Volkswagen rivede al ribasso le stime 2025: margini operativi sotto pressione tra dazi USA, transizione elettrica e tagli ai costi

RedazioneRedazione
| 30/04/2025
Volkswagen rivede al ribasso le stime 2025: margini operativi sotto pressione tra dazi USA, transizione elettrica e tagli ai costi

Il gruppo tedesco prevede risultati a fondo forchetta della guidance a causa delle difficoltà di Porsche e dell’instabilità commerciale globale. Focus su elettrificazione, delocalizzazione industriale e riduzione dei costi.

Volkswagen AG ha aggiornato le proprie previsioni finanziarie per il 2025, indicando che l’utile operativo sarà con ogni probabilità collocato nella parte bassa del range previsto, tra il 5,5% e il 6,5%. A pesare sulla revisione sono da un lato l’avviso di profit warning emesso da Porsche AG, controllata al 75%, dall’altro l’elevata incertezza geopolitica e commerciale generata dalle nuove politiche tariffarie degli Stati Uniti.

Il Chief Financial Officer Arno Antlitz ha dichiarato che, nonostante le pressioni degli analisti, è prematuro quantificare gli impatti delle tariffe sull’intero esercizio. Tuttavia, il gruppo ha avviato un monitoraggio attivo e sta valutando soluzioni strategiche, tra cui un potenziale incremento della capacità produttiva negli Stati Uniti per mitigare l’esposizione ai dazi.

Scenario globale: tra elettrificazione, reshoring e instabilità normativa

Volkswagen non è sola. I principali produttori automobilistici internazionali – tra cui Mercedes-Benz, Stellantis, General Motors e Volvo Cars – hanno già sospeso o rivisto le loro guidance finanziarie a causa dell’elevata volatilità delle politiche commerciali USA. In particolare, Porsche ha riportato un impatto negativo stimato in oltre 100 milioni di euro solo nei mesi di aprile e maggio, non avendo attualmente impianti produttivi nel mercato statunitense.

Il gruppo VW si trova in una posizione simile, soprattutto con il brand premium Audi, anch’esso privo di produzione domestica negli USA. Tuttavia, è previsto entro l’anno l’annuncio della localizzazione di un nuovo impianto produttivo americano per modelli di punta, come risposta alla crescente pressione tariffaria.

Un’opzione sul tavolo è l’ampliamento della futura fabbrica del marchio Scout in South Carolina, che potrebbe assorbire la produzione di altri modelli strategici per il mercato nordamericano.

Pressione sui margini

Un altro fattore chiave nella riduzione del margine operativo è rappresentato dall’aumento delle vendite di veicoli elettrici (BEV) in Europa, più che raddoppiate nel primo trimestre, ma ancora caratterizzate da margini inferiori rispetto ai veicoli endotermici. Antlitz ha confermato che è necessario “un supporto continuo sul fronte dei prezzi”, pur segnalando che il modello compatto ID.2, in fase di produzione in Spagna con un prezzo target di 25.000 euro, potrebbe essere il primo BEV del gruppo a garantire margini simili alle controparti a combustione interna.

Politica industriale e relazioni sindacali: il piano di tagli continua

A fronte della contrazione della redditività, Volkswagen ha intensificato il programma di razionalizzazione dei costi siglato con i sindacati nel 2024. Secondo quanto dichiarato, la casa di Wolfsburg ha già ridotto l’organico di circa 7.000 unità e abbattuto sensibilmente i costi di fabbrica per il brand VW. “Stiamo implementando le misure concordate con la massima determinazione”, ha affermato Antlitz.

L’azienda ha registrato una flessione del 40% degli utili nel primo trimestre, e si attende ora un cash flow netto nella fascia bassa della propria guidance (2-5 miliardi di euro) e una liquidità netta stabile intorno ai 34 miliardi di euro.

Considerazioni strategiche: resilienza industriale in una nuova geografia produttiva

Il quadro delineato da Volkswagen riflette la necessità di rivedere in chiave strutturale il modello di internazionalizzazione dell’industria automobilistica europea. L’esposizione a dazi e barriere non tariffarie impone una nuova logica di localizzazione produttiva, più aderente ai confini geopolitici e normativi delle aree di mercato.

Questo scenario ha implicazioni di lungo periodo su:

  • politica industriale europea;
  • regolazione commerciale multilaterale;
  • sostenibilità dei business model basati su piattaforme globali.

Nel contesto attuale, caratterizzato da un ritorno del protezionismo, la strategia di delocalizzazione selettiva potrebbe rappresentare non solo una scelta tattica, ma un elemento centrale per garantire continuità industriale, flessibilità operativa e competitività globale.

Il ridimensionamento delle previsioni da parte di Volkswagen segna un ulteriore segnale di allarme per l’automotive europeo, chiamato a ristrutturare il proprio assetto produttivo, rafforzare la filiera elettrica e affrontare un contesto normativo in rapida evoluzione. La capacità di reagire in modo strategico a shock esterni, come l’instabilità tariffaria, diventerà sempre più una leva di leadership industriale e di attrattività finanziaria nel lungo termine.

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