Google nel mirino dell’antitrust giapponese: abuso di posizione dominante e tensioni commerciali con gli Stati Uniti

RedazioneRedazione
| 15/04/2025
Google nel mirino dell’antitrust giapponese: abuso di posizione dominante e tensioni commerciali con gli Stati Uniti

Il Giappone ha ufficialmente imposto a Google un ordine di cessazione per presunto abuso di posizione dominante nel mercato delle app per smartphone, evidenziando le crescenti frizioni tra Tokyo e Washington sulle politiche digitali e commerciali.

La decisione della Fair Trade Commission (FTC) giapponese arriva in un momento strategicamente delicato, pochi giorni prima della visita del Ministro per la Rivitalizzazione Economica, Ryosei Akazawa, negli Stati Uniti, dove il Giappone cercherà un’esenzione dai dazi imposti dal presidente Donald Trump su alcuni prodotti giapponesi.

L’accusa: restrizioni imposte ai produttori locali di smartphone

Secondo la FTC giapponese, Alphabet Inc., società madre di Google, ha imposto condizioni restrittive ai produttori locali di smartphone Android. In particolare, avrebbe sfruttato il suo controllo sull’ecosistema Google Play — l’unico concorrente effettivo dell’App Store di Apple — per costringere i produttori giapponesi a preinstallare e dare priorità ai suoi servizi e applicazioni, come Google Search, YouTube e Google Maps. L’ente regolatore ha sottolineato come queste pratiche limitino la concorrenza e danneggino l’innovazione, violando le normative locali in materia di concorrenza leale.

L’ordine formale impone a Google di interrompere immediatamente tali pratiche, aprendo la strada a ulteriori indagini e potenziali sanzioni.

Il contesto geopolitico e commerciale

L’intervento dell’antitrust giapponese assume una valenza particolarmente rilevante nel contesto delle attuali tensioni tra Tokyo e Washington. L’Ufficio del Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti (USTR) ha recentemente criticato la Digital Platform Act del Giappone, sostenendo che questa legge, pensata per promuovere trasparenza e responsabilità tra i grandi fornitori di tecnologia, impone oneri sproporzionati alle aziende statunitensi e ne compromette la competitività.

La disputa si inserisce in un quadro più ampio di ribilanciamento commerciale tra Stati Uniti e Giappone. Sebbene gli Stati Uniti registrino un disavanzo commerciale per quanto riguarda i beni, vantano un surplus nei servizi — un settore che include i ricavi derivanti dalle licenze Android, dalla pubblicità online e dalle tecnologie digitali. Nel 2024, gli Stati Uniti hanno venduto oltre 45 miliardi di dollari in servizi al Giappone, evidenziando l’importanza strategica del settore digitale nella bilancia commerciale bilaterale.

Implicazioni per il mercato e per i rapporti USA-Giappone

La decisione della FTC potrebbe avere conseguenze significative per Google, che rischia un’erosione della propria influenza nel mercato giapponese, uno dei più maturi e tecnologicamente avanzati al mondo. Allo stesso tempo, questa mossa rischia di aggravare ulteriormente i rapporti con l’amministrazione Trump, che ha già dimostrato una postura aggressiva sul piano tariffario nei confronti dei partner asiatici.

In termini più ampi, il caso solleva interrogativi cruciali su come i Paesi debbano bilanciare la sovranità digitale e la protezione del mercato interno con la necessità di mantenere relazioni stabili con partner commerciali chiave. Il rafforzamento dei controlli antitrust su colossi come Google potrebbe essere letto sia come una misura di tutela dell’ecosistema tecnologico giapponese sia come un segnale politico volto a negoziare da una posizione di forza con gli Stati Uniti.

Prospettive future

L’esito della visita di Akazawa negli USA sarà determinante per comprendere se Tokyo riuscirà a ottenere concessioni sui dazi commerciali e, allo stesso tempo, mantenere il proprio orientamento normativo indipendente nel settore digitale. La vicenda Google-FTC è il sintomo di una frizione più ampia tra regolamentazione sovrana e le spinte globaliste delle big tech, e potrebbe diventare un precedente rilevante per altri mercati asiatici ed europei.

Con l’ordine di stop alla mano, il Giappone lancia un messaggio chiaro: la competizione leale e la sovranità digitale non sono sacrificabili, nemmeno di fronte agli equilibri economici con il più potente alleato occidentale.

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