Abu Dhabi rafforza la propria posizione strategica nella corsa globale all’intelligenza artificiale con investimenti colossali negli USA. L’obiettivo è superare le restrizioni sull’export tecnologico e diventare un hub globale per il calcolo avanzato.
Gli Emirati Arabi Uniti stanno accelerando il loro percorso per diventare un attore centrale nell’economia dell’intelligenza artificiale. A confermarlo è Peng Xiao, CEO della società di AI G42 — punta di diamante tecnologica di Abu Dhabi — che ha parlato di “progressi tangibili” nelle trattative per ottenere accesso ai chip avanzati statunitensi attualmente soggetti a restrizioni di esportazione.
Il contesto è quello di un investimento da 1.400 miliardi di dollari in dieci anni, annunciato dalla Casa Bianca dopo l’incontro tra il presidente Donald Trump e lo sceicco Tahnoon bin Zayed Al Nahyan, consigliere per la sicurezza nazionale degli Emirati e supervisore del colosso da 1.500 miliardi di dollari che include proprio G42. L’accordo rappresenta una svolta nelle relazioni bilaterali, legando capitale sovrano emiratino e infrastruttura tecnologica americana.
Il nodo dell’export control e la “AI diffusion rule”
La AI diffusion rule emessa dal Dipartimento del Commercio statunitense classifica l’UAE nel secondo livello di restrizione, limitando l’accesso a processori all’avanguardia necessari per l’addestramento di modelli AI generativi. Per superare questa barriera, Abu Dhabi sta giocando la carta degli investimenti diretti in infrastrutture AI sul suolo americano, attraverso il fondo MGX che co-finanzia il piano AI da 100 miliardi di dollari lanciato da Trump a inizio mandato.
“Vogliamo un rapporto reciprocamente vantaggioso,” ha dichiarato Peng Xiao, sottolineando la volontà emiratina di radicarsi ancora più profondamente nell’ecosistema tecnologico USA, con G42 pronta a espandere le proprie operazioni in Stati Uniti, Europa, Africa e Golfo.
La svolta strategica: disimpegno dalla Cina e partnership con Microsoft
Nel 2023, G42 ha annunciato il proprio disimpegno dalla Cina e dall’uso di apparecchiature Huawei, un passaggio chiave per rafforzare l’allineamento strategico con gli Stati Uniti. La mossa ha preceduto la partnership con Microsoft, configurandosi come un atto di compliance geopolitica, essenziale per accedere alle tecnologie critiche statunitensi.
Questo tipo di “decoupling selettivo” si inserisce in un quadro più ampio in cui la geopolitica dell’innovazione impone scelte nette ai Paesi e alle aziende che vogliono restare nella filiera occidentale dell’AI avanzata.
AI, energia e semiconduttori: la convergenza strategica
L’approccio degli Emirati riflette una strategia multidimensionale: energia, chip, software e cloud vengono trattati come leve interdipendenti di potere e influenza. La convergenza tra capitale finanziario (MGX), infrastruttura (data center globali di G42) e diplomazia high-tech ha permesso al Paese di posizionarsi non più come semplice acquirente di tecnologia, ma come co-investitore preferenziale nei progetti di frontiera.
“Oggi l’UAE non è più percepito come un player qualsiasi,” ha dichiarato Omar Al Olama, ministro per l’intelligenza artificiale e l’economia digitale emiratina, evidenziando una crescente legittimità strategica nell’arena globale dell’innovazione.
Implicazioni industriali e normative: il test della simmetria tecnologica
L’accordo USA-UAE potrebbe diventare un precedente critico nella gestione multilaterale dell’export control, aprendo la strada a una “regolazione per alleanza”, dove i vincoli sulle tecnologie dual use si allentano solo in presenza di convergenza politica, sicurezza condivisa e interessi industriali comuni.
Per il diritto dell’innovazione, ciò impone nuove riflessioni su:
- Trasferimenti tecnologici condizionati da accordi geopolitici;
- Controllo sovrano sui data center e sulle architetture computazionali;
- Revisione degli accordi bilaterali USA-MENA in ambito tech.
Un nuovo paradigma per le relazioni tecnologiche globali
L’investimento record degli Emirati negli Stati Uniti non è solo una scommessa economica, ma una mossa geopolitica a pieno titolo, con l’obiettivo di ridefinire le gerarchie dell’intelligenza artificiale attraverso l’accesso ai semiconduttori avanzati. Se riusciranno a ottenere deroghe o flessibilità regolatorie grazie al modello di co-investimento, gli Emirati potrebbero diventare il primo Paese mediorientale con status preferenziale nell’ecosistema AI occidentale.