Un’alleanza di 58 provider e associazioni industriali chiede alla Commissione Europea l’apertura dello spettro 6GHz per il Wi-Fi, sfidando i colossi delle telecomunicazioni che puntano allo stesso segmento per reti 5G e 6G. Al centro: competitività, accesso all’innovazione e governance del digitale in Europa.
Il cuore digitale dell’Unione Europea è oggi teatro di una nuova disputa strategica: l’accesso alla porzione superiore della banda a 6GHz. Cinquantotto fornitori di servizi Internet e organizzazioni industriali, riuniti sotto l’egida della Dynamic Spectrum Alliance, hanno inviato una lettera ufficiale alla commissaria europea Henna Virkkunen chiedendo l’assegnazione “senza restrizioni” di questa porzione di spettro alla tecnologia Wi-Fi.
L’iniziativa segna un nuovo capitolo nel delicato equilibrio tra interessi pubblici e privati nella gestione delle risorse radio, con importanti implicazioni in termini di politica industriale, concorrenza, innovazione e sovranità digitale.
Una risorsa strategica: il valore dello spettro 6GHz
Il segmento superiore dei 6GHz rappresenta un asset critico per l’evoluzione delle reti di comunicazione, soprattutto in un contesto in cui la domanda di connettività ad alta capacità cresce esponenzialmente.
Il Wi-Fi, oggi, non è solo uno strumento di accesso alla rete, ma la dorsale invisibile di ecosistemi smart: dalle abitazioni connesse all’industria 4.0, passando per sensori ambientali, TV, elettrodomestici intelligenti e strumenti di lavoro remoto.
Tuttavia, le reti mobili – sostenute da 12 grandi operatori europei – rivendicano lo stesso spettro per potenziare infrastrutture 5G e 6G, puntando su utilizzi outdoor, latenza ridotta e copertura esclusiva.
Wi-Fi vs 5G: modelli a confronto
La tensione tra i due approcci è evidente:
- la comunità Wi-Fi propone un modello di condivisione dinamica dello spettro, flessibile e adatto agli ambienti indoor, con bassi costi di accesso e scalabilità immediata
- gli operatori mobili spingono per un’assegnazione esclusiva, necessaria secondo loro per garantire qualità di servizio e ritorno sugli investimenti infrastrutturali.
Secondo Martha Suarez, presidente della Dynamic Spectrum Alliance, “il traffico europeo è prevalentemente indoor e si appoggia quasi sempre a connessioni Wi-Fi. Nonostante il clamore su 5G e 6G, la realtà dell’accesso passa ancora da reti locali”.
Europa in ritardo sulla transizione Wi-Fi
La lettera inviata alla Commissione sottolinea come l’Unione Europea rischi di rimanere indietro rispetto ad altri paesi. USA, Canada, Corea del Sud e altri hanno già assegnato ampie porzioni del 6GHz al Wi-Fi. L’UE, invece, adotta un approccio prudente e frammentato, con marcate differenze tra stati membri, ostacolando l’adozione uniforme degli standard Wi-Fi 6E e Wi-Fi 7.
Questa disomogeneità, secondo l’alleanza, minaccia la competitività digitale dell’industria europea e l’accessibilità a tecnologie chiave per PMI e consumatori.
Prospettive normative: il Digital Networks Act
La questione è destinata a convergere nel dibattito sul futuro Digital Networks Act, il pacchetto legislativo che la Commissione presenterà entro fine 2025 per affrontare le sfide sistemiche della connettività:
- Coordinamento transnazionale della politica dello spettro
- Integrazione tra reti Wi-Fi e mobili nel quadro delle reti ibride
- Riconoscimento del ruolo di attori emergenti, oltre i grandi operatori
Il Digital Networks Act sarà il banco di prova per una nuova governance europea delle infrastrutture digitali, basata su pluralismo tecnologico e neutralità competitiva.
Verso un modello inclusivo e sostenibile di connettività
La disputa sullo spettro 6GHz non è solo tecnica. Riflette una visione più ampia sul ruolo delle infrastrutture digitali nell’economia europea:
- Come garantire accesso equo e scalabile alla connettività?
- Come bilanciare interesse pubblico, investimento privato e innovazione diffusa?
- Quale modello di sviluppo per una sovranità tecnologica inclusiva?
Il confronto in corso rappresenta un’opportunità per ridisegnare una politica industriale e tecnologica che guardi al futuro della connettività non come una risorsa da concentrare, ma come un bene abilitante per l’intero ecosistema digitale europeo.