Il Dipartimento degli Interni avvia il processo per un nuovo piano quinquennale di leasing petrolifero e del gas offshore. La mossa, voluta dalla Casa Bianca, rilancia l’esplorazione nell’Artico e in nuove aree della piattaforma continentale esterna.
L’amministrazione Trump ha ufficialmente avviato il processo per sviluppare un nuovo piano quinquennale per il leasing di petrolio e gas offshore, con l’obiettivo di estendere la produzione energetica statunitense in aree finora parzialmente o totalmente escluse, come l’Artico e le coste dell’Atlantico e del Pacifico.
La decisione arriva dopo l’abrogazione delle restrizioni volute da Joe Biden, che avevano bloccato nuove trivellazioni in vaste porzioni della piattaforma continentale, con l’obiettivo di limitare l’impatto climatico delle attività estrattive. Ora, con l’attuale presidenza, il Dipartimento degli Interni apre a una revisione complessiva della strategia offshore, enfatizzando la sicurezza energetica nazionale come leva di politica economica e geopolitica.
Un nuovo piano per un’era post-transizione?
Secondo il comunicato ufficiale firmato dal Segretario agli Interni Doug Burgum l’intento è “sbloccare tutto il potenziale delle risorse offshore per il beneficio delle future generazioni di americani”.
Verrà avviato un periodo di consultazione pubblica di 45 giorni, durante il quale stakeholder industriali, ambientalisti, autorità locali e comunità indigene potranno fornire osservazioni e proposte sulle nuove opportunità di leasing.
Il piano, attualmente senza specifiche su tempistiche o aree designate, suggerisce tuttavia l’ampliamento delle zone pianificabili, inclusa l’integrazione della High Arctic Planning Area, una nuova area posta sotto la giurisdizione della Bureau of Ocean Energy Management (BOEM). Ulteriori revisioni alle delimitazioni della piattaforma continentale esterna potrebbero portare a un’espansione delle superfici disponibili.
L’offshore americano: dati strategici e potenziale industriale
Le concessioni offshore rappresentano oggi circa il 14% della produzione petrolifera degli Stati Uniti, e sono considerate asset fondamentali per la resilienza delle forniture energetiche, specialmente in un contesto globale segnato da instabilità geopolitiche, guerre commerciali e transizioni energetiche complesse.
La volontà della Casa Bianca è chiara: trasformare le acque statunitensi in hub energetici avanzati, rilanciando l’industria upstream e rafforzando la competitività del settore oil & gas nazionale. Secondo fonti vicine al BOEM, l’obiettivo strategico sarebbe anche quello di contrastare l’influenza di attori globali nei mercati energetici artici, dalla Russia alla Cina.
Tra diplomazia del petrolio e diritto delle risorse: un cambio di rotta regolatorio
Questa iniziativa rappresenta anche un potenziale punto di svolta regolatorio. Se da un lato, infatti, il leasing offshore rientra nei poteri federali, dall’altro richiede un bilanciamento con la normativa ambientale, gli accordi internazionali (come la Convenzione di Londra) e la crescente sensibilità dell’opinione pubblica.
Nel medio termine, le implicazioni giuridiche si concentreranno su:
- Valutazione d’impatto ambientale (EIA) e richieste di compensazione per danni ecologici;
- Diritti delle comunità native e costiere, in particolare in Alaska e lungo la fascia del Golfo del Messico;
- Compatibilità con gli obiettivi climatici dichiarati, inclusi gli impegni assunti nell’ambito del G7 e del G20.
Energia, sicurezza e business globale
Il nuovo piano del Dipartimento degli Interni rappresenta un test di equilibrio tra produzione energetica, tutela ambientale e geopolitica industriale. In un’epoca in cui l’energia torna ad essere leva di influenza e stabilità globale, gli Stati Uniti rilanciano la propria strategia offshore, puntando sull’Artico e sull’innovazione infrastrutturale.
Con il mercato petrolifero globale sotto pressione e l’Intelligenza Artificiale sempre più asset dipendente da energia a basso costo, la nuova stagione di leasing potrebbe ridefinire il perimetro del potere energetico USA nel XXI secolo.