativa: i casi Tencent e SenseTime

Al WAIC di quest’anno, il dinamismo dell’industria cinese è emerso con chiarezza. Tencent ha svelato il nuovo Hunyuan 3D World Model 1.0, un framework AI capace di generare ambienti virtuali immersivi con input testuali e visivi. Si tratta di una tecnologia chiave per lo sviluppo di ecosistemi metaverso, per l’urbanistica digitale e per la simulazione di scenari complessi nelle smart city. SenseTime, invece, ha presentato la versione aggiornata della sua piattaforma multimodale SenseNova V6.5, evidenziando progressi nel reinforcement learning, nella generazione video e nella gestione computazionale. Questi modelli rappresentano l’evoluzione di una nuova generazione di AI capaci di combinare linguaggio, immagine, audio e movimento, e che potranno essere impiegati in settori come la medicina personalizzata, l’intrattenimento avanzato, l’istruzione e la sicurezza urbana.

Geopolitica dell’AI: il confronto USA-Cina

Il confronto tra Stati Uniti e Cina non è più soltanto una sfida commerciale o tecnologica, ma un autentico confronto sulla leadership del XXI secolo. Con oltre 1.500 modelli AI sviluppati, la Cina riduce rapidamente il divario rispetto agli USA, sia in termini di volume sia nella sofisticazione architetturale dei propri modelli. La questione si intreccia con la sicurezza nazionale, l’autonomia digitale, il controllo delle supply chain tecnologiche e la proiezione di soft power. Ogni modello AI di punta diventa così un asset strategico che contribuisce non solo alla crescita economica, ma alla definizione dell’identità e dell’influenza geopolitica di un Paese. In questo contesto, la Cina mira a conquistare una forma di sovranità algoritmica che riduca la dipendenza da modelli e tecnologie sviluppati in Occidente.

Open source e partenariati pubblico-privati come leva strategica

Una delle leve centrali del modello cinese è il ricorso a consorzi pubblico-privati che favoriscono la produzione di AI open source, in particolare nei settori ad alto impatto sociale. La disponibilità di modelli accessibili e riutilizzabili ha favorito un’adozione capillare delle tecnologie AI nelle PMI e nei territori meno urbanizzati, democratizzando di fatto l’accesso alla trasformazione digitale. Il governo cinese ha promosso piattaforme condivise e ambienti di sviluppo collettivi come il Beijing Academy of Artificial Intelligence (BAAI) e il Big Model Innovation Alliance. Questi strumenti sono pensati non solo per competere con i colossi occidentali, ma anche per consolidare un ecosistema autoctono di innovazione, resilienti di fronte a sanzioni e interruzioni tecnologiche esterne.

Dalla rincorsa alla leadership

La Cina non corre più per raggiungere. Corre per guidare. L’epoca della rincorsa è finita: il WAIC 2025 certifica il passaggio del Paese in una fase di maturità industriale e politica nella gestione dell’intelligenza artificiale. Oltre il 40% dei modelli AI mondiali nasce oggi in territorio cinese, grazie a un ecosistema che unisce spinta imprenditoriale, strategia statale e una visione a lungo termine. Il futuro dirà se questa supremazia numerica si tradurrà anche in una supremazia qualitativa. Ma una cosa è certa: nella mappa geopolitica dell’AI, Pechino è ormai un punto cardinale.

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