Scontro USA-Regno Unito sulla crittografia: il Congresso americano difende Apple contro l’ordine britannico di creare una backdoor

| 08/05/2025
Scontro USA-Regno Unito sulla crittografia: il Congresso americano difende Apple contro l’ordine britannico di creare una backdoor

Due presidenti di commissione della Camera USA mettono in guardia Londra sui rischi geopolitici, giuridici e di cybersicurezza legati alla richiesta di indebolire la crittografia end-to-end di Apple. Il caso solleva interrogativi globali sulla sovranità digitale e sul bilanciamento tra sicurezza e diritti.

Il confronto sulla crittografia tra Apple e il governo britannico ha assunto una nuova dimensione geopolitica dopo l’intervento ufficiale di due figure di primo piano del Congresso americano. Il presidente della Commissione Giustizia della Camera, Jim Jordan, e il presidente della Commissione Affari Esteri, Brian Mast, hanno inviato una lettera formale alla ministra dell’Interno britannica Yvette Cooper, criticando duramente l’ordine — noto come Technical Capability Notice (TCN) — che imporrebbe ad Apple di introdurre una backdoor nei propri sistemi crittografici.

Apple, che ha ritirato la funzionalità Advanced Data Protection per gli utenti britannici in seguito al provvedimento, ha dichiarato pubblicamente di non essere disposta a indebolire la sicurezza dei propri sistemi e ha contestato la decisione presso il UK Investigatory Powers Tribunal.

Il caso TCN: tra diritto alla privacy e potere statale

Il Technical Capability Notice è uno strumento previsto dalla normativa britannica che consente alle autorità di richiedere modifiche tecniche ai fornitori di servizi digitali per consentire l’accesso ai dati. Tuttavia, nel contesto della crittografia end-to-end, l’introduzione di una backdoor rappresenta una vulnerabilità sistemica: un’“apertura” accessibile non solo da forze dell’ordine autorizzate, ma anche — potenzialmente — da attori malevoli, cybercriminali o regimi autoritari.

Secondo Jordan e Mast, tali vulnerabilità non si limiterebbero agli utenti britannici ma, data la natura transnazionale dei servizi Apple, avrebbero implicazioni dirette anche per la sicurezza digitale dei cittadini americani e di milioni di utenti globali.

Il CLOUD Act e il paradosso della segretezza normativa

Un elemento centrale della disputa è rappresentato dal CLOUD Act, l’accordo bilaterale tra Stati Uniti e Regno Unito che stabilisce i limiti giuridici delle richieste transfrontaliere di accesso ai dati digitali. Secondo i due deputati, il TCN violerebbe i principi dello stesso accordo, che vieta alle autorità di imporre a una società l’obbligo di decifrare dati crittografati.

Paradossalmente, però, la legislazione britannica vieta alle aziende statunitensi di informare le proprie autorità nazionali dell’esistenza di simili ordini, generando un conflitto legale tra obblighi di riservatezza nel Regno Unito e doveri di trasparenza negli Stati Uniti.

Implicazioni giuridiche e industriali

Dal punto di vista giuridico, il caso solleva importanti interrogativi sull’autonomia normativa degli Stati sovrani nell’era delle piattaforme globali. Se ogni Stato dovesse imporre requisiti tecnici divergenti ai fornitori di servizi digitali, il rischio è una frammentazione regolatoria che indebolisce la sicurezza complessiva dell’infrastruttura digitale globale.

Sul piano industriale, l’eventuale obbligo di introdurre backdoor potrebbe minare la fiducia nei servizi cloud e mobile di aziende come Apple, impattando direttamente su modelli di business fondati sulla protezione dei dati e sulla conformità normativa internazionale (GDPR, HIPAA, ecc.).

Un caso simbolo della geopolitica della crittografia

La controversia rappresenta un caso emblematico di come la crittografia sia oggi al centro di una complessa negoziazione tra sicurezza nazionale, diritti civili e interessi economici. La difesa statunitense della crittografia come “bene strategico” contrasta con l’approccio britannico, più orientato alla disponibilità operativa per le forze dell’ordine.

Sul tavolo non c’è solo il destino di una funzionalità tecnica, ma la visione di fondo del ruolo della crittografia nella società digitale: strumento di protezione contro gli abusi o ostacolo all’ordine pubblico?

Il caso Apple-Regno Unito segna una nuova fase nel dibattito globale sulla crittografia, con implicazioni dirette per il diritto dell’innovazione, la politica industriale e le relazioni internazionali. Mentre le pressioni per l’accesso ai dati aumentano, cresce anche la consapevolezza che l’integrità dei sistemi crittografici non è solo una questione tecnica, ma un fondamento della fiducia digitale globale.

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