L’impennata della domanda energetica dovuta all’espansione dei data center e dell’intelligenza artificiale sta mettendo sotto pressione la più grande rete elettrica degli USA. Tra blackout imminenti, aste al rialzo e rallentamenti infrastrutturali, il caso PJM solleva interrogativi economici, giuridici e geopolitici di portata globale.
Negli Stati Uniti, la rete elettrica del PJM Interconnection, la più grande del paese, è sull’orlo di una crisi sistemica. Coprendo 13 stati tra il Midwest e la East Coast e servendo circa 67 milioni di utenti, PJM si trova ad affrontare una doppia pressione: da un lato, la crescita esponenziale del fabbisogno energetico legato all’AI e ai data center; dall’altro, un ritardo strutturale nello sviluppo di nuove infrastrutture di generazione.
Secondo Reuters, l’intera rete si avvia a un’estate ad alta tensione, con tariffe elettriche previste in aumento oltre il 20% in alcune aree. Il sistema d’asta per la capacità, progettato per prevenire blackout premiando i fornitori di energia in grado di operare in condizioni di stress, ha visto un incremento di oltre 800% nei prezzi rispetto all’anno precedente.
Il ruolo dei data center e dell’intelligenza artificiale generativa
Il fenomeno è strettamente connesso alla crescita senza precedenti della domanda energetica da parte dei data center, in particolare nella cosiddetta “Data Center Alley” in Virginia. Solo entro il 2030, PJM prevede un aumento netto di 32 gigawatt, di cui il 94% derivante da nuovi centri dati, alimentati da sistemi di AI generativa come ChatGPT.
Il paradosso è evidente: le tecnologie avanzate che promettono efficienza e innovazione sono oggi tra i principali fattori di stress per l’infrastruttura energetica, la cui lentezza nell’adattarsi al cambiamento rischia di diventare un freno allo sviluppo economico.
Criticità regolatorie e governance in crisi
A complicare la situazione è la gestione interna di PJM. L’ente ha sospeso per anni l’elaborazione delle richieste di connessione, accumulando un backlog di oltre 2.000 progetti — principalmente da fonti rinnovabili. L’interconnessione lenta e le riforme posticipate hanno ridotto la capacità reale del sistema, con più di 5,6 GW netti persi nell’ultimo decennio.
In risposta alla crisi, il governatore della Pennsylvania, Josh Shapiro, ha minacciato pubblicamente il ritiro dello Stato dal sistema PJM. Il CEO Manu Asthana ha annunciato le dimissioni, mentre due membri del consiglio di amministrazione sono stati rimossi. Il PJM è quindi sotto revisione interna e istituzionale, mentre si cerca di accelerare l’approvazione di 51 progetti già autorizzati, la cui operatività non è attesa prima del 2030.
Implicazioni giuridiche, finanziarie e industriali
La crisi del PJM tocca molteplici dimensioni:
- Giuridica: la regolamentazione del mercato della capacità, la validità delle aste, e le responsabilità degli operatori vengono oggi messe in discussione da autorità statali e federali
- Finanziaria: i prezzi all’ingrosso dell’energia impattano direttamente su investimenti, bilanci aziendali e inflazione energetica per famiglie e imprese
- Industriale: la politica di costruzione degli impianti, rallentata da opposizioni locali, problemi di filiera e incertezze normative, si dimostra inadeguata a fronte della domanda generata dalla trasformazione digitale
- Geopolitica: la fragilità della rete elettrica statunitense mette a rischio la competitività industriale e l’autonomia strategica rispetto a Paesi con maggiore integrazione tra innovazione tecnologica e infrastruttura energetica, come la Cina.
Le riforme in atto e le incognite del futuro energetico americano
Il PJM ha tentato alcune correzioni: tetto massimo per i prezzi d’asta, aste semestrali, processi di interconnessione accelerati. Tuttavia, secondo numerosi esperti — tra cui Joshua Macey (Yale Law School) — il nodo cruciale resta l’inefficienza nella gestione della coda interconnettiva e la mancanza di una strategia industriale chiara a lungo termine.
Nel frattempo, il Dipartimento dell’Energia ha obbligato due centrali a gas e petrolio in Pennsylvania, inizialmente destinate al phase-out, a rimanere operative per tutta l’estate, onde evitare blackout. Anche il riavvio della centrale nucleare di Three Mile Island, commissionata da Microsoft come Crane Clean Energy Center, non entrerà in funzione prima del 2027.
AI, energia e il nuovo triangolo critico dell’economia digitale
Il caso PJM evidenzia la necessità urgente di una nuova politica industriale dell’energia negli Stati Uniti. L’espansione dell’AI e della digitalizzazione richiede una rete elettrica resiliente, flessibile, e integrata con politiche climatiche, finanziarie e infrastrutturali coerenti. La dipendenza da fonti tradizionali, il ritardo nell’approvazione di nuovi impianti e le tensioni tra attori pubblici e privati pongono il rischio concreto di blackout, inflazione energetica e crisi politica.
Il futuro della transizione digitale non può prescindere dalla stabilità della rete elettrica. E oggi, la rete più grande d’America è sull’orlo del sovraccarico.