Antibiotico-resistenza nel letame: lo studio USA-Cina che lancia l’allarme globale

| 29/07/2025
Antibiotico-resistenza nel letame: lo studio USA-Cina che lancia l’allarme globale

Una ricerca internazionale rivela la diffusione di geni resistenti agli antibiotici nei reflui zootecnici. Implicazioni sanitarie, legali, industriali e geopolitiche.

Un team di ricercatori statunitensi e cinesi ha recentemente pubblicato uno studio che potrebbe ridefinire le priorità globali in materia di salute pubblica e biosicurezza. Analizzando campioni di feci provenienti da allevamenti di polli, bovini e suini in diverse regioni del mondo, gli scienziati hanno individuato una concentrazione allarmante di geni di resistenza agli antibiotici (ARGs). Questi geni, raccolti nel cosiddetto “livestock resistome”, costituiscono un potenziale vettore di trasmissione di batteri resistenti all’uomo, con conseguenze drammatiche per la medicina e l’economia globali.

Lo studio, pubblicato su una rivista peer-reviewed internazionale, non si limita a registrare la presenza diffusa di questi agenti genetici, ma introduce un framework analitico per identificare “hotspot” globali ad alto rischio e valutarne l’impatto potenziale sull’uomo. In particolare, l’attenzione si concentra su batteri come l’ Escherichia coli, notoriamente in grado di acquisire e trasferire geni di resistenza in ambienti ad alta densità microbica.

Salute pubblica e rischio sistemico: una minaccia sottostimata

Le implicazioni per la sanità globale sono rilevanti. Secondo le proiezioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’antibiotico-resistenza potrebbe causare fino a 10 milioni di morti all’anno entro il 2050, superando le vittime del cancro. Il nuovo studio conferma che l’ambiente zootecnico rappresenta un serbatoio attivo e dinamico di ARGs, amplificato da pratiche ancora diffuse di somministrazione preventiva di antibiotici a scopo non terapeutico.

L’urgenza è duplice: da un lato, servono interventi regolatori a livello internazionale; dall’altro, si apre una nuova sfida per il settore medico-farmaceutico, chiamato a sviluppare terapie alternative e nuovi modelli di monitoraggio ambientale.

Diritto sanitario e regolazione transnazionale: il vuoto normativo

Il caso solleva interrogativi critici sul piano giuridico. Attualmente, la regolamentazione degli antibiotici negli allevamenti varia drasticamente da paese a paese. In Unione Europea, ad esempio, l’uso profilattico di antibiotici è vietato dal 2022, mentre in altre giurisdizioni, come India, Brasile o alcune zone rurali della Cina, l’applicazione delle norme resta disomogenea o scarsamente verificabile.

Lo studio USA-Cina offre così un punto di partenza per una normativa internazionale armonizzata, attraverso una governance multilaterale del rischio biologico e la definizione di standard globali per la sorveglianza ambientale dei geni resistenti. Potrebbe anche accelerare il lavoro dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità Animale (WOAH) e del Codex Alimentarius, chiamati a rivedere i propri framework sulla sicurezza alimentare.

Impatti economici e finanziari: l’antibiotico-resistenza come rischio ESG

L’antibiotico-resistenza non è soltanto una questione sanitaria, ma un rischio sistemico con ripercussioni economiche dirette. Secondo uno studio della Banca Mondiale, la diffusione di superbug potrebbe ridurre il PIL globale del 3,8% entro il 2050 e spingere oltre 24 milioni di persone in condizioni di povertà estrema.

Per gli investitori istituzionali e per i fondi ESG, il tema diventa cruciale: la sostenibilità ambientale delle filiere alimentari non può più prescindere dalla valutazione del rischio biologico legato agli allevamenti intensivi. Il settore zootecnico potrebbe essere chiamato a ripensare le proprie catene del valore, implementando sistemi di tracciabilità e biosicurezza avanzati.

Nel frattempo, startup biotech e aziende di genomica applicata stanno già sviluppando biosensori per il monitoraggio in tempo reale dei resistomi ambientali, aprendo nuovi mercati e opportunità di investimento.

Geopolitica dell’antibiotico-resistenza: cooperazione o nuova competizione?

Il fatto che questo studio sia stato realizzato congiuntamente da scienziati statunitensi e cinesi rappresenta un segnale interessante sul piano geopolitico. In un periodo segnato da tensioni tecnologiche e commerciali, la cooperazione sul fronte della biosicurezza emerge come terreno potenzialmente condiviso tra le due superpotenze.

Tuttavia, restano le criticità. Il controllo sui dati, l’accesso agli algoritmi predittivi di rischio, e le differenze nei modelli di governance sanitaria potrebbero innescare nuove forme di competizione strategica. In particolare, il dominio dei big data agricoli e genetici potrebbe diventare una nuova arena di rivalità, con implicazioni per la sovranità alimentare, la sorveglianza epidemiologica e la diplomazia scientifica.

Nuovo fronte dell’innovazione e della regolazione globale

Lo studio sul resistoma zootecnico globale rappresenta un punto di svolta. Segnala la necessità di una politica industriale della salute pubblica, integrata tra agricoltura, sanità, innovazione e diritto. Richiama l’urgenza di sviluppare protocolli condivisi e soluzioni tecnologiche per la mitigazione del rischio biologico.

In gioco non c’è solo la sicurezza sanitaria, ma la credibilità del sistema scientifico-industriale internazionale, chiamato oggi a fronteggiare una minaccia che non conosce confini. La sfida è aperta: tra prevenzione e innovazione, tra trasparenza e governance, l’equilibrio tra produttività e biosicurezza non è più rinviabile.

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