Nissan cancella la gigafactory di batterie in Giappone e prepara tagli: ripensamento industriale in chiave globale

RedazioneRedazione
| 10/05/2025
Nissan cancella la gigafactory di batterie in Giappone e prepara tagli: ripensamento industriale in chiave globale

L’abbandono del progetto da 1,1 miliardi di dollari a Kitakyushu e la riduzione del personale segnalano una svolta drastica nella strategia del costruttore nipponico, tra crisi di performance, pressioni di mercato e riposizionamento tecnologico.

Nissan Motor Co. ha annunciato l’abbandono del progetto per la costruzione di uno stabilimento da 1,1 miliardi di dollari destinato alla produzione di batterie per veicoli elettrici sull’isola di Kyushu, in Giappone. La decisione segna un punto di svolta significativo per il terzo costruttore automobilistico giapponese, che si trova ad affrontare una fase critica di ristrutturazione su scala globale.

La fabbrica, prevista nella città di Kitakyushu, avrebbe dovuto produrre batterie LFP (litio-ferro-fosfato) con una capacità annuale di 5 GWh e creare circa 500 posti di lavoro, supportata da un finanziamento statale fino a 55,7 miliardi di yen. L’inizio delle operazioni era fissato non prima di luglio 2028. Tuttavia, in una nota ufficiale, Nissan ha dichiarato: “Dopo un’attenta valutazione dell’efficienza dell’investimento, abbiamo deciso di cancellare la costruzione dell’impianto.”

Strategia difensiva e ricalibrazione industriale

La rinuncia al progetto riflette una ridefinizione delle priorità industriali e un atteggiamento di maggiore cautela sul mercato domestico. L’attuale fase di transizione guidata dal nuovo CEO Ivan Espinosa – succeduto a Makoto Uchida – mira a ridurre le perdite e ristrutturare le operazioni globali attraverso il taglio di 9.000 posti di lavoro e la riduzione della capacità produttiva del 20%.

Secondo il quotidiano Nikkei, Nissan si appresta inoltre a offrire piani di prepensionamento volontario per alcune centinaia di dipendenti nelle divisioni amministrative giapponesi. Sarebbe il primo piano di questo tipo in patria dal 2007. La casa automobilistica non ha confermato ufficialmente la notizia, ma l’indiscrezione segnala un riadattamento strutturale volto a contenere i costi fissi e adeguare la forza lavoro a una nuova visione strategica.

Dinamiche giuridiche e implicazioni geopolitiche

Dal punto di vista giuridico, la cancellazione dell’investimento apre interrogativi sul destino degli incentivi pubblici promessi dal governo giapponese e sui criteri di assegnazione delle sovvenzioni nell’ambito della transizione energetica. In un contesto globale dove i sussidi all’industria green sono strumento di politica industriale – come evidenziato dall’IRA statunitense e dai piani UE – la rinuncia di Nissan può influenzare le future strategie allocative del Giappone.

La scelta di ritirarsi da un progetto ad alto contenuto tecnologico in territorio nazionale potrebbe anche avere ripercussioni sull’autonomia strategica del Paese nell’ambito della catena del valore delle batterie, in un momento in cui la competizione con Cina, Corea del Sud e Stati Uniti è in pieno svolgimento.

Performance finanziaria sotto pressione

Nissan ha previsto una perdita netta record tra i 700 e i 750 miliardi di yen (4,8-5,1 miliardi di dollari) per l’anno fiscale conclusosi a marzo, principalmente a causa di svalutazioni legate a investimenti preesistenti. Questo pesante risultato ha accelerato il bisogno di riforme strutturali e un drastico ridimensionamento di progetti considerati non strategici o a basso rendimento nel medio periodo.

Il prossimo martedì l’azienda presenterà i risultati annuali e fornirà nuove indicazioni sul piano di rilancio, delineando un possibile aggiornamento sulla strategia nel segmento dei veicoli elettrici, un settore chiave per il posizionamento futuro del marchio.

Una transizione ancora incompiuta

La cancellazione della gigafactory rappresenta una battuta d’arresto significativa per l’espansione della capacità produttiva nazionale di Nissan nel settore delle batterie EV, ma al tempo stesso un segnale chiaro della volontà aziendale di evitare investimenti a rischio in un contesto industriale turbolento. La mossa evidenzia il difficile equilibrio tra innovazione, sostenibilità economica e adattamento regolatorio, elementi ormai centrali nel diritto dell’innovazione e nella geopolitica dell’industria automobilistica globale.

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