L’esclusione temporanea di smartphone e computer dalle tariffe cinesi si trasforma in un preavviso: nuovi dazi su semiconduttori ed elettronica in arrivo entro due mesi.
La tregua commerciale annunciata dalla Casa Bianca venerdì scorso si è rivelata di breve durata. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha confermato in un post sui social che l’esclusione temporanea di smartphone, computer e altri dispositivi elettronici dalle nuove tariffe doganali verso la Cina è solo transitoria. La motivazione ufficiale: avviare una nuova indagine commerciale legata alla sicurezza nazionale sull’intera catena dell’elettronica e dei semiconduttori.
“Questi prodotti sono solo stati spostati in un altro ‘contenitore’ tariffario,” ha scritto Trump. “Stiamo esaminando i semiconduttori e l’intera catena di approvvigionamento elettronica.”
Tariffe settoriali al centro della nuova strategia industriale USA
Secondo il Segretario al Commercio Howard Lutnick, intervistato dalla ABC, l’amministrazione prevede di introdurre dazi specifici su semiconduttori, smartphone, computer e prodotti farmaceutici entro uno o due mesi, al di fuori del regime dei cosiddetti “dazi reciproci”, saliti al 125% la scorsa settimana per molti beni importati dalla Cina.
“Questi sono settori strategici, essenziali per la sicurezza nazionale. Devono essere prodotti negli Stati Uniti”, ha dichiarato Lutnick.
La nuova ondata di dazi viene così giustificata come strumento per rilocalizzare la produzione negli USA, alimentando una strategia di reshoring incentrata su tecnologie critiche.
Impatti immediati: Apple, Nvidia e l’incertezza regolatoria
Il mercato ha reagito con forti oscillazioni: la scorsa settimana, l’indice S&P 500 ha registrato i movimenti più marcati dal periodo pandemico del 2020, perdendo oltre il 10% da inizio mandato Trump. Aziende come Apple e Dell Technologies, inizialmente sollevate dall’esclusione dai dazi generali, potrebbero ora essere coinvolte in una guerra commerciale a fasi alterne.
L’incertezza normativa sta generando tensione tra le imprese tecnologiche e l’amministrazione, con critiche esplicite da parte di investitori istituzionali. Bill Ackman, finanziere vicino a Trump, ma contrario all’approccio tariffario, ha invitato la Casa Bianca a sospendere per 90 giorni i dazi reciproci verso la Cina e sostituirli con una tariffa temporanea al 10%, per incentivare il decoupling industriale senza danneggiare la stabilità economica.
La reazione di Pechino e il rischio di escalation
La Cina ha risposto immediatamente con una contro-tariffazione al 125% su prodotti americani e sta valutando l’impatto dell’esenzione di breve termine sugli articoli tecnologici, annunciata venerdì.
Il Ministero del Commercio cinese ha commentato in termini simbolici:
“La campana legata al collo della tigre può essere sciolta solo da chi l’ha legata.”
Un chiaro riferimento all’idea che solo Washington possa invertire la spirale protezionistica in corso.
Caos nella comunicazione: le imprese chiedono chiarezza
Mentre le dichiarazioni del presidente Trump e del segretario Lutnick si susseguono rapidamente e con apparente contraddizione, cresce il malcontento tra analisti e imprese. Sven Henrich, stratega di mercato, ha scritto: “Le aziende non possono pianificare né investire in un contesto dove il messaggio cambia ogni giorno.”
L’incertezza normativa e la volatilità della politica commerciale rischiano di paralizzare le decisioni industriali in settori chiave come i semiconduttori, l’elettronica di consumo e il cloud computing.
Geopolitica del chip e sovranità tecnologica: la posta in gioco
Le nuove mosse tariffarie confermano che la competizione tra Stati Uniti e Cina si è trasformata in una battaglia per la leadership nella tecnologia strategica. I semiconduttori – cuore di qualsiasi dispositivo elettronico – sono il vero terreno di scontro: dalla produzione di AI ai sistemi di difesa, dal 5G alla medicina digitale.
L’indagine per la sicurezza nazionale annunciata da Trump potrebbe portare a un nuovo regime di controlli, licenze e incentivi pubblici, trasformando l’elettronica in una infrastruttura di rilevanza geopolitica, paragonabile all’energia o alla difesa.
Tra nazionalismo industriale e mercati globali
La direzione dell’amministrazione Trump è chiara: rinegoziare le regole della globalizzazione industriale. Ma i mezzi scelti – dazi, esclusioni temporanee, comunicazioni contraddittorie – potrebbero indebolire la fiducia degli attori economici e mettere in crisi la stabilità delle catene di approvvigionamento.
L’industria elettronica globale si trova di fronte a una scelta: adeguarsi a una nuova logica di frammentazione geopolitica o cercare una governance condivisa della tecnologia. Il tempo per decidere è limitato.