Secondo il report di FIM Cisl, la produzione di veicoli negli stabilimenti italiani del gruppo è ai minimi storici. Tra domanda debole, transizione elettrica, costi energetici e pressioni normative UE, Stellantis prepara un nuovo piano industriale.
Il gruppo Stellantis, tra i principali attori globali del settore automotive, ha registrato un calo del 27% nella produzione di veicoli in Italia nel primo semestre del 2025 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A rendere noto il dato è la FIM Cisl, che evidenzia un quadro produttivo in progressiva contrazione e segnala una prospettiva ancora più critica per l’intero anno in corso.
Secondo il sindacato, tra gennaio e giugno 2025 sono stati prodotti circa 222.000 veicoli nei sei impianti di assemblaggio italiani del gruppo, di cui 98.000 veicoli commerciali leggeri. La proiezione per l’intero 2025 è di circa 440.000 unità, ben al di sotto dei 475.000 veicoli prodotti nel 2024, già anno di forte contrazione (–37% rispetto al 2023) e con un minimo storico di 283.000 autovetture realizzate.
Le cause della crisi industriale in Italia
Il calo della produzione è imputabile a una combinazione di fattori con rilevanza economica, geopolitica e normativa. La domanda europea, in particolare per i veicoli elettrici, continua a essere debole. A ciò si aggiungono i costi energetici elevati, la crescente concorrenza cinese, la revisione della gamma modelli e la pressione normativa esercitata dalle politiche climatiche dell’Unione Europea.
“Ci aspettavamo un 2025 difficile, ma non peggiore del 2024”, ha dichiarato Ferdinando Uliano, segretario nazionale della FIM Cisl, durante la presentazione del rapporto trimestrale. Uliano ha espresso preoccupazione per l’assenza di segnali concreti di inversione di tendenza, nonostante l’avvio di un piano di rilancio da parte del gruppo.
La risposta politica e istituzionale
Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha commentato duramente i dati: “Questa crisi coinvolge l’intero comparto europeo dell’automotive e origina da un errore strategico dell’Unione Europea. Le politiche industriali del Green Deal hanno imposto obiettivi irrealistici alle imprese, minacciando la competitività dell’intero settore”.
Il commento si inserisce in un contesto di crescente frizione tra le istituzioni europee e i produttori di auto, alle prese con gli stringenti target sulle emissioni di CO₂. Jean-Philippe Imparato, responsabile delle operazioni europee di Stellantis, ha recentemente avvertito del rischio concreto di chiusura di impianti in caso di mancato rispetto delle normative comunitarie.
Nuovi modelli e piano industriale in aggiornamento
Stellantis, attualmente guidata dal nuovo CEO Antonio Filosa, ha annunciato a dicembre 2024 un piano per rilanciare la produzione nazionale, con particolare attenzione ai nuovi modelli a propulsione ibrida e alle piattaforme elettrificate. Tuttavia, la FIM Cisl avverte che i benefici derivanti da questi modelli — tra cui la versione ibrida della Fiat 500 — non si concretizzeranno prima del 2026.
Il gruppo, nato dalla fusione tra PSA e Fiat Chrysler, non pubblica dati produttivi per singoli Paesi, ma ha in programma un aggiornamento del piano industriale per l’Italia. Tale revisione sarà cruciale alla luce del contesto economico e normativo, ma anche alla vigilia della presentazione dei risultati semestrali prevista per il 29 luglio.
Analisi economico-finanziaria e prospettive geopolitiche
Il ridimensionamento produttivo in Italia ha implicazioni dirette sulla catena del valore automotive europea. Stellantis, con sei impianti strategici sul territorio italiano, rappresenta un termometro avanzato della tenuta industriale continentale. La perdita di centralità del polo produttivo italiano si riflette anche nella geografia degli investimenti del gruppo, sempre più orientati verso mercati extraeuropei e piattaforme modulari globali.
La stretta normativa UE sulle emissioni si confronta inoltre con la politica industriale cinese, che attraverso sussidi e dumping tecnologico favorisce l’export di EV a basso costo. Senza un intervento coordinato a livello europeo, gli stabilimenti italiani rischiano di trovarsi in una posizione marginale nei futuri scenari produttivi globali.
Riflessione strategica ampia
La situazione attuale impone una riflessione strategica ampia, che coinvolga non solo Stellantis, ma l’intero ecosistema automotive europeo: dai fornitori alla logistica, dalle istituzioni nazionali alla governance industriale europea. La questione va oltre la singola impresa, toccando i pilastri della politica industriale, della sostenibilità regolatoria e della competitività continentale.
Il futuro della manifattura automobilistica in Italia passa inevitabilmente dalla capacità di coniugare transizione ecologica e sostenibilità economica, attraverso investimenti mirati, una revisione delle policy europee e un patto industriale tra imprese, lavoratori e istituzioni.