Clean Oceans Initiative: le banche investono 3 miliardi di euro entro il 2030 per combattere l’inquinamento da plastica marina

RedazioneRedazione
| 09/06/2025
Clean Oceans Initiative: le banche investono 3 miliardi di euro entro il 2030 per combattere l’inquinamento da plastica marina

L’alleanza tra istituti finanziari europei e globali punta a ridurre l’impatto dei rifiuti plastici negli oceani, sostenendo innovazione, economia circolare e cooperazione internazionale. Focus su microplastiche, tecnologie emergenti e packaging sostenibile.

L’inquinamento da plastica negli oceani è una delle più gravi minacce ambientali del nostro tempo. Secondo le Nazioni Unite, se le tendenze attuali non cambiano, i rifiuti plastici che entrano nei mari potrebbero triplicare entro il 2040, raggiungendo 37 milioni di tonnellate annue rispetto agli 11 milioni del 2021. A fronte di questo scenario, un gruppo di banche di sviluppo internazionali ha annunciato un investimento congiunto di almeno 3 miliardi di euro entro la fine del decennio per fronteggiare l’emergenza.

L’annuncio è avvenuto in apertura della conferenza ONU sull’ambiente marino, in corso a Nizza, in Francia, e segna il lancio della seconda fase della Clean Oceans Initiative (COI). Coordinata dalla Banca Europea per gli Investimenti (BEI) e sostenuta da istituti di credito pubblici di Francia, Germania, Spagna e Italia, nonché dalla Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo, l’iniziativa rappresenta il più grande sforzo finanziario globale contro l’inquinamento plastico marino.

Bilancio e obiettivi della prima fase

La fase iniziale della COI, avviata nel 2018, ha superato l’obiettivo dei 4 miliardi di euro di finanziamenti già nel maggio 2025, prima della scadenza prevista a fine anno. I progetti finanziati hanno incluso, tra gli altri, il miglioramento della gestione delle acque reflue in Sri Lanka, la raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi in Togo e la protezione dalle inondazioni in Benin.

Nuova strategia: focus su innovazione e prevenzione

Con la nuova fase, l’iniziativa intende allargare il proprio raggio d’azione, non solo continuando a supportare infrastrutture e impianti di trattamento, ma intervenendo a monte del ciclo dei rifiuti. Obiettivo: ridurre la produzione di plastica vergine, favorire materiali alternativi e sostenere l’economia circolare attraverso il finanziamento di tecnologie emergenti e packaging innovativo.

Secondo Stefanie Lindenberg, project lead della BEI, il programma intende agire da catalizzatore per investimenti a rischio più elevato, fornendo linee di credito agevolate, sovvenzioni e investimenti in fondi specializzati.

“Vediamo un ruolo chiave per le banche di sviluppo nel sostenere soluzioni che riducano la necessità di nuova plastica e che permettano una maggiore efficienza nel riutilizzo delle risorse,” ha dichiarato Lindenberg.

Partenariati globali e impatto geopolitico

Il progetto punta anche a una maggiore internazionalizzazione. In aggiunta alla partecipazione dell’Asian Development Bank, sono in corso colloqui avanzati con la Banca Mondiale e la Banca Interamericana di Sviluppo. Asia e America Latina, infatti, rappresentano le aree a più alta incidenza di dispersione plastica negli oceani.

Questo modello multilaterale mira a creare sinergie tra banche di sviluppo regionali, enti pubblici, investitori istituzionali e settore privato, contribuendo così alla definizione di standard internazionali su finanza sostenibile, trasparenza ambientale e diritto ambientale transnazionale.

Prospettive normative: il negoziato ONU di agosto

Sul fronte normativo, i governi torneranno a riunirsi ad agosto per tentare nuovamente di raggiungere un accordo vincolante globale contro l’inquinamento da plastica, dopo il fallimento dei negoziati di dicembre a Busan. La pressione internazionale per una regolamentazione efficace è in crescita, così come l’attesa per un framework legale comune capace di incentivare innovazione responsabile e penalizzare i comportamenti dannosi.

Opportunita’ industriali

L’iniziativa delle banche di sviluppo rappresenta un passo significativo verso un nuovo paradigma in cui ambiente, finanza e innovazione convergono per rispondere a una crisi sistemica. Con 3 miliardi di euro e una rete di partenariati internazionali, il progetto promette non solo impatti ambientali positivi ma anche opportunità industriali per i settori della green tech, circular economy e della finanza climatica.

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