Il colosso cinese dell’auto accelera la trasformazione del suo business in Europa dopo un debutto complesso. Focus su plug-in hybrid, managerialità locale e capillarità commerciale per affrontare la transizione verde e le sfide di mercato.
BYD, leader globale nella mobilità elettrica, sta radicalmente rivedendo la sua strategia di ingresso nei mercati europei, dopo una prima fase segnata da errori di valutazione, scarsa presenza di manager con competenze locali e un’offerta esclusivamente elettrica poco allineata alle preferenze dei consumatori del Vecchio Continente. La svolta, come confermato da sei manager attuali ed ex dipendenti della casa madre cinese, è già in corso e si muove su tre direttrici principali: ampliamento della rete distributiva, reclutamento di executive da costruttori europei e riposizionamento dell’offerta di prodotto verso l’ibrido plug-in.
Lezioni dal mercato: perché la strategia full-electric non basta
Il primo segnale di cambio di passo è arrivato a dicembre, quando BYD ha annunciato che i modelli plug-in hybrid sarebbero diventati centrali nella sua strategia europea. La decisione segue la nomina di Alfredo Altavilla (già executive di Fiat-Chrysler) a special adviser per l’Europa, con l’obiettivo di costruire una presenza più solida e credibile nel contesto comunitario.
“È necessario educare i clienti alla transizione verde, ma non si può forzare il mercato con un’offerta esclusivamente elettrica” ha dichiarato Altavilla, spiegando che ogni nuovo modello BYD destinato all’Europa avrà una versione sia elettrica sia ibrida. Questa strategia nasce anche dalla constatazione che il segmento dell’ibrido è ancora molto richiesto in Paesi con infrastrutture di ricarica non mature e una clientela sensibile alla flessibilità tecnologica.
Rinforzo manageriale e guerra dei talenti
Un altro pilastro della “nuova BYD europea” è il reclutamento mirato di manager locali con track record consolidato nell’automotive continentale. Altavilla ha avviato una campagna di assunzioni senza precedenti, attrarre figure chiave da Stellantis come Maria Grazia Davino (Germania e Centro Europa), Alessandro Grosso (Italia) e Alberto De Aza (Spagna). A queste risorse sono stati offerti salari superiori e reali opportunità di crescita manageriale, in un’operazione che lo stesso gruppo Stellantis definisce “dolorosa”.
Il rafforzamento delle competenze interne si accompagna all’espansione della rete di dealer in mercati strategici come Germania, Italia e Spagna, elemento fondamentale per conquistare la fiducia dei consumatori e garantire un supporto post-vendita all’altezza degli standard europei.
Implicazioni economiche, giuridiche e geopolitiche
La “correzione di rotta” di BYD è un segnale forte per tutto l’ecosistema automotive europeo, già impegnato nella transizione green, ma anche chiamato a difendere la propria sovranità industriale di fronte a competitor globali sempre più agguerriti e capaci di adattarsi rapidamente. La capacità di BYD di assorbire e valorizzare competenze locali, integrando talenti europei nei team direzionali, solleva nuove sfide anche sul piano della governance e delle relazioni sindacali.
A livello geopolitico, la mossa rafforza il dialogo tra Cina e UE su standard tecnologici, compliance normativa e interoperabilità dei prodotti, in un momento in cui la regolamentazione sulle emissioni e le politiche industriali sono al centro delle agende istituzionali.
Verso un nuovo equilibrio competitivo nell’auto europea
BYD sta dimostrando che la competitività nel settore automotive non dipende solo dalla tecnologia, ma anche dalla capacità di leggere le dinamiche locali, investire nei talenti giusti e adattare i modelli di business alle specificità dei mercati target. L’approccio multi-tecnologico (ibrido-elettrico) e la valorizzazione delle risorse umane sono la risposta concreta alle criticità iniziali e potrebbero determinare la differenza tra successo e marginalità per i nuovi player asiatici in Europa.
La sfida è appena iniziata: l’interazione tra innovazione industriale, mobilità sostenibile e leadership manageriale sarà la chiave per scrivere il futuro dell’automotive continentale nei prossimi anni.