Il motore di ricerca francese chiede misure urgenti contro Microsoft per presunto abuso di posizione dominante tramite Bing. La questione solleva criticità su concorrenza digitale, dipendenza tecnologica e sovranità informativa in Europa.
La società francese Qwant, impegnata nello sviluppo di un motore di ricerca europeo incentrato sulla tutela della privacy, ha presentato un reclamo formale all’Autorité de la Concurrence, l’autorità antitrust francese, contro Microsoft. Secondo fonti a conoscenza diretta della vicenda, Qwant accusa il colosso statunitense di aver degradato intenzionalmente la qualità dei risultati di ricerca offerti tramite la piattaforma Bing, da cui Qwant dipende strutturalmente per parte dei propri servizi.
Richiesta di intervento cautelare e potenziale istruttoria
Qwant ha sollecitato un intervento provvisorio urgente in attesa che l’Autorité valuti l’eventuale apertura di un’istruttoria formale. La decisione è attesa entro settembre, dopo una fase istruttoria preliminare in cui il regolatore ha già contattato altri attori del settore per acquisire feedback e conferme sulla prassi segnalata.
Le azioni provvisorie sono riservate, secondo la normativa francese, ai casi in cui vi sia evidenza di abuso di posizione dominante con danni gravi e immediati al soggetto denunciante.
Microsoft, da parte sua, ha dichiarato che la denuncia sarebbe infondata e ha affermato di collaborare pienamente con le autorità di regolamentazione francesi.
Un nodo strutturale: la dipendenza tecnologica dei motori di ricerca minori
Il contenzioso mette in luce una problematica ricorrente nel mercato europeo dei motori di ricerca: la dipendenza di player minori da fornitori dominanti di tecnologie di back-end, in particolare per quanto riguarda l’indicizzazione e la fornitura dei risultati web e news.
Microsoft, attraverso Bing, rappresenta uno dei pochi attori in grado di fornire servizi di syndication a scala globale. Tuttavia, la crescente concentrazione e la possibile rimozione o svalutazione dei servizi a terzi mettono a rischio pluralismo informativo, concorrenza effettiva e diversificazione tecnologica.
Implicazioni giuridiche, economiche e strategiche
Un’eventuale conferma delle accuse porterebbe a un caso di abuso di posizione dominante, sanzionabile in Francia con multe fino al 10% del fatturato globale annuo del gruppo. Ma le implicazioni superano il piano sanzionatorio.
- Sul fronte giuridico, la questione rientra pienamente nel dibattito europeo sulla Digital Markets Act (DMA), che impone nuove regole ai cosiddetti gatekeeper digitali, tra cui figura Microsoft
- Sul piano economico, è in gioco la sopravvivenza di operatori alternativi nell’ecosistema digitale europeo, fondamentali per promuovere innovazione e competizione
- In chiave geopolitica, il caso tocca i temi della sovranità digitale europea, già al centro delle agende di Bruxelles, Parigi e Berlino, con attenzione crescente alla riduzione della dipendenza da infrastrutture extra-UE
- Dal punto di vista del diritto dell’innovazione, emerge un interrogativo cruciale: può un’impresa costruire un prodotto indipendente se è costretta a utilizzare una piattaforma concorrente che ne può influenzare — o degradare — la qualità?
Un nuovo test per la regolazione digitale in Europa
Il contenzioso tra Qwant e Microsoft rappresenta una cartina di tornasole per l’efficacia degli strumenti antitrust europei e nazionali in un’epoca dominata da ecosistemi digitali concentrati. In un momento storico in cui l’Europa investe nella propria autonomia digitale, questo caso potrebbe ridefinire i confini tra legittimo modello di business e abuso di potere tecnologico.
Se l’Autorité de la Concurrence decidesse di intervenire, non si tratterebbe soltanto di un’azione regolatoria su una controversia commerciale, ma di un segnale politico forte in favore di un mercato digitale europeo aperto, pluralista e competitivo.