John Elkann rilancia un nuovo modello europeo ispirato alle kei car giapponesi, puntando su veicoli piccoli, leggeri e accessibili. Ma per farlo serve una revisione strutturale della regolazione UE e un cambio di paradigma nella politica industriale del continente.
L’Europa deve riscoprire l’automobile compatta e accessibile. È questo il messaggio chiave lanciato da John Elkann, presidente di Stellantis, nel corso della conferenza Automotive News Europe a Torino. L’obiettivo? Introdurre anche nel Vecchio Continente una categoria regolatoria ed economica simile alle celebri kei car giapponesi, veicoli urbani piccoli, leggeri, a basso costo e con vantaggi fiscali e assicurativi.
Secondo Elkann, l’Europa potrebbe sviluppare una versione locale di questi modelli, le cosiddette “e-car”, rendendole protagoniste di una nuova mobilità urbana sostenibile e inclusiva. Ma per realizzare questo scenario, serve un intervento sistemico sulle regole europee.
Regolazione, prezzi e domanda: un triangolo disfunzionale
Il mercato europeo dell’auto a basso costo è oggi in forte contrazione. Nel 2019, i modelli sotto i 15.000 euro erano 49; oggi, è rimasto un solo modello disponibile a quel prezzo. Le vendite nella stessa fascia si sono ridotte da 1 milione a meno di 100.000 unità. Per Elkann, la causa principale di questa contrazione è l’aumento dei costi imposti dalla regolazione comunitaria.
“Più del 25% dei nostri ingegneri lavora solo per assicurare la compliance normativa,” ha sottolineato. “Un lavoro senza valore aggiunto.”
L’esempio più emblematico riguarda l’imposizione di tecnologie obbligatorie – come i sensori di stanchezza o i sistemi SOS – che hanno lo stesso impatto su un’utilitaria quanto su un SUV, rendendo insostenibile il costo per le auto più piccole, pensate per brevi tragitti urbani.
Le kei car giapponesi: un modello industriale da adattare
Le kei car rappresentano circa il 40% del mercato giapponese. Sono definite da precise soglie dimensionali e di cilindrata e beneficiano di importanti agevolazioni fiscali e burocratiche. Il loro successo si fonda su una strategia pubblica coerente, un ecosistema industriale mirato e una regolazione differenziata.
Nel proporre una versione europea – le e-car – Stellantis invita Bruxelles a differenziare il quadro regolatorio per tipologia di veicolo, superando l’attuale modello uniforme, che ignora le specificità d’uso e le reali esigenze degli utenti urbani.
Una questione di politica industriale europea
La proposta di Elkann assume una valenza strategica più ampia. L’Europa, schiacciata tra la concorrenza industriale cinese (con i suoi modelli EV low-cost) e le pressioni normative interne, rischia di perdere il controllo sul segmento entry-level del mercato automobilistico. Segmento che, storicamente, è stato motore di democratizzazione della mobilità, ma che oggi è sempre più assente dai piani di sviluppo dei grandi gruppi.
Nel contesto attuale di transizione energetica e ristrutturazione delle filiere, la costruzione di una classe di veicoli “leggeri” regolatoriamente ed economicamente può rappresentare una nuova leva di sovranità industriale europea.
La sfida multilivello: regolazione, innovazione e competitività
Per implementare una strategia “e-car”, l’Unione Europea dovrà affrontare una triplice sfida:
- Giuridica: costruire un framework normativo differenziato, in grado di modulare obblighi e standard sulla base dell’uso previsto e delle dimensioni del veicolo
- Economica e industriale: incentivare la produzione di piccole auto elettriche, favorendo investimenti in piattaforme modulari, catene di fornitura regionali e tecnologie essenziali
- Geopolitica: fronteggiare la pressione delle importazioni asiatiche, evitando che l’intero segmento delle utilitarie elettriche low-cost venga colonizzato da produttori extraeuropei.
Una visione multipolare per l’industria automobilistica
Nel designare Antonio Filosa come nuovo CEO di Stellantis, Elkann sottolinea la necessità di una leadership “multiregionale”, capace di muoversi tra normative, dazi e interessi pubblici in mercati sempre più frammentati. L’esperienza di Filosa in Sud America e Nord America è vista come strategica per gestire un mondo in cui regolazione e industria sono sempre più interdipendenti.
Ripensare l’auto europea da zero
La proposta delle “e-car” non è solo una questione di prezzo o dimensioni. È un appello a ripensare l’intera architettura regolatoria dell’industria automobilistica europea, a partire dai suoi segmenti più vulnerabili e strategici.
Creare una categoria regolata e incentivata di veicoli urbani leggeri potrebbe restituire slancio all’innovazione accessibile, stimolare la domanda interna e difendere la centralità industriale del continente. Ma per farlo, serve una convergenza tra policy maker, industria e cittadini. Serve una nuova politica dell’auto. Europea.