Verso l’incontro decisivo con la Commissione UE sul Digital Markets Act: l’azienda americana propone soluzioni alternative per i risultati di ricerca verticali.
A pochi giorni da un workshop cruciale a Bruxelles (7-8 luglio), Google LLC ha presentato una nuova proposta di modifica al proprio motore di ricerca, nel tentativo di rispondere alle accuse formali della Commissione Europea di violazione del Digital Markets Act (DMA). Si tratta dell’ultimo sviluppo in un contesto normativo e competitivo sempre più stringente per i gatekeeper digitali globali.
Il contesto: l’UE accusa Google di abuso di posizione dominante
Nel marzo 2025, Google è stata formalmente accusata dalla Direzione Generale della Concorrenza della Commissione Europea di favoritismo algoritmico verso i propri servizi verticali – come Google Shopping, Google Flights e Google Hotels – a discapito della concorrenza. Secondo Bruxelles, la struttura attuale dei risultati di ricerca comprometterebbe la pluralità del mercato e limiterebbe la libera scelta dei consumatori europei.
Queste accuse sono tra le prime mosse formali applicate nel quadro del Digital Markets Act, la normativa landmark dell’UE che stabilisce obblighi precisi per le grandi piattaforme digitali identificate come gatekeeper. In caso di accertata violazione, Google rischia una sanzione fino al 10% del proprio fatturato annuo globale.
Le contromisure di Google: nasce “Option B”
Secondo un documento interno visionato da Reuters, Google ha proposto un nuovo approccio, definito Option B, che introduce due box distinti nella pagina dei risultati:
- Box VSS (Vertical Search Service): contenente link a motori di ricerca specializzati (es. Trivago, Skyscanner, Booking)
- Box Fornitori: posizionato subito sotto, con link gratuiti a fornitori diretti di servizi (hotel, compagnie aeree, ristoranti, trasporti).
Google si impegna, inoltre, a non etichettare il secondo box come un proprio servizio verticale, riducendo il rischio di auto-preferenzialità. La struttura proposta mira a rispettare l’obbligo di equità e non discriminazione previsto dal DMA, pur mantenendo un controllo informativo sull’organizzazione dei risultati.
Una questione di diritto dell’innovazione e di design regolatorio
La proposta di Google evidenzia le complesse implicazioni del Digital Markets Act sul piano giuridico e tecnologico. Il caso si colloca esattamente all’incrocio tra:
- design algoritmico e trasparenza dei motori di ricerca
- diritto della concorrenza e disciplina ex ante dei mercati digitali
- governance delle piattaforme e regolazione dell’intermediazione informativa.
Secondo esperti di regolazione digitale, Option B rappresenta un compromesso delicato: da un lato, tenta di soddisfare formalmente gli obblighi normativi; dall’altro, preserva una certa flessibilità per Google nel modellare la user experience e nel mantenere un vantaggio competitivo basato su dati, UX e brand.
Rischi finanziari e impatto sistemico
Oltre al rischio immediato di una multa miliardaria, la vertenza con l’UE può avere impatti significativi sulla valutazione finanziaria e sulla governance strategica di Alphabet Inc., la holding di Google. In particolare:
- Corporate Risk: il contenzioso rafforza i timori degli investitori rispetto alla prevedibilità del quadro regolatorio europeo
- Reputational Capital: l’esito della procedura potrebbe influenzare la percezione di compliance e responsabilità sociale di Google a livello globale
- Precedente giuridico: qualsiasi accordo o sanzione stabilirà uno standard interpretativo valido per altri gatekeeper (Meta, Apple, Amazon, Microsoft).
Geopolitica digitale e politica industriale europea
Questo caso si inserisce in un più ampio contesto geopolitico e industriale: l’Unione Europea punta a rafforzare la sovranità digitale e a contenere l’asimmetria tecnologica con gli Stati Uniti. Il Digital Markets Act è parte integrante della strategia UE per ribilanciare il rapporto tra piattaforme e mercato, incentivando la nascita di ecosistemi locali e motori di ricerca alternativi.
L’esito delle discussioni del 7-8 luglio sarà quindi cruciale non solo per Google, ma per l’intera architettura normativa europea sui mercati digitali.