Rinnovabili, il TAR Lazio annulla parte del decreto sulle “aree idonee”: governo costretto a rivedere le regole

RedazioneRedazione
| 14/05/2025
Rinnovabili, il TAR Lazio annulla parte del decreto sulle “aree idonee”: governo costretto a rivedere le regole

Il decreto che imponeva alle Regioni di individuare entro sei mesi le zone per nuovi impianti è stato parzialmente annullato. Scontro istituzionale tra livello centrale e autonomie locali. Impatti su investimenti e transizione energetica.

Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio ha annullato parzialmente il decreto governativo che imponeva alle Regioni italiane di individuare entro sei mesi le cosiddette “aree idonee” per l’installazione di impianti da fonti rinnovabili. La sentenza, pubblicata il 13 maggio 2025, costringerà l’esecutivo a rivedere la norma.

Il decreto era parte integrante del quadro attuativo del Decreto Legislativo 199/2021, che recepisce la direttiva europea RED II in materia di promozione delle energie rinnovabili. Tuttavia, il TAR ha ritenuto eccessive alcune delle limitazioni imposte e non coerenti con i principi di proporzionalità e di leale collaborazione tra Stato e Regioni.

Il commento del Ministro e il contesto normativo

Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha confermato che il suo dicastero “esaminerà con attenzione la decisione del tribunale” e procederà a una revisione del decreto in accordo con le altre amministrazioni competenti.

La sentenza arriva in un momento particolarmente teso nei rapporti tra Stato e Regioni sulla gestione della transizione energetica. Recentemente, anche la Corte Costituzionale ha annullato la moratoria della Regione Sardegna sull’autorizzazione di nuovi impianti, dichiarandola in contrasto con gli obiettivi nazionali ed europei di decarbonizzazione e autonomia energetica.

In un altro caso, sempre il TAR Lazio ha cancellato una delibera regionale che introduceva criteri restrittivi per l’autorizzazione di impianti fotovoltaici ed eolici, affermando che tali limiti ostacolavano la realizzazione degli obiettivi fissati a livello nazionale.

Conflitto istituzionale e rischio frammentazione normativa

Le sentenze confermano un problema strutturale: l’assenza di una disciplina pienamente armonizzata, che consenta di conciliare l’azione dello Stato con le esigenze territoriali delle Regioni. Il rischio, segnalano gli operatori del settore, è una crescente incertezza normativa, che può rallentare gli investimenti e compromettere il raggiungimento dei target al 2030.

Secondo osservatori del settore legale ed energetico, le decisioni dei giudici amministrativi potrebbero spingere il governo a centralizzare maggiormente il processo di individuazione delle aree idonee, riducendo il margine di discrezionalità regionale, nel tentativo di dare certezza agli operatori e velocizzare l’iter autorizzativo.

Verso un nuovo equilibrio regolatorio per le rinnovabili

L’Italia si trova in una fase cruciale per l’attuazione del PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima), che prevede una quota di produzione da fonti rinnovabili pari almeno al 65% dell’elettricità entro il 2030. Per raggiungere questo obiettivo, è fondamentale sbloccare gli iter autorizzativi, attualmente tra i più lunghi d’Europa, e garantire un quadro regolatorio stabile e prevedibile.

Il nuovo intervento normativo del governo, atteso entro le prossime settimane, dovrà bilanciare le esigenze di pianificazione territoriale con la necessità di semplificare le procedure e dare slancio agli investimenti in un settore chiave per la competitività industriale e la sicurezza energetica nazionale.

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