La sentenza emessa dalla Corte Distrettuale Federale di San Francisco nel caso Anthropic rappresenta un punto di svolta nell’evoluzione giuridica dell’intelligenza artificiale.
Una sentenza della Corte Distrettuale Federale di San Francisco, emessa dal giudice William Alsup, ha segnato un importante punto di svolta nel panorama giuridico della proprietà intellettuale e dell’intelligenza artificiale. Il caso riguarda Anthropic, società di AI supportata da Amazon e Google, accusata da un gruppo di autori di aver utilizzato milioni di opere protette da copyright per addestrare il proprio modello linguistico Claude senza autorizzazione.
Il verdetto: addestramento lecito, ma archiviazione illecita
Il giudice ha stabilito che l’uso dei contenuti letterari da parte di Anthropic ai fini dell’addestramento di Claude costituisce “fair use” secondo la normativa statunitense sul copyright. Alsup ha definito l’attività dell’azienda come “profondamente trasformativa”, paragonandola al processo di apprendimento di un aspirante scrittore.
Tuttavia, lo stesso giudice ha evidenziato una violazione distinta: la conservazione e l’archiviazione centralizzata di oltre 7 milioni di testi piratati in una sorta di “libreria digitale universale”, non direttamente collegata all’addestramento AI, costituisce una violazione del copyright.
Implicazioni economiche e legali
Sebbene la decisione abbia rafforzato la posizione delle big tech sull’uso trasformativo dei dati, Anthropic dovrà affrontare un processo a dicembre 2025 per determinare l’ammontare del risarcimento agli autori. La legge americana prevede danni fino a 150.000 dollari per ogni violazione volontaria.
Questo equilibrio tra riconoscimento della funzione trasformativa dell’AI e condanna della pirateria stabilisce un doppio standard destinato a influenzare futuri contenziosi tra detentori di diritti e sviluppatori di tecnologie emergenti.
Il nodo strategico: innovazione vs. tutela del diritto d’autore
Il verdetto di Alsup si inserisce in un contesto più ampio di crescente tensione tra industria creativa e tech company. Secondo Anthropic, il training su contenuti pubblicati rientra pienamente nelle eccezioni legali, in quanto promuove l’innovazione scientifica. Ma gli autori ribattono che il risultato è la creazione di contenuti “concorrenti” che erodono il loro mercato.
Alsup ha chiarito che, sebbene l’addestramento stesso sia protetto, il metodo di acquisizione dei dati deve rispettare i canali legali: scaricare contenuti piratati non è giustificabile neppure a posteriori.
Impatti geopolitici e regolatori
La decisione potrebbe rafforzare la posizione americana in un momento in cui Unione Europea, Regno Unito e Cina stanno elaborando regolamenti stringenti sull’addestramento dei modelli AI. Il principio di “fair use” statunitense si configura ora come vantaggio competitivo normativo per le big tech americane, potenzialmente generando frizioni transatlantiche sul piano del commercio digitale.
Allo stesso tempo, la sentenza rilancia il dibattito sulla necessità di una governance globale del data scraping e dei diritti connessi, aprendo un nuovo fronte di politica industriale e culturale.
Precedente fondamentale per il settore AI
La sentenza Anthropic segna un precedente fondamentale per il settore AI: l’addestramento basato su dati protetti può rientrare nel perimetro della legalità, ma solo se effettuato in modo trasparente, documentato e rispettoso delle fonti.
Si conferma così che l’equilibrio tra innovazione e diritto non è binario, bensì dinamico, negoziabile e fortemente influenzato dal contesto giuridico e geopolitico. L’industria dell’AI ne esce rafforzata ma ammonita: la scalabilità non può prescindere dalla legalità.