La vendita delle attività americane di TikTok si avvicina alla fase cruciale. Il presidente Trump annuncia l’esistenza di un consorzio di investitori “molto facoltosi”, con la necessità di un’approvazione cinese. Implicazioni per l’equilibrio tra sicurezza nazionale, sovranità digitale e mercati tecnologici globali.
In un’intervista trasmessa da Fox News all’interno del programma Sunday Morning Futures con Maria Bartiromo, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato di aver trovato un acquirente per le attività statunitensi di TikTok. Il gruppo sarebbe composto da “persone molto ricche”, la cui identità sarà rivelata, secondo quanto affermato, “nelle prossime due settimane”.
L’annuncio arriva in un contesto geopolitico e industriale ad alta tensione. La piattaforma di video brevi, di proprietà della cinese ByteDance, è da tempo al centro di una disputa strategica tra Washington e Pechino, simbolo della più ampia contesa tecnologica tra le due potenze.
Una transazione condizionata dal consenso di Pechino
La potenziale transazione – già prevista da una legge federale del 2024 che impone la cessione o la dismissione delle attività statunitensi della piattaforma – sembra però dipendere, almeno formalmente, dall’approvazione delle autorità cinesi. Trump stesso ha riconosciuto che il via libera del Presidente Xi Jinping sarà probabilmente necessario: “Penso che il Presidente Xi lo approverà”, ha affermato.
In primavera, un accordo era stato messo a punto per creare una nuova società statunitense, controllata da investitori americani. Tuttavia, la Cina aveva bloccato l’iniziativa dopo che Trump aveva annunciato un aumento generalizzato delle tariffe su beni cinesi, congelando momentaneamente la trattativa.
Scadenze normative e contesto legale
Il quadro giuridico attuale è regolato da una legge del 2024 che impone la cessione obbligatoria delle attività statunitensi di TikTok da parte di ByteDance entro il 19 gennaio 2025, a meno che non siano dimostrati “progressi significativi” verso la vendita. Trump, riconoscendo l’importanza strategica dell’app nella sua stessa campagna elettorale — in particolare nel rafforzamento del consenso tra i giovani elettori — ha prorogato la scadenza per ben tre volte, portandola attualmente al 17 settembre.
La legge si inserisce in un più ampio corpus normativo incentrato sulla sicurezza nazionale e sulla limitazione dell’influenza straniera sulle infrastrutture digitali critiche, con riflessi diretti sul diritto dell’innovazione e sulla protezione dei dati personali.
Implicazioni economiche e strategiche
L’esito di questa operazione avrà ricadute significative sull’intero ecosistema digitale globale. Una cessione di TikTok a soggetti americani rafforzerebbe la posizione geopolitica degli Stati Uniti nel campo dell’economia dei dati, delle piattaforme e dell’intelligenza artificiale, riducendo il controllo cinese su uno degli asset digitali più strategici del decennio.
Dal punto di vista finanziario, l’ingresso di investitori privati — verosimilmente con profili di venture capital, fondi tech o grandi gruppi industriali USA — potrebbe rappresentare un’occasione per ridefinire il modello di governance della piattaforma, aumentandone la trasparenza e la compliance normativa in materia di contenuti, privacy e intelligenza artificiale generativa.
Il futuro del digitale e della sovranità tecnologica
Il caso TikTok rappresenta un paradigma della nuova fase della globalizzazione digitale: l’intersezione tra economia, politica industriale e sicurezza strategica. Le decisioni che verranno prese nelle prossime settimane saranno determinanti per il futuro della sovranità tecnologica americana e per la definizione delle regole del mercato digitale globale.
La Cina, da parte sua, osserva con attenzione: autorizzare la vendita significherebbe rinunciare a un asset che, oltre al valore economico, ha un peso culturale e strategico globale. Bloccarla, tuttavia, alimenterebbe la narrativa di una separazione netta dei mercati digitali — una “splinternet” divisa per blocchi geopolitici.
La vicenda TikTok si conferma un banco di prova per le relazioni USA-Cina, per il futuro delle Big Tech e per il nuovo diritto globale del digitale. Se l’operazione si concretizzerà, rappresenterà un precedente giuridico e geopolitico di primaria importanza per la governance delle piattaforme nel XXI secolo.