Tesla ritarda la produzione della Model Y low-cost: strategia industriale, dazi e rischi competitivi al centro della nuova roadmap

RedazioneRedazione
| 19/04/2025
Tesla ritarda la produzione della Model Y low-cost: strategia industriale, dazi e rischi competitivi al centro della nuova roadmap

Il modello E41 slitta al 2026 negli USA. Meno costi, più accessibilità, ma il mercato aspetta chiarezza: il futuro di Tesla passa anche da geopolitica, dazi e politiche industriali.

Tesla ha posticipato il lancio produttivo della sua tanto attesa Model Y a basso costo, una versione semplificata del SUV elettrico più venduto dell’azienda. Internamente identificato con il nome in codice E41, il nuovo veicolo sarà prodotto inizialmente negli Stati Uniti, ma l’avvio della produzione slitterà con ogni probabilità al terzo trimestre del 2025 o addirittura all’inizio del 2026, secondo fonti vicine al dossier.

Il ritardo rispetto alla tabella di marcia annunciata pubblicamente è significativo: la casa automobilistica guidata da Elon Musk aveva promesso nuovi veicoli accessibili già nella prima metà del 2025, una mossa ritenuta cruciale per rilanciare vendite e quote di mercato in contrazione.

Il progetto E41: costi contenuti, obiettivi ambiziosi

Tesla punta a produrre fino a 250.000 unità all’anno del nuovo modello negli Stati Uniti nel 2026. Successivamente, lo stesso veicolo verrà assemblato anche in Cina e in Europa. In Cina, il lancio è già stato calendarizzato per il 2026, mentre per l’Europa manca ancora una data ufficiale.

Il nuovo SUV sarà più compatto e meno costoso del 20% rispetto al Model Y rinnovato, recentemente aggiornato nel design e negli interni. Attualmente, il Model Y Long Range AWD negli USA costa circa 49.000 dollari prima degli incentivi federali. La versione E41, in confronto, si collocherà su una fascia significativamente più bassa, ma ancora non confermata ufficialmente.

Tra strategia di prezzo e ritardi geopolitici

L’arrivo della Model Y “essenziale” è visto da analisti e investitori come uno dei pochi elementi in grado di contrastare il rallentamento nelle vendite globali e l’erosione della competitività di Tesla, in particolare in un contesto di crescente pressione competitiva dalla Cina e da nuovi player europei.

Tuttavia, le ambizioni sono frenate da diversi fattori strutturali:

  • Tariffe imposte dall’amministrazione Trump sulle importazioni di componenti auto (fino al 25%) che spingono Tesla a riorganizzare la supply chain e aumentare l’approvvigionamento nordamericano
  • Carenze normative e industriali negli stabilimenti esteri
  • Priorità strategiche mutate, con Elon Musk che ha deciso di dare precedenza allo sviluppo del Robotaxi rispetto alla piattaforma EV da 25.000 dollari inizialmente annunciata.

Tesla sotto pressione: branding, leadership e implicazioni finanziarie

L’azienda ha registrato nel 2024 la prima contrazione annuale nelle consegne globali e molti osservatori prevedono un ulteriore calo nel 2025. Oltre alle sfide industriali, Tesla è confrontata con danni reputazionali legati alla figura di Musk, sempre più politicamente esposta, nonché alla mancanza di nuovi modelli accessibili in listino.

Il lancio di una Model 3 “bare-bones” è previsto in parallelo, ma i dettagli sono ancora scarsi. In ogni caso, la mancanza di un’auto a prezzo contenuto rischia di indebolire ulteriormente la posizione di Tesla in un mercato EV sempre più frammentato e competitivo.

Una sfida che va oltre il prodotto

La transizione verso un’offerta più democratica e accessibile di mobilità elettrica resta centrale nella narrazione di Tesla. Tuttavia, i ritardi, le incertezze sulla roadmap e le tensioni geopolitiche impongono un cambio di passo in termini di esecuzione industriale, strategia commerciale e adattamento normativo.

L’E41 rappresenta un banco di prova non solo per l’ingegneria e il design Tesla, ma anche per le politiche industriali americane, il ruolo dei dazi, la strategia di localizzazione produttiva e la capacità di rimanere protagonisti in un mercato EV in rapida evoluzione.

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