La Commissione Europea deferisce cinque Stati membri alla Corte di Giustizia UE per inadempienza sul Digital Services Act

RedazioneRedazione
| 07/05/2025
La Commissione Europea deferisce cinque Stati membri alla Corte di Giustizia UE per inadempienza sul Digital Services Act

Czechia, Spagna, Cipro, Polonia e Portogallo nel mirino di Bruxelles per il mancato recepimento del DSA: implicazioni legali, economiche e strategiche per l’ecosistema digitale europeo.

In un contesto normativo europeo in rapida evoluzione, la Commissione Europea ha annunciato il deferimento della Repubblica Ceca, della Spagna, di Cipro, della Polonia e del Portogallo alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per mancata attuazione del Digital Services Act (DSA), una delle normative più ambiziose mai varate in Europa per regolamentare l’economia digitale.

Secondo quanto riportato da una nota ufficiale, i cinque Stati membri non hanno designato o adeguatamente dotato un Digital Services Coordinator (DSC), l’autorità nazionale incaricata di vigilare sull’applicazione del DSA, né hanno stabilito le sanzioni per le violazioni della normativa. Questo ritardo rappresenta una chiara violazione degli obblighi derivanti dal diritto dell’Unione.

Il DSA: un cambio di paradigma nella governance digitale europea

Entrato in vigore il 16 novembre 2022 e divenuto pienamente applicabile dal 17 febbraio 2024, il Digital Services Act rappresenta un punto di svolta nella regolazione dei servizi digitali all’interno dell’UE. La normativa impone obblighi stringenti per le piattaforme online — in particolare i Very Large Online Platforms (VLOPs) — in materia di rimozione di contenuti illegali, trasparenza algoritmica, tutela dei consumatori e gestione del rischio sistemico.

Per l’industria digitale, il DSA introduce un framework normativo omogeneo che punta a rafforzare il Digital Single Market, ma impone al contempo nuovi costi di compliance, ridefinendo le relazioni tra piattaforme, autorità pubbliche e utenti.

Impatti legali ed economici del deferimento

Il rinvio alla Corte di Giustizia implica la possibilità di pesanti sanzioni finanziarie per gli Stati inadempienti, oltre a compromettere la coerenza applicativa della normativa tra i diversi Paesi membri. Dal punto di vista economico, l’assenza di un DSC funzionante può ritardare l’autorizzazione di nuovi operatori digitali e ostacolare investimenti nel settore tecnologico locale.

Inoltre, l’incertezza regolatoria può avere effetti destabilizzanti sulle valutazioni di rischio per le imprese digitali attive nei mercati coinvolti, alterando anche la competitività interna al blocco europeo. I ritardi nazionali nel recepimento del DSA possono creare un effetto domino sulla fiducia degli investitori internazionali, in particolare nei comparti adtech, e-commerce, cloud e AI governance.

Prospettive geopolitiche e di politica industriale

Dal punto di vista geopolitico, il DSA si inserisce in una più ampia strategia dell’UE per rafforzare la sovranità digitale e ridurre la dipendenza da attori extraeuropei, in particolare statunitensi e cinesi. Il mancato allineamento di alcuni Stati membri rischia di minare la credibilità dell’Unione come potenza normativa (normative power) e interlocutore globale nella regolazione del cyberspazio.

La disomogeneità nell’applicazione della normativa può inoltre rallentare l’integrazione dei mercati digitali nazionali all’interno della strategia europea per un’industria tecnologica competitiva, ostacolando anche iniziative chiave legate alla data economy, all’intelligenza artificiale e al cloud europeo (GAIA-X).

Credibilita’ ed efficacia

Il deferimento di cinque Paesi alla Corte di Giustizia dell’UE segna un momento critico per la credibilità e l’efficacia del Digital Services Act. Il caso solleva questioni strutturali sulla capacità degli Stati membri di implementare riforme complesse in tempi coerenti e sull’equilibrio tra sovranità nazionale e governance sovranazionale nell’era della trasformazione digitale.

L’industria, le autorità regolatorie e gli attori istituzionali dovranno ora confrontarsi con una nuova fase di consolidamento normativo, in cui il rispetto delle scadenze e la qualità delle implementazioni nazionali saranno determinanti per il futuro dell’economia digitale europea.

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