Un round di finanziamento record, una strategia industriale non convenzionale e l’obiettivo di riscrivere le regole dell’innovazione AI globale.
Mira Murati, ex Chief Technology Officer di OpenAI, ha lanciato una delle startup più discusse dell’ultimo decennio: Thinking Machines Lab, società AI ancora priva di prodotto pubblico o entrate, che ha appena raccolto 2 miliardi di dollari in un round seed, raggiungendo una valutazione di 10 miliardi di dollari. Il finanziamento, guidato da Andreessen Horowitz, con la partecipazione di Conviction Partners, segna un punto di svolta per il venture capital tecnologico, consolidando un nuovo modello di investimento che privilegia il pedigree fondativo rispetto alla trazione di mercato.
Un nuovo paradigma: talento prima del prodotto
Il round seed di Thinking Machines Lab rappresenta uno dei più grandi della storia della Silicon Valley. La raccolta è avvenuta in meno di due mesi, raddoppiando l’obiettivo iniziale. Gli investitori sembrano puntare tutto sulla leadership visionaria di Murati e su un team che include ricercatori provenienti da OpenAI, Meta e Mistral, con un focus dichiarato su sistemi generalmente capaci, agentici e personalizzabili.
Nel contesto di volatilità economica globale e di una crescente concorrenza nel settore AI, questa fiducia incondizionata riflette l’attrattività strategica di una proposta che resta nascosta al pubblico, ma che promette di accelerare l’adozione di un’AI open, modulare e sicura.
L’intelligenza artificiale entra nella sua fase stealth
Thinking Machines Lab adotta una strategia operativa in modalità stealth, sempre più comune tra le startup di deep tech. Questo approccio consente di:
- proteggere la proprietà intellettuale in un ambiente competitivo
- lavorare lontano dal rumore del mercato
- concentrarsi sulla costruzione di fondamenta algoritmiche solide, capaci di guidare il futuro delle applicazioni AI generaliste.
L’approccio stealth prevede NDA rigorosi, policy di sicurezza rafforzate e una narrazione controllata. La startup punta a un debutto strategico nel mercato con soluzioni rivoluzionarie già mature, sfuggendo alle logiche iterative del go-to-market tradizionale.
Uno scenario di sistema: AI, geopolitica e capitali globali
Il caso Thinking Machines si colloca al crocevia tra innovazione, geopolitica e politiche industriali. La composizione del capitale, la provenienza dei talenti e la natura della tecnologia AI in sviluppo sollevano interrogativi sulla sovranità tecnologica, sulla sicurezza degli algoritmi, sul diritto della proprietà intellettuale e sulla governance globale dell’intelligenza artificiale.
In parallelo, la velocità con cui capitali istituzionali stanno scommettendo su startup ancora in stealth riflette una trasformazione strutturale dei mercati VC, sempre più orientati a sostenere architetture visionarie prima che soluzioni pronte all’uso.
Founder First
Mira Murati lancia un segnale chiaro all’ecosistema globale dell’innovazione: l’era dei “founder first” è appena iniziata. Il successo di Thinking Machines Lab sarà osservato da governi, mercati e laboratori accademici, come un test avanzato di ciò che significa innovare nel cuore dell’economia algoritmica del XXI secolo.